Al Festival Venezia il film su Priscilla Presley vista da Sofia Coppola
Tra i titoli più attesi in Concorso, il biopic sulla moglie di Elvis è co-prodotto dall’italiana The Apartment di Lorenzo Mieli. Ancora un film dedicato all’emancipazione femminile in una Mostra all’insegna del woman empowerment
A giudicare dagli applausi con cui è stato accolto in sala, Priscilla non ha deluso le aspettative di pubblico e critica. Sofia Coppola mancava dal Concorso della Mostra del Cinema di Venezia dal 2010 – anno in cui si è aggiudicata il Leone d’Oro con Somewhere – e ritorna al Lido in grande stile con un film che raccorda le impronte peculiari del suo immaginario. Priscilla è infatti una summa di temi e stilemi cari alla regista: l’adolescenza, l’uso di una fotografia morbida e soffusa, i toni pastello con la predilezione del rosa, le leziosità che per decenni hanno definito il perimetro del femminile e – prima di tutto – una donna al centro della storia. Si tratta di Priscilla Presley nata Beaulieu – interpretata da una convincente Cailee Spaeny – la prima e unica moglie di Elvis.
Priscilla Presley al centro del nuovo film di Sofia Coppola
I due si conobbero nel 1959 in circostanze curiose, il cantante, già celebre, prestava servizio militare presso la base di Wiesbaden, città tedesca dove il patrigno di Priscilla era ufficiale dell’aviazione statunitense. Al tempo la ragazza aveva appena quattordici anni, Elvis dieci in più. Tanto che Priscilla – sino al raggiungimento della maggiore età – fu affidata a un tutore legale per trasferirsi a convivere con Elvis, nella fastosa dimora di Graceland, a Memphis, città in cui la ragazzina completò il liceo. Contro ogni previsione i due convolarono a nozze nel 1967 per accogliere, nove mesi dopo, l’arrivo della primogenita Lisa Mary Presley. Priscilla ed Elvis divorzieranno pochi anni dopo, nel 1973.
Scrittura e regia di Sofia Coppola per ‘Priscilla’
Il lavoro di Sofia Coppola, che è sempre autrice delle sue sceneggiature, è stato in prima istanza di scrittura. Elvis and me, l’autobiografia di Priscilla Presley, ha rappresentato la principale fonte da cui attingere informazioni su una vicenda che la regista ha talmente concentrato sulla protagonista da scolorire persino il mito di Elvis, ritratto come uomo e non come leggenda. La stessa colonna sonora, volutamente, non abusa della discografia di Presley.
Priscilla, poco più di una bambina, minuta e insicura, venne scelta da Elvis per riempire il vuoto lasciato dalla madre, morta un anno prima. Dolore che lo porterà a costruirsi una rete di protezione, un cerchio magico di fedelissimi, in cui Priscilla è la sola donna, l’angelo del focolare. Questa parola, focolare, Elvis la pronuncerà più volte nel corso del film, ed è la chiave del suo piano, costruire sulla base dei suoi desiderata una donna che potesse capirlo e accoglierlo in modo incondizionato. Come, appunto, una madre. Graceland è la location di buona parte del film. Qui Priscilla vive come reclusa, e da sposa bambina viene plasmata, giorno dopo giorno, da un marito che sceglie per lei colore dei capelli, acconciatura, trucco, abiti, stile di vita. In fondo, con Priscilla, Sofia Coppola rimette in scena una nuova coppia reale, così come fatto in Marie Antoniette. Elvis è the King e lei, Priscilla, la sua pura e giovanissima ragazza, che – in accordo con una morale millenaria – arriva vergine al matrimonio. Le scene si svolgono essenzialmente in due ambienti, un soggiorno luminoso e ampio in cui Elvis trascorre buona parte del tempo con gli amici; e la camera da letto, tappezzata di velluto scuro, luogo di segreti, amore e fragilità. Il racconto che emerge da questa rappresentazione simbolica dello spazio è una vita quasi miserabile, alle dipendenze del mercato, dei fan, delle major, delle case discografiche, e infine delle droghe. Che sempre di più si accumulano sul comodino, togliendo di fatto ad Elvis il controllo su se stesso e sulla moglie. In questa breccia di dolore Priscilla riesce a trovare un varco per emanciparsi, lasciando alle sue spalle il matrimonio e l’ingenuità di adolescente. A varcare il cancello di Graceland, a forma di spartito musicale, kitsch come solo i regni infelici delle popstar sanno essere, è adesso una donna. In conferenza stampa, nel rispondere ad una giornalista, Sofia Coppola ha affermato che il film è prima di tutto una storia vera, ma può anche essere letto come un manifesto di indipendenza femminile. Pochi passi più in là, una commossa Priscilla Presley seduta in prima fila a guardare – fuor di metafora- la sua vita scorrere sullo schermo della première veneziana, ha precisato che l’amore tra lei ed Elvis non si è mai spento. Era solo giunto il momento di andare avanti.
Mariagrazia Pontorno
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