Squid Game diventa un reality show
Dopo l’enorme successo di “Squid Game”, Netflix ci riprova e trasforma l’iconica serie sudcoreana in un reality show vero e proprio. In attesa del suo debutto, previsto per il 22 novembre, vi mostriamo il trailer di “Squid Game: The challenge"
In un’epoca come quella attuale, dove realtà e finzione si confondono sempre più (basti pensare agli ultimi avanzamenti tecnologici nel campo delle Intelligenze Artificiali) non mancano gli spunti per la stesura di sceneggiature e progetti a dir poco destabilizzanti. Di questo ne sa qualcosa il colosso dello streaming e della TV on demand Netflix che ha da poco annunciato la messa in onda di un reality show abbastanza particolare. Di cosa stiamo parlando? Di Squid Game: The Challenge.
Il reality show di Squid Game
Dopo essersi guadagnato il primo posto delle serie più seguite su Netflix, l’ormai emblematico Squid Game torna alla ribalta con un “sequel” fuori dalle righe. Ebbene sì: a sfidarsi questa volta per raggiungere un ghiotto bottino non saranno degli attori, ma delle persone comuni in carne e ossa. Concepito come un reality a tutti gli effetti, Squid Game: The challenge rispetterà personaggi, ambientazioni e simbologie della serie originale sudcoreana per innescare un cortocircuito atto a interrogarci ancora una volta sui confini tra fiction e verità. Girato in Gran Bretagna dopo una selezione cominciata nel 2022, il “gioco televisivo” mette in palio il montepremi più grande della storia dei reality show, ovvero 4,56 milioni di dollari che verranno contesi fra 456 partecipanti provenienti da tutto il mondo. Anticipato da un trailer particolarmente inquietante – nel quale si intravedono anche riferimenti alla massoneria e all’esoterismo ebraico –, il nuovo show verrà trasmesso dal 22 novembre e conterà ben dieci episodi.
Le polemiche su Squid Game: The Challenge
Nonostante la pena di morte non sia una conseguenza contemplata dal regolamento del gioco a premi (e ci mancherebbe altro), il nuovo programma ha comunque destato diverse polemiche dopo alcune affermazioni pubblicate sul magazine Variety. A quanto pare risulta infatti che siano stati numerosi i concorrenti ad aver necessitato di apposite cure mediche in seguito a collassi avvenuti durante la produzione e causati sia della stanchezza sia dalle condizioni climatiche avverse. In ogni caso non è la prima volta che dall’Oriente giungano programmi televisivi dove l’incolumità fisica viene messa a dura prova (si pensi agli storici Takeshi’s Castle e The Gaman, riprese poi in Italia dalla Gialappa’s Band con lo show Mai dire Banzai), ma sicuramente trovate simili possono fungere da indicatori originali per comprendere quanto siano disposte a spingersi oltre, non solo l’industria dell’intrattenimento, ma addirittura la stessa società contemporanea.
Valerio Veneruso
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati