Picasso al cinema: il film per i 50 anni dalla morte dell’artista
"Picasso. Un ribelle a Parigi" sarà al cinema solo il 27, 28 e 29 novembre per celebrare il grande artista spagnolo che trascorse la maggior parte della sua vita nella capitale francese. Il trailer
Scomparso nel 1973, ormai 50 anni fa, Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) continua a macinare record: l’ultimo è quello relativo alla vendita della sua Donna con l’Orologio, battuta lo scorso 9 novembre da Sotheby’s per ben 139,3 milioni di dollari.
Dell’artista, ma anche dell’uomo, molto si è detto, sia prima che dopo la sua scomparsa, contribuendo ad accrescere l’aura di mito indiscusso dell’arte del Novecento. Ora un documentario tenta di condensare tutte le informazioni sul suo conto in un ritratto intimo, che lo lega inevitabilmente alla città di Parigi.
Picasso e Parigi
Si intitola “Picasso. Un ribelle a Parigi. Storia di una vita e di un museo” il documentario prodotto da 3D Produzioni e da Nexo Digital col sostegno del Musée National Picasso di Parigi, che arriverà al cinema solo il 27, 28 e 29 novembre.
Nel film, si indaga la vita di Pablo Picasso dal suo arrivo, nel 1901, a Parigi, sino alla sua parabola artistica e di vita di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario. Come recita la sinossi ufficiale del lungometraggio: “Il suo futuro inizia proprio quel giorno, in quella città. Nato in Spagna il 25 ottobre del 1881, Picasso trascorrerà quasi tutta la sua vita a Parigi eppure, nella capitale francese, si sentirà spesso uno straniero, un esule, un ‘vigilato speciale’ della polizia”.
Il documentario dedicato a Picasso
Diretto da Simona Risi, su soggetto di Didi Gnocchi e Sabina Fedeli, che firmano anche la sceneggiatura con Arianna Marelli, il documentario delinea, di fatto, il percorso di un giovane emigrato, povero ma destinato a diventare un’icona dello scorso secolo. Picasso. Un ribelle a Parigi si dipana tra i quartieri della Ville Lumière che l’artista ha frequentato, dagli atelier alle abitazioni lussuose, ma al centro non può che esserci il Museo Picasso, con i suoi 6.000 capolavori e 200.000 pezzi di materiali d’archivio.
Come Picasso, che durante il franchismo non ha potuto né voluto rientrare in Spagna, anche Mina Kavani, attrice iraniana protagonista di No Bears di Jafar Panahi, è giunta a Parigi per recitare senza le censure imposte dal regime degli ayatollah. Nel film a lei è affidato il compito di guidare gli spettatori in questo viaggio attraverso le opere e le vicende personali di Picasso.
Il duplice animo di Picasso
Un viaggio che non omette certo i lati oscuri dell’artista: la notorietà di Picasso e gli studi relativi al suo conto hanno fatto emergere un duplice temperamento del cubista. Generoso e dispotico, amorevole e misogino, molte sono le ombre emerse riguardo l’uomo. E come lui, anche la città che lo ha ospitato ha dimostrato liberalità e accoglienza verso l’immigrato, come diffidenza e xenofobia.
Ad assolvere questo gravoso compito di definire l’indole dell’immenso Picasso intervengono nel film la Presidente del Musée national Picasso Paris Cécile Debray, la storica e autrice del volume “Picasso. Una Vita da Straniero” Annie Cohen-Solal, gli storici dell’arte Marie-Laure Bernadac e Eugenio Carmona Mato, lo stilista e designer Paul Smith, la Responsabile Centro Studi Picasso Cécile Godefroy, lo storico francese François Hartog, gli artisti Obiageli Okigbo e Guillermo Kuitca. Tutti loro si sono prestati a ritrarre l’animo di un personaggio che ci ha lasciato un testamento artistico unico, protagonista insieme a lui di un film imperdibile.
Roberta Pisa
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