Best of del cinema italiano nel 2023: i migliori film usciti nelle sale

Dalla consacrazione come regista di Paola Cortellesi al ritorno di Nanni Moretti e Marco Bellocchio, alla poesia di Alice Rohrwacher. Per il nostro cinema è stato un anno di grandi soddisfazioni e di propositi mantenuti. Le nostre scelte

Per il cinema italiano è stato un anno davvero interessante. Positivo per alcuni versi, soprattutto per i molti esordi alla regia, spesso ascrivibili a donne, ma anche negativo, per tutti quei titoli che con poco budget o non valorizzati a sufficienza sono arrivati in sala silenziosamente, senza che nessuno avesse modo o possibilità di accorgersi della loro presenza, finendo con l’essere un’occasione mancata.
Il 2023 del cinema italiano è iniziato in modo fortunato con l’uscita de Le otto montagne (era il 22 dicembre 2022) tratto dall’omonimo successo letterario di Paolo Cognetti, con Alessandro Borghi e Luca Marinelli e con la regia internazionale di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. L’anno è poi proseguito con L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano, presentato in anteprima alla Berlinale e vero successo di pubblico e critica; e poi a valanga sono arrivati ottimi lavori come Mixed by Erry di Sydney Sibilia, Grazie ragazzi di Riccardo Milani, Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores, Rapito di Marco Bellocchio, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti e molto altro ancora.
Tra i tantissimi esordi si è verificato un ‘buffo’ caso: la maggior parte delle opere prime hanno riguardato attori o attrici passati dietro la macchina da presa. Per fare alcuni esempi: Romantiche di Pilar Fogliati, Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello, Felicità di Micaela Ramazzotti, C’è ancora domani di Paola Cortellesi, Volare di Margherita Buy (in uscita nel 2024) e Palazzina Laf di Michele Riondino. Ma quali sono stati i migliori film italiani dell’anno? Qui le nostre idee.

1 / 10

La chimera

2 / 10

C’è ancora domani

3 / 10

Felicità

4 / 10

Io capitano

5 / 10

Rapito

6 / 10

Misericordia

7 / 10

Mi fanno male i capelli

8 / 10

Il sol dell’avvenire

9 / 10

L’ultima notte di Amore

10 / 10

El paraiso

Un film poetico, magico, magnetico. Il film più maturo di Alice Rohrwacher, che da un lato racconta un viaggio interiore su più livelli, dall’altro denuncia la noncuranza che troppo spesso abbiamo verso il passato e le nostre origini. La chimera nasce da più di una suggestione. C’è la storia dei tombaroli alla ricerca di tesori da vendere clandestinamente calpestando la memoria di altri; c’è una chiara eco dell’Orfeo di Monteverdi; c’è la necessità di ritrovare il bello, di tornare alla ricerca della purezza e della nostalgia. E come avveniva anche nel precedente lavoro della regista, Lazzaro Felice, a una prima parte bucolica ne segue una seconda più industrializzata. La chimera avrebbe meritato di rappresentare l’Italia verso la corsa ai prossimi Premi Oscar, senza se e senza ma!

La chimera
La chimera

Oltre 30 milioni di incasso per il film più visto in Italia nel 2023 (ha sorpassato persino Barbie)! Paola Cortellesi alla sua opera prima da regista è riuscita in qualcosa di meraviglioso, non solo per il successo al box office ma anche per aver riportato in sala persone che non mettevano piede in un cinema da lustri. Il suo C’è ancora domani – scritto con Giulia Calenda e Furio Andreotti – ha tutte le carte in regola per essere visto come un vero atto di coraggio: è ambientato nel dopoguerra, è in bianco e nero, mette al centro i diritti delle donne. Ebbene, osare può voler dire anche vincere, e non solo il film è autentico, genuino e per tutti, ma ha anche trovato il consenso degli spettatori e dell’intera industria cinematografica (nel momento in cui scriviamo il film è stato acquistato all’estero in ben 18 Paesi!). C’è ancora domani è anche un racconto arrivato al momento giusto. È un film che mette al centro la necessità, l’esigenza e il diritto di tutti (e non solo delle donne) di avere il rispetto dell’altro e di vedere la violenza punita e bandita. C’è ancora domani è ormai un motto e come film ha già segnato la storia del nostro cinema!

C'è ancora domani. Photo Claudio Iannone
C’è ancora domani. Photo Claudio Iannone

Uno di quei film che ti lascia senza fiato. Uno di quei film che ti fanno tornare a casa con l’amaro in bocca e che a distanza di giorni ti accompagnano nelle giornate pensando e ripensando: non abbiamo forse tutti il sacrosanto diritto di essere felici? Felicità è l’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti. L’attrice fa questo passaggio dietro la macchina da presa con piena coscienza di ciò che vuole raccontare e si circonda di talenti – dalla fotografia di Luca Bigazzi al montaggio di Jacopo Quadri – che aderiscono al suo progetto con convinzione. Desirè, la protagonista, fa l’aiuto parrucchiera su set cinematografici, tutti si sentono in dovere di sfruttarla, inclusi i membri della famiglia. Nella storia trovano spazio temi come il fallimento, l’umiliazione, la malattia mentale. E con la storia di un personaggio e della sua famiglia viene fuori il racconto di un’Italia che troppo spesso non accetta la realtà e si volta dall’altra parte: un Paese che priva della libertà chi non ha troppa forza per urlare. Una prima volta eccellente!

Felicità
Felicità

Io capitano, diretto da Matteo Garrone, è la storia di un viaggio avventuroso che l’Italia sta spingendo verso i Premi Oscar (già conquistato l’accesso alla shortlist di 15 titoli stranieri). Era in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, edizione 80, dove ha ricevuto il Leone d’Argento. “Io Capitano nasce dall’idea di raccontare il viaggio epico di due giovani migranti senegalesi che attraversano l’Africa, con tutti i suoi pericoli, per inseguire un sogno chiamato Europa. Per realizzare il film siamo partiti dalle testimonianze vere di chi ha vissuto questo inferno e abbiamo deciso di mettere la macchina da presa dalla loro angolazione per raccontare questa odissea contemporanea dal loro punto di vista, in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere dalla nostra angolazione occidentale, nel tentativo di dar voce, finalmente, a chi di solito non ce l’ha”, spiega il regista. Il film in sala ha ottenuto oltre 4 milioni di incasso: per la tipologia di film, distribuito in lingua originale e con sottotitoli, è stata una vera soddisfazione!

Io capitano
Io capitano

Marco Bellocchio riesce da sempre a mandare all’aria ogni convenzione precostituita. Ed è quanto avviene anche con il suo Rapito. La storia è ispirata alla vicenda vera di Edgardo Mortara, strappato nel 1858 alla religione ebraica e alla famiglia, all’età di sei anni, convertito d’ufficio al cattolicesimo dalla Chiesa di Pio IX, a cui rimarrà fedele anche dopo la caduta del potere temporale del papa. Ovviamente solenne, Rapito è un film potete in cui l’intenzione del regista è quella di trasmettere al pubblico non solo l’atto violento nel gesto della Chiesa, ma anche di evidenziare lo smarrimento di cui è vittima il bambino, allontanato dalla sua famiglia prima, e succube del secondo padre, il Papa, dopo. Marco Bellocchio negli ultimi anni non ha mai sbagliato un colpo. Sempre centrato, pungente e reale. Così giovane di idee da fare invidia.

Rapito
Rapito

Misericordia è un film che, lontano da ogni logica di algoritmo, è stato pochissimo al cinema e in pochissime sale. E questo è un vero peccato! Certo, non è un film perfetto ma è un racconto – tratto dall’omonimo testo teatrale – persuasivo e vulnerabile, duro e sincero, bisognoso di affetto. “È un film anomalo, cattivo, non conforme, imperfetto, divisivo, ma pieno zeppo d’amore, un film che non fa il botto al botteghino, che certamente non mette d’accordo tutti e tutte, ma un film per me necessario”, scrive sui social la regista Emma Dante, da sempre autrice di sperimentazione e di veri sentimenti. E aggiunge: “Alla fine l’unica cosa che conta veramente è prendersi cura degli altri senza risparmiarsi, questo racconta Misericordia e questo spero di trasmettere sempre nei miei film, spettacoli e opere belle o brutte, sconclusionate o imperfette. La cura è l’unica salvezza!”.

Misericordia
Misericordia

Mi fanno male i capelli è un altro bellissimo film ma trattato veramente male dal processo distributivo. È un film sulla memoria, sull’identità, sulla fantasia e sulla realtà. Alla regia c’è Roberta Torre. Delicata e sensibile, qui sceglie di parlare con i fantasmi e di interrogarli. “Questo film racconta la vita di Monica, che ha cominciato a dimenticare e cerca disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi quando sente di perdere parti dei suoi ricordi. Lo trova nei personaggi dei film di Monica Vitti, la donna che ha potuto essere tutte le donne possibili raccontandole con le loro debolezze e fragilità, nella loro parte comica e in quella tragica. L’attrice che unisce il riso al pianto e permette di mostrare la donna in tutto il suo modo di essere, senza stereotipi, con umanità”, racconta la regista. “Il tema di questo film è anche la perdita della memoria emotiva, storica. La memoria e l’identità sono legate profondamente, cancellando il passato l’identità scompare. Prendere in prestito una memoria è possibile per ritrovare sé stessi?  Questa domanda mi ha guidato nel racconto del film. E ancora: dimenticare è necessario? Svuotare la cache, fare spazio, ripulire”.

Mi fanno male i capelli
Mi fanno male i capelli

Nanni Moretti ne Il sol dell’avvenire – presentato in Selezione Ufficiale al Festival di Cannes – è un cineasta prolifico sull’orlo del burnout. Nel film ci sono due film, quello che vede Giovanni protagonista e quello che lui stesso sta girando; quest’ultimo è ambientato nel 1956 al tempo dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Già dal titolo del film è chiaro il messaggio, un inno alla Resistenza, un racconto sulla voglia di andare avanti, anche se e quando i venti sono contrari. Il sol dell’avvenire è un film riuscitissimo. Divertente, intrigante, intelligente. Ed è anche un modo per riflettere sul cinema attraverso il cinema. Un gioco di specchi che invita a non omologarsi. Moretti mette in scena qui tutto sé stesso e la sua filmografia non sottraendosi a grandi omaggi, tra tutti Federico Fellini – e forse anche per questo è tornato a girare a Cinecittà! “È un film che raccoglie un po’ tutti i temi, le suggestioni e i personaggi che ho affrontato nella mia carriera, ma è anche un film in cui ho deciso di sperimentare un po’ con la regia, la recitazione degli attori, la scrittura di alcune scene. Ho utilizzato un approccio diverso nella scrittura sia rispetto a Tre piani che rispetto a Mia madre, perché né Il sol dell’avvenire ho provato a raccontare un film nel film che, a differenza di Mia madre, avesse già le scene ben impresse nella mia mente”.

Il sol dell'avvenire
Il sol dell’avvenire

Presentato alla Berlinale 2023, L’ultima notte di Amore è stata una delle prime sorprese italiane dell’anno, in senso cronologico. Si tratta di un film di genere. Di un thriller geometrico e pieno di suspense che gioca con le regole canoniche mescolando le carte, ovvero il fatalismo del classico film noir con le accese emozioni del melodramma. Alla regia Andrea Di Stefano e come protagonista Pierfrancesco Favino, L’ultima notte di Amore ha nel cast anche Linda Caridi e Francesco Di Leva. Due attori eccezionali in ruoli che gli rendono giustizia, in particolare per la Caridi, così sensibile e preziosa. “Il film inizia quando l’uomo è portato a fare una scelta, un compromesso morale che metterà in crisi la sua esistenza”, sottolinea Andrea Di Stefano. “Ritenevo fondamentale raccontare un uomo con l’ambizione di essere onesto, qualcosa che è differente dall’esserlo, il quale era partito all’inizio della sua carriera con un’idea precisa di cosa dovesse significare l’idea di essere agente, un servitore dello Stato, ma che poi la vita ha portato in una direzione diversa”.

L'ultima notte di Amore. Photo Loris T. Zambelli
L’ultima notte di Amore. Photo Loris T. Zambelli

E infine, tra i migliori film italiani dell’anno è impossibile non citare El paraiso di Enrico Maria Artale, presentato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia e non ancora arrivato nei cinema. Il film, nato da un’idea di Edoardo Pesce, “è una storia d’amore tra una madre e un figlio, una tragedia colorata che affonda i propri eroi nelle sfumature cangianti dei loro umori più intimi, nella delicatezza e nella violenza”, commenta il regista. “il racconto quasi mitologico di un legame basato sul sangue che ho tentato di sottrarre al giudizio, senza voler stabilire se ciò che unisce profondamente i due protagonisti sia un atto di amore, più forte delle convenzioni sociali, o un atto psichico disfunzionale che dimostra l’impossibilità di accettare una naturale separazione. Possiamo davvero tracciare una linea che distingua amore e follia, la forza irriducibile del sentimento della paura profonda di restare soli per sempre?”. El paraiso è destinato a conquistare chiunque lo guardi, e no, non è un film romantico in senso classico!

El paraiso
El paraiso
1 / 10

La chimera

2 / 10

C’è ancora domani

3 / 10

Felicità

4 / 10

Io capitano

5 / 10

Rapito

6 / 10

Misericordia

7 / 10

Mi fanno male i capelli

8 / 10

Il sol dell’avvenire

9 / 10

L’ultima notte di Amore

10 / 10

El paraiso

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più