Mimmo Jodice: ritratto di un maestro della fotografia nel nuovo film di Mario Martone
Un film ricco di testimonianze che racconta l’afflato culturale in cui si è sviluppata la poetica del grande fotografo. Gli amici, i colleghi, le gallerie, la città
Mario Martone racconta Mimmo Jodice nel suo nuovo documentario presentato fuori concorso al Torino Film Festival, che sarà trasmesso su Rai3 il 22 dicembre 2023, in seconda serata. Il ritratto del grande fotografo napoletano, oggi quasi novantenne, è un ulteriore omaggio del regista a personaggi del mondo del teatro, del cinema, della fotografia legati alla sua città. Per ricordare soltanto gli ultimi titoli, si possono citare Qui rido io (2021) protagonista Toni Servillo dedicato a Eduardo Scarpetta e Laggiù qualcuno mi ama (2023), commosso tributo a Massimo Troisi. “Amo l’arte in tutte le sue forme, mi piace raccontarla e quando c’è stata la possibilità di filmare Jodice, grazie al supporto fondamentale della moglie Angela, sua compagna di vita e di avventura professionale, non ho perso l’occasione” racconta Mario Martone.
L’omaggio a Mimmo Jodice di Martone
Un ritratto in movimento – Omaggio a Mimmo Jodice è declinato su tre piani che si sovrappongono e si intrecciano nei 50′ del film. Il primo è quello delle testimonianze di persone di varie generazioni che sono state e sono vicine al fotografo, da Stefano Boeri a Lia Rumma, dalle galleriste Lucia e Laura Trisorio all’antropologo Marino Niola e ancora Francesco Vezzoli e Antonio Biasiucci; poi ci sono gli interventi diretti di Mimmo Jodice con le preziose riprese nell’archivio e il racconto di come nascono in camera oscura le sue foto, i trucchi, le sperimentazioni. Una vera e propria lezione di fotografia. Un terzo livello è dato dalla valorizzazione, su grande schermo, dello stesso materiale fotografico. “Ho fatto un film”, spiega Martone, “in cui protagoniste sono le fotografie, è un viaggio all’interno delle sue opere, non ho voluto inserire materiale documentario sulla Napoli degli anni ’60 e ’70 ma ho preferito lasciar parlare le sue immagini”.
A raccontare il clima culturale di quell’epoca sono le testimonianze di Angela e Mimmo Jodice. Si scopre la genesi di una nuova vocazione – lui arrivava dalla pittura e dalla scultura – in una città che vive un momento di intenso fermento artistico. Le gallerie di Pasquale Trisorio, Lia Rumma, Lucio Amelio, fra le altre, fanno conoscere Joseph Kosuth, Joseph Beuys, Mario Merz, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Vito Acconci. “Quelli passati a contatto con gli artisti più importanti degli anni ’60 sono stati i momenti più belli per la mia formazione” ricorda Jodice che accanto alla fotografia di impegno sociale negli ospedali psichiatrici, nelle fabbriche, nelle carceri, fra i vicoli della città partenopea sviluppa tecniche di rottura rispetto alle pratiche tradizionali della fotografia: gli strappi, i collage. “Quante foto ho strappato che forse non valeva la pena di manomettere, di bruciare, di brutalizzare” ironizza il fotografo ricordando quel periodo di contestazioni artistiche e politiche.
Mario Martone e la fotografia
Presentando il film nella sede di Gallerie d’Italia di piazza San Carlo dove è in corso la mostra Mimmo Jodice Senza tempo (a cura di Roberto Koch, aperta fino al 7 gennaio), Mario Martone ha voluto sottolineare il suo interesse per la fotografia. “Mio padre di professione era pellicciaio, ma come molti coltivava, da dilettante, la passione per le immagini e a casa si era ritagliato uno spazio per la camera oscura; a 17 anni ho cominciato a saccheggiare la sua attrezzatura, l’ingranditore, il proiettore, il Super8 e da allora la fotografia fa parte della mia vita. Quando progetto un nuovo film non realizzo degli storyboard, ma vado sui luoghi dove dovrò girare e li fotografo. Una fotografia di carattere funzionale, per me estremamente importante“.
Martone ha anche raccontato la devozione e l’entusiasmo con cui tutta la troupe si è accostata a un grande maestro, dalla fedele compagna di sceneggiature, Ippolita Di Majo al direttore della fotografia, Elio Di Pace. “Nel film ho desiderato inquadrate le sue mani, i suoi occhi che sono quelli di un veggente, perché un fotografo sta al regista come il poeta, capace di cristallizzare attimi, sta a un romanziere“.
Il tema della napoletanità è tornato spesso nel lavoro dei critici che hanno affrontato l’opera di Jodice, ma Martone ha voluto sintetizzare così il suo punto di vista: “certo, Mimmo è nato e cresciuto al Rione Sanità, ha lavorato a lungo su Napoli e le sue problematiche, là sono le sue radici, ma l’albero è cresciuto e ha ora un valore universale. Mi viene in mente un accostamento con Yasujirō Ozu: non esisterebbero i suoi film senza i quartieri di Tokyo che però la sua arte riesce ad astrarre verso una dimensione metastorica“.
Il finale del mediometraggio lascia spazio alle parole e ai gesti lenti di Jodice tra le sue opere. “La camera oscura mi permette di ampliare la visione: scopro, aggiungo, modifico, intervengo con la mano seguendo la musica. Le più belle serate della mia vita le ho passate lavorando in camera oscura accompagnato dalla musica, che mi esalta. Ho cercato di portare la fotografia verso l’arte contemporanea… vorrei ricominciare da capo”.
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UN RITRATTO IN MOVIMENTO. OMAGGIO A MIMMO JODICE, regia di Mario Martone, è una produzione MAD ENTERTAINMENT in collaborazione con RAI DOCUMENTARI con il sostegno di Caronte, prodotta da Maria Carolina Terzi, Lorenza, Luciano, Carlo Stella e Gianluca Casagrande, e andrà in onda venerdì 22 dicembre su RAI 3 alle ore 23,15.
Dario Bragaglia
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