Chi segna vince. Il nuovo film di Taika Waititi è vero ma sembra falso
Il regista di “Jojo Rabit” torna al cinema con una pellicola che parla di una storia vera con al centro il gioco del calcio. Talmente surreale da sembrare finta
Un film sul qui ed ora. Sull’essere se stessi, sul riconoscersi, e non solo nei momenti di gloria ma anche e soprattutto in quelli di sventura (o disavventura). In sala con Searchlight Pictures c’è Chi segna vince, nuovo piccolo, genuino e divertente lavoro di Taika Waititi (lo stesso di Jojo Rabit). Questo film è tratto da una storia vera. Una storia talmente sfortunata da non essere né triste né imbarazzante. Una storia che fa esclamare: “non ci posso credere!”.
“Chi segna vince” di Taika Waititi. Nella finzione come nella realtà
Tutto ha inizio l’11 aprile 2001 all’International Sports Stadium di Coffs Harbour, dove l’Australia stabilisce il record mondiale per la vittoria di una partita di calcio vincendo 31 a 0. La squadra sconfitta è quella delle Samoa Americane che diventa a tutti gli effetti lo zimbello del mondo dello sport. Una disastrosa sconfitta a cui si aggiunge un’immensa umiliazione. Fino al novembre 2011, la squadra delle Samoa Americane si trova al gradino più basso della classifica mondiale FIFA, ma qualcosa cambia. Con impegno, dedizione e anche un po’ di sfrontatezza la squadra ottiene la prima vittoria internazionale in assoluto: 2 a 1 contro il Tonga durante la Coppa del mondo dell’Oceania Football Confederation (OFC). Ed è qui che, come direbbe qualcuno, “il sogno realtà diverrà”.
“Chi segna vince” di Taika Waititi. Un piccolo grande progetto familiare
“Abbiamo affrontato il film come una sorta di progetto familiare. Conosco tante persone nelle Samoa Americane e ho lavorato con molti di questi membri della troupe per anni”, racconta il regista e attore Waititi. “Stando vicino alla mia gente e alla cultura polinesiana, c’era una certa facilità. ‘Chi segna vince’ sembra più naturale di qualsiasi altro film che ho fatto”. Questo racconto cinematografico e la sua storia sono per lo spettatore una perla preziosa. Si tratta di un film che mette in campo valori fondamentali per i samoani come l’altruismo, la famiglia, l’accettazione dell’altro. E prima di tutto, accende i riflettori sulla sconfitta. E lo fa anche insieme al contraltare di questa storia – e della squadra delle Samoa Americane -, l’allenatore Thomas Rongen, un tipo burbero e pieno di rabbia che solo quando si lascia andare allo stile di vita samoano riesce a riconciliarsi con la magia della vita.
“Chi segna vince” di Taika Waititi. Il ruolo dell’attore Michael Fassbender
A interpretare il coach Rongen è un insolito Michael Fassbender. L’attore veste i panni di colui che un tempo è stato un calciatore e che, dopo aver giocato, passa ad allenare numerose squadre di calcio (di serie A e nazionali negli Stati Uniti). Lo stesso che nel 2011, dopo un periodo di crisi personale e professionale, riceve come offerta l’opportunità di allenare “la peggiore squadra del mondo”. E come successo nella realtà, anche nel film accetta la sfida, pensando che con questo incarico avrebbe avuto la possibilità di rientrare nelle grazie dei grandi capi del calcio. Thomas Rongen parte quindi per le Samoa Americane con l’obiettivo di salvare la propria carriera, senza immaginare l’impatto che questa piccola isola e la sua gente avrebbero potuto avere su di lui. Dice di questo personaggio Waititi: “è un vecchio bellicoso e scontroso che non riesce a tenersi un lavoro perché è appassionato del gioco del calcio, e lo prende troppo sul serio. Si dimentica che è un gioco”.
“Chi segna vince” di Taika Waititi. Un film autentico a tutti gli effetti
Chi segna vince è un film strampalato ma sincero. Un racconto autentico. Lo stesso Waititi afferma: “molti dei membri del cast che interpretano i giocatori della squadra sono miei amici, che arrivano dalla Nuova Zelanda e dalle Samoa. Avere loro per mantenere la specificità culturale è stato importantissimo. Sapevo di poter sempre contare su di loro per capire se qualcosa non fosse del tutto corretto o autentico”.
Margherita Bordino
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