“Uomini e dei”, il film sul Museo Egizio di Torino con Jeremy Irons
Il documentario sul Museo Egizio, presentato in anteprima al Torino Film Festival, sarà nelle sale a gennaio 2024, per aprire i festeggiamenti che celebrano i duecento anni dell’istituzione torinese. Con una voce narrante d’eccezione
È il Premio Oscar Jeremy Irons a fare da voce e presenza narrante per “Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio”, il film nelle sale il 12 e 13 marzo 2024, che aprirà al cinema le celebrazioni per il bicentenario dell’istituzione torinese fondata nel 1824. Quest’anno – è un dato annunciato dal direttore Christian Greco – il museo supererà il milione di visitatori (898.500 nel 2022), confermandosi ai primissimi posti in Italia.
La storia del Museo Egizio di Torino
Nel corso del film, presentato in anteprima al Torino Film Festival, l’attore inglese guida dalla Galleria dei Re gli spettatori attraverso la storia del più antico museo del mondo dedicato alla civiltà degli antichi Egizi, aperto – prima ancora del museo del Cairo – su iniziativa di Carlo Felice di Savoia. Il sovrano voleva in questo modo dare lustro alla capitale del Regno, cavalcando una moda, quell’egittomania che stava contagiando tutte le corti d’Europa, da Parigi a Londra, fino a Berlino. “I manuali di storia ricordano Carlo Felice non certo come un sovrano illuminato, ma in questo caso ci vide giusto acquistando per 400.000 lire piemontesi, cifra esorbitante per l’epoca, i reperti offerti da Bernardino Drovetti” ha ricordato Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio, in occasione della presentazione del docufilm. La ricchissima raccolta messa insieme dal diplomatico piemontese di stanza in Egitto, prima al servizio di Napoleone poi del restaurato Regno di Francia, è all’origine della fondazione del Museo che da due secoli ha sede nello stesso edificio nel cuore di Torino, il Collegio dei Nobili costruito nel 1679 su progetto di Michelangelo Garove.
Il film sul Museo Egizio con Jeremy Irons
Parallelamente alla storia del museo, il regista Michele Mally e lo sceneggiatore Matteo Moneta hanno scelto altri filoni narrativi, tanto da trasformare Jeremy Irons in un cantastorie della cosmogonia e della mitologia egizia, una civiltà strettamente legata – come suggerisce il titolo – ai temi del mistero della vita oltre la morte. Il film non vuole comunque avere una funzione strettamente didascalica e, per ampliare gli orizzonti oltre il museo torinese, registra numerosi contributi di direttori o responsabili delle collezioni egizie di alcune delle principali istituzioni culturali europee che delineano tasselli di storia dell’egittologia. Fra questi, Friederike Seyfried, dell’Agyptisches und Papyrussammlung di Berlino che guida la sezione del Neues Museum fin dalla sua riapertura nel 2009, e Daniel Antoine, capo del Dipartimento Egitto e Sudan del British Museum, esperto di bioarcheologia. Quest’ultimo ha concentrato i suoi studi nell’indagare la biologia umana del passato, utilizzando i tessuti dentali e scheletrici delle mummie per conoscere età, malattie, crescita e sviluppo dei resti umani. O ancora, Vincent Rondot, direttore del Dipartimento egizio del Museo del Louvre di cui è stato responsabile della riorganizzazione (1993 al 1997), esperto dell’impatto dell’Ellenismo in Sudan e in Egitto. C’è anche il contributo di Sabah Abdel Razik Saddik, dal 2016 direttrice generale del Museo Egizio del Cairo.
Christian Greco al Museo Egizio di Torino
A fare da guida fra i tesori del museo torinese è il direttore Christian Greco, da poco nominato Torinese dell’Anno. Sotto la sua direzione, avviata nel 2014, il museo è passato da 13 a 75 dipendenti, con una proposta da parte del Cda di arrivare presto a 85. Greco racconta altri momenti fondamentali della storia bicentenaria, come la scoperta all’inizio del ‘900 della tomba intatta e non profanata di Deir-el-Medina, oggi uno dei principali tesori torinesi. Vanto e merito di un altro grande direttore del museo, Ernesto Schiaparelli.
Nel film si indugia fra scene di interni, con riprese molto vive anche di particolari e piccoli oggetti, e riprese in esterno fatte in Egitto, nel villaggio scoperto da Schiaparelli, a Luxor, Giza, Karnak. Il documentario di Michele Mally si segnala per la coralità, con interventi di oltre una decina fra curatori del Museo Egizio e restauratrici del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” a cui è affidata la conservazione di alcuni preziosi reperti fra gli oltre 36mila posseduti (di cui soltanto 4mila esposti nel percorso principale). Sono le esperte di tessuti antichi e di dipinti su materiale organico che raccontano come ci si accosta con rispetto e devozione ai corpi di persone vissute migliaia di anni fa e che, attraverso i moderni metodi di indagine, hanno ancora molto da svelare ai ricercatori.
A margine della presentazione del film prodotto da 3D, in collaborazione con Nexo Digital e Sky, Evelina Christillin ha confermato che “i cantieri iniziati il 18 ottobre stanno proseguendo per dare esecuzione a un progetto strutturale per oltre 20 milioni di euro di spesa che prevede l’allestimento di un giardino, di una sala immersiva e di una piazza con il Tempio di Ellesija a disposizione del percorso gratuito che il museo offrirà alla cittadinanza e ai visitatori“.
Dario Bragaglia
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati