The Dreamers di Bernardo Bertolucci compie 20 anni e torna al cinema
Tre ragazzi a Parigi nel '68 scoprono la vita tra sogni e desideri: sono i protagonisti di The Dreamers, pellicola cult di Bernardo Bertolucci che dopo venti anni torna in sala in versione 4k
Sullo sfondo una Parigi sessantottina e in primo piano tre ventenni (Louis Garrel, Eva Green e Michael Pitt) pervasi da un desiderio smisurato di vita: sono loro i protagonisti di The dreamers, film meraviglioso di Bernardo Bertolucci.
La pellicola è tornata a brillare sul grande schermo delle sale cinematografiche italiane in 4K grazie al restauro eseguito dalla Cineteca di Bologna, in collaborazione con Recorded Picture Company, sotto l’egida della Fondazione Bernardo Bertolucci.
The dreamers (2003), tratto dal romanzo The Holy Innocents (1988) dello scrittore scozzese Gilbert Adair, è espressione di grande cinema. Di cinema che omaggia la sua stessa arte. Di arte che diventa atto di amore e di educazione sentimentale.
Un film nel film
“Ho letto ne Les Cahiers du Cinéma che un regista è come, come un guardone, un voyeur. È come se la macchina da presa fosse… il buco della serratura della porta dei tuoi genitori. E tu li spii, e sei disgustato… e ti senti in colpa… ma non puoi fare a meno di guardare. Fare i film è come un reato. Un regista è come un criminale. Dovrebbe essere illegale”, dice uno dei tre protagonisti.
Bernardo Bertolucci quando gira The dreamers è al suo penultimo film dopo successi internazionali come L’ultimo imperatore, Il tè nel deserto e Piccolo Buddha. Sceglie di dedicarsi ad un racconto vitale e vivace, di confezionare un film nel film e di farlo attraverso un grande, grandissimo citazionismo.
Gli omaggi cinematografici sono infatti tantissimi e sono più o meno esplicitati. Alcuni passano attraverso i dialoghi tra i personaggi e altri attraverso la semplice riproposizione di alcune scene famose.
Tra i titoli più riconoscibili ci sono: Fino all’ultimo respiro e Bande à part di Jean-Luc Godard, Gioventù bruciata di Nicholas Ray, Luci della città di Charles Chaplin, Scarface – Lo sfregiato di Howard Hawks, Persona di Ingmar Bergman, Mouchette di Robert Bresson e I 400 colpi di François Truffaut.
The Dreamers, un film che omaggia la vita e il cinema
The dreamers è un film che parla dei giovani di ogni tempo. Usa la rivoluzione del ‘68 per mettere in scena un cambiamento e un movimento, ma non è in alcun modo un film su 68’.
Gérard Lefort, giornalista e critico cinematografico francese, su Libération del 9 dicembre 2003 scrive: “Senza nostalgia né infatuazione, un uomo – Bertolucci – esamina il proprio passato, ma non ci affonda dentro per lealtà verso una versione giovanile di se stesso. Edith Piaf conclude la storia cantando Je ne regrette rien, ma si potrebbe altrettanto canticchiare un’aria di Trenet: “Fidèle, fidèle, je suis resté fidèle…”.
Sul metro di questa perennità, è significativo che due dei tre eccellenti interpreti siano Louis Garrel, figlio del regista Philippe e nipote dell’attore Maurice, ed Eva Green, figlia di Marlène Jobert e di William Green, che recitò in Au hasard, Balthazar per Bresson. Quanto a Michael Pitt, è tutta la dinastia dei grandi americani che ribolle in lui, per primo Brando”.
E continua: “Quando si ama la vita non si va al cinema, sembra dire il film. Ma per fortuna è molto meglio di questo: vivere la propria vita significa, per dirla con Cartesio, dubitarne, poiché non ci sono indizi concludenti dai quali è possibile distinguere nettamente la veglia dal sonno. The Dreamers, manuale di vita non meno che sogno da svegli, pensa a noi. Il suo soggettivo mese di maggio è la nostra primavera prediletta”.
Una colonna sonora da collezione
Ad arricchire il già prezioso film, c’è una colonna sonora di tutto rispetto. Si compone di brani di grandi artisti francesi e internazionali, come la già citata Edith Piaf con la sua indimenticabile Non, je ne regrette rien o Charles Trenet con La Mer, ma anche di canzoni che hanno accompagnato i movimenti del ’68 e interpretate da colossi come Janis Joplin, Bob Dylan, The Doors, Jimi Hendrix.
Unico brano composto appositamente per il film è una cover di Hey Joe, cantata dallo stesso attore Michael Pitt – che ha anche una carriera da musicista – insieme ai Twins of Evil.
Bernardo Bertolucci sul suo film
Il regista Bernardo Bertolucci ha puntualizzato sul film: “Il film è diretto più ai giovani, che allora non c’erano. Vorrei avere una macchina del tempo per poterli condurre in quell’epoca. Io non sono interessato ai film prettamente storici, non avevo intenzione
di fare un docudrama: volevo, piuttosto, dare vita a un contagio e dire ai ragazzi di oggi che, se era giusto ribellarsi allora, lo è anche adesso.
Nel film, la politica viene dopo la libertà e il sesso perché il ’68 non era solo politica. […] Prima di tutto, nel ’68
c’erano tante emozioni: un mix di cinema, sesso, rock’n’roll, le prime canne e poi, ovviamente, la politica”. Bernardo Bertolucci è uno di quegli autori che oggi manca molto al cinema, e non solo a quello del nostro Paese.
Margherita Bordino
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