La fotografia di Gabriele Basilico raccontata in un film documentario
Si intitola "Basilico. L'infinito è là in fondo" il documentario di Stefano Santamato che ripercorre la carriera di uno dei maestri italiani della fotografia. Il video
Edifici, spazi urbani e persino fabbriche devono molto all’obiettivo di Gabriele Basilico (Milano, 1944 – 2013), fotografo milanese di fama mondiale che ha saputo immortalare architetture di ogni tipo e in ogni dove. Scomparso da ormai undici anni, il suo ricordo è ancora vivo grazie ai suoi preziosi scatti, che continuano ad affascinare il pubblico più variegato.
A raccontarne la carriera, la vita e l’animo sensibile è ora un film documentario dal titolo “Basilico. L’infinito è là in fondo”, in prima visione su Sky Arte martedì 13 febbraio alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand.
Gabriele Basilico e la fotografia
Non è semplice riassumere il percorso professionale e artistico di Gabriele Basilico. Laureatosi in Architettura al Politecnico di Milano, preferì ritrarre gli edifici invece che progettarli.
Sin da giovanissimo impugna infatti la macchina fotografica e con il suo sguardo attento comincia a scattare foto di industrie nella sua città: quelle fotografie andranno a comporre la serie Milano. Ritratti di fabbriche presentata nel 1983 al PAC.
Da allora Basilico non smetterà più di ritrarre edifici, dettagli architettonici, panorami urbani, senza trascurare il realismo dei luoghi, realizzando ritratti onesti e sinceri: “La città vera, la città che mi interessa, contiene questa mescolanza tra eccellenza e mediocrità centro e periferia”.
Nella sua trentennale carriera ha collezionato collaborazioni importanti, come quelle con il concittadino Stefano Boeri o l’architetto di fama internazionale Alvaro Siza, allestito mostre in numerosi e autorevoli spazi internazionali come la Biennale di Venezia o lo SFMoma di San Francisco.
Nel suo saggio Architetture, Città, Visioni: Riflessioni Sulla Fotografia del 2007, in controtendenza alla bulimia di immagini che interessa la società odierna, ha ammesso: “Ho scoperto “la lentezza dello sguardo”. Uno sguardo lento, come era stato per Eugène Atget e Walker Evans, uno sguardo che mette a fuoco ogni cosa, che porta a cogliere tutti i particolari, a leggere la realtà in un modo assolutamente diretto”.
Il documentario Basilico. L’infinito è là in fondo
A tentare di contenere in un film la storia di questo maestro della fotografia italiana è ora il regista Stefano Santamato, che ha realizzato il documentario Basilico. L’infinito è là in fondo in occasione della mostra a lui dedicata a Palazzo Reale e alla Triennale di Milano per il decennale della scomparsa.
A raccontare la sua figura sono voci composite come il già citato Stefano Boeri, G.B. Gardin, Oliviero Toscani e Toni Thorimbert, la storica della fotografia Roberta Valtorta, il regista Amos Gitai, mentre la photo editor e compagna di vita di Basilico Giovanna Calvenzi si presta come voce narrante.
Il titolo del film è tratto dalla frase scritta dallo stesso Basilico con un pennarello rosso sulla fotografia Merlimont Plage, 1985 scattata durante la Mission Photographique de la D.A.T.A.R., che riassume l’approccio del fotografo al mondo esterno.
“Saper “vedere” l’architettura” – afferma il regista – “non è un compito banale; perché per farlo non è solo necessario fare una buona inquadratura, ma c’è di mezzo qualcosa di molto più complesso. Perché fotografare davvero la città vuol dire fotografare la condizione umana”.
Roberta Pisa
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