Sei nell’anima: il film su Gianna Nannini è universale
Dal 2 maggio arriva su Netflix il film che racconta la storia dei primi 30 anni di carriera della rocker italiana. Il trailer
Crisi, riscatto, seconde occasioni, realizzazione dei propri sogni. Sei nell’anima è un film che permette a chiunque di riconoscersi e rispecchiarsi, ma al tempo stesso è la storia dei primi 30 anni di Gianna Nannini, icona assoluta del rock italiano.
Il film, dal 2 maggio su Netflix, è diretto da Cinzia TH Torrini. La regista e la Nannini si conoscono da sempre e quando la prima ha proposto l’idea alla seconda non c’è stata alcuna esitazione. Certo, la sfida maggiore era trovare un’attrice in grado di vestire i panni della Gianna ragazza e di interpretarla non solo nei modi, ma anche nella voce, senza essere una macchietta e senza cadere nel grottesco.
Ebbene, se questo film ha visto la luce è proprio perché l’attrice giusta è stata trovata: il suo nome è Letizia Toni ed anche lei è toscana, un vero talento espressivo, vocale e sì, d’anima.
Sei nell’anima: un film che parla a tutti
Calarsi nei panni di Gianna Nannini ha significato non solo indossare una maschera, ma comprendere per bene e fino in fondo la sua storia, la sua formazione, la sua appartenenza e anche i suoi dolori e momenti di sconfitta (ad iniziare dalla maestra che da bambina la mandò via dal coro perché incapace di seguire il ritmo!).
Il risultato è un film universale. Che parla a tutti. Un film che riguarda la vita di provincia, le incomprensioni con i genitori, il mancato consenso paterno, il bisogno e il desiderio di cercare la propria strada, di realizzarsi ed essere libera. Un percorso che – non bisogna negarlo – il più delle volte può rivelarsi doloroso.
La più grande paura di Gianna Nannini? La pazzia
Sei nell’anima prende spunto dal libro Cazzi miei (2016) a firma della stessa Gianna Nannini, e la sua sceneggiatura – scritta insieme a Donatella Diamanti e Cosimo Calamini – è frutto di diverse conversazioni fatte a distanza, durante il periodo del lockdown, servite a sciogliere la matassa dei ricordi e a rimettere insieme i pezzi.
La Gianna del film dice – come si può vedere già dal trailer – che la sua maggior paura riguarda la pazzia. “Una delle mie prime canzoni si intitola Maria Paola, scritta quando andavo all’università, prima di trasferirmi a Milano”, racconta la Nannini reale. “A quel tempo seguivo un corso di psichiatria e a lezione venne una donna che davanti a tutti spiegò quello che sentiva e il professore fece la sua diagnosi classificandola come un’isterica. E noi tutti lì a prendere appunti su questa donna esclusa dalla società che prima di andare via ci disse ‘mica scriverete che sono pazza!’.
Dopo, interessata a questa materia sono stata a Modena dove ho seguito alcuni corsi in cui in gruppo si aiutavano persone con problemi simili. Si dialogava insieme e si cercava una soluzione. Era il tempo della scia della legge Basaglia, dell’antipsichiatria, e la pazzia sì, mi preoccupava molto”.
La morte e la rinascita di Gianna Nannini
Le canzoni di Gianna Nannini altro non sono che vicende vissute da molto vicino e messe in musica. E proprio per questo motivo il film Sei nell’anima è stato costruito tra melodie e immagini, in cui l’una rimanda all’altra e viceversa.
Centrale è il momento in cui Gianna è morta, per poi rinascere (si, proprio così!). Esiste anche una data: il 1983. È più o meno il periodo seguente al successo del brano America in cui le chiedevano in modo asfissiante una nuova hit. Lo stress era alle stelle e Gianna ha perso la via, si è smarrita. Era lontana da casa, in Germania, dove lavorava ad un nuovo album e lì ha vissuto un vero e proprio black out (momento che corrisponde con Fotoromanza) che pian piano è riuscita a spazzare via e che l’ha riportata alla luce e, quasi inconsapevolmente, a realizzare poi una hit dietro l’altra.
“Ero andata a vedere Pina Bausch il giorno prima di avere un grande attacco d’asma e da lì non mi ricordo nulla”, ha commentato a riguardo la Nannini. “Io avevo delle informazioni sulle quali potevo lavorare, da parte di Cinzia e di Gianna, ma ho cercato di capire le motivazioni, di farmi un’idea”, ha aggiunto Letizia Toni.
“Perché sì Gianna impazzisce, ma in che senso? Qui non si tratta di patologia. Quella che ha vissuto lei è stata una crisi psicologica dovuta a una frattura interiore. Quando dal music business le arriva più di un’imposizione – fare una hit, essere pop, vestirsi in un certo modo – lei vive una frattura di personalità e di identità. E questo, in particolare, fa sì che la storia di Gianna sia anche la storia di tantissimi altri giovani costretti a passare attraverso tunnel in cui spesso restano incastrati”.
Margherita Bordino
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