A Cannes 2024 “Limonov”. La ballata di Carrère e di Serebrennikov
Dal noto libro di Emmanuel Carrère un film dinamico, un collage su un personaggio controverso del nostro tempo. Dietro la macchina da presa il regista russo Kirill Serebrennikov e tra gli sceneggiatori il grande Pawel Pawlikowski
Tra gli autori e i libri più entusiasmanti del nostro tempo ci sono, senza alcun dubbio, Emmanuel Carrère e l’adattamento per il grande schermo del suo Limonov, una vera gioia cinematografica. Il film, in concorso alla 77esima edizione del Festival di Cannes, è diretto da Kirill Serebrennikov che, dopo La moglie di Čajkovskij, accompagna sulla Croisette il suo quarto film in competizione. Limonov, coproduzione con l’Italia e distribuito da noi da Vision Distribution, non è in alcun modo un biopic. Lo stesso regista ha ammesso di aver seguito “i pensieri e le intonazioni di Emmanuel, il suo approccio, il suo tentativo di dipanare il mistero che ammanta Eddie, o Edditchka, l’eroe lirico creato dal romanziere. Emmanuel Carrère e io ne abbiamo parlato a lungo e sono felice di essere riuscito a convincerlo a venire sul set perché volevo a tutti i costi che fosse nel film… È arrivato il 25 febbraio 2022, quando tutti stavano lasciando la Russia perché era iniziata l’invasione dell’Ucraina”.
“Limonov” di Kirill Serebrennikov. Ritratto di personaggio senza giudizio
Eroe o carogna? Ėduard Veniaminovič Savenko, questo il suo nome di battesimo, scomparso nel 2020, è stato tante cose e definirlo in un unico modo è quasi impossibile. Lo si può conoscere per i suoi scritti, per la cronaca che lo ha coinvolto, attraverso il romanzo di Carrère e ora con il film di Serebrennikov. Limonov, così il libro così il film, è un viaggio attraverso la Russia, l’America e l’Europa della seconda metà del XX secolo. “Limonov – interpretato da Ben Whishaw -, anche al di fuori del contesto della Russia, è un personaggio piuttosto affascinante. È un avventuriero, un uomo contraddittorio che si considera un eroe, se osservi la sua vita e ascolti la sua storia. Nei primi anni non si interessa di politica”, ha commentato Emmanuel Carrère. “È un po’ come Henry Miller a Parigi, lotta per sopravvivere e se la spassa, felice di essersi lasciato alle spalle la tetra Unione Sovietica e di condurre un’esistenza rock all’estero. Ma quando l’URSS crolla, non sopporta che la gente la critichi. E dal momento in cui fonda il suo partito, che è già una milizia di skinhead, diventa un fascista russo. A seguito dell’invasione della Crimea, le posizioni di Limonov e del suo gruppo sono chiare: sono dei nazionalisti russi arrabbiati. La sua parabola ci dice qualcosa del caos di quell’epoca ed è questa la storia che anche Serebrennikov ha voluto raccontare”.
“Limonov” di Kirill Serebrennikov. Estetica e ritmo del film
Una carta vincente del film riguarda la sua estetica assai autentica che spazia tra gli anni ’60 e ’90. “Abbiamo usato immagini dell’epoca per ricreare una New York estremamente sporca, piena di ratti e di rifiuti abbandonati, l’inferno sulla terra. Sono molto curioso di sentire l’opinione degli spettatori americani a proposito di quelle scene. Abbiamo anche cercato figuranti i cui volti assomigliassero a quelli della gente di quegli anni. Abbiamo lavorato sui costumi e sull’atmosfera generale. È stato esaltante”, ha dichiarato Kirill Serebrennikov. “Sul piano stilistico il film è simile a un album di fumetti o a un collage. Volevo usare tutti i formati: quadrato con immagini in bianco e nero per l’Unione Sovietica, poi un formato largo e colorato per gli Stati Uniti”. Da qui il motivo del sottotitolo scelto per il film, La ballata: immagini, colori, toni, formati tutto serve in Limonov a dare ritmo, un andamento aiutato dalla colonna sonora che propone brani di Tom Waits, Lou Reed e dei Velvet Underground reinterpretati dal gruppo russo Shortparis.
Margherita Bordino
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