La “Furiosa” Anya Taylor-Joy non regge il confronto con Charlize Theron

Dal 23 maggio sarà nei cinema italiani il film "Furiosa: A Mad Max Saga", prequel di "Mad Max: Fury Road" risalente al 2015. Nonostante l'accoglienza entusiasta di pubblico e critica, a noi non convince

Ci si domanda se ci sia ancora bisogno delle origin story. Considerato l’entusiasmo con cui a Cannes è stato accolto Furiosa: A Mad Max Saga di George Miller, la risposta parrebbe di sì.

Furiosa: un prequel di scarsa originalità

Noi invece siamo convinti del contrario. Ovvero che si tratti semplicemente della difficoltà intrinseca all’essere umano (e soprattutto al mercato) di abbandonare gli ormeggi del già conosciuto. Perché lo diciamo?

Prima di tutto perché il rigido schematismo delle sceneggiature americane prevede che alla base di una origin ci sia una trauma, che motiva lo sviluppo della personalità del o della protagonista, e il suo arco di trasformazione. Secondo, che questo trauma coinvolga le persone più vicine, i legami più stretti, quindi i genitori.

Il punto è che se la formula viene replicata costantemente, la origin diventa decisamente poco originale.

C’è davvero bisogno di epica femminile?

Così è esattamente Furiosa, un film che viene dopo Mad Max: Fury Road, anche se ne è il prequel, al quale non vale neanche la pena paragornarlo, essendo l’altro un film del 2015 decisamente più inventivo. Quindi perché fare, circa dieci anni dopo, un film che riprende quell’immaginario e le innovazioni introdotte senza spingerle in avanti o metterle in discussione? Anzi peggio, puntando su un lato epico decisamente lontano dallo spirito del tempo?

La risposta potrebbe essere che nell’era post #MeToo c’è bisogno di epica al femminile e che le donne si salvano da sole o tra loro, perché hanno tutte letto Le dee dentro la donna. Una nuova psicologia al femminile di Jean S. Bolen e sono in piena fase guerriera.

L’azione salva forse Furiosa

Cambi di genere a parte, inclusi i sempre più presenti matriarcati nei blockbuster, c’è anche un altro aspetto che non va sottovalutato: mantenere le promesse. Far rivivere ai fan vecchi e nuovi un’esperienza simile ma con alcune differenze.

Per cui se dell’immaginario di Mad Max fanno parte folli corse nel deserto, dove il cinema di azione americano si esprime al meglio (rispolverando quella visione western del territorio immenso e incontaminato, riconducibile da un lato alla conquista dall’altro al nomadismo, entrambe profondamente identitarie), queste corse ci devono essere.

E il motore dell’azione, sempre strizzando l’occhio alla mitologia greca, è il rapimento di una donna, in questo caso di una bambina, il cui nome (Furiosa) ne qualifica il temperamento.

Anya Taylor-Joy poco adatta al ruolo

Non possiamo dire lo stesso di Anya Taylor-Joy, che forse non è stata la scelta più indicata, mancandole il carisma e la fisicità di Charlize Theron in Fury Road.

Per quanto si tratti di una storia di crescita all’interno di clan maschili, una sorta di coming of age, per cui per arrivare al personaggio adulto sono plausibili anche delle fasi di passaggio di maggior incertezza, che coincidono con l’inadeguatezza di Anya nel dare corpo e volto a questo personaggio.

Carlotta Petracci

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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