Alice Rohrwacher e il suo bar magico nei sotterranei di uno storico cinema di Bologna
La regista si confronta con un’installazione multimediale ispirata dall’immaginario dei suoi film, tra magia e visione. Ideato per il Centre Pompidou, il Bar Luna approda negli spazi sotterranei dello storico cinema Modernissimo appena restituito alla città
C’è ancora un fine settimana di tempo per apprezzare, a Bologna, la poetica delicata e insieme magica di Alice Rohrwacher fuori dal suo ambito d’elezione. La regista (di Corpo celeste, Nastro d’Argento emergente 2011, Le meraviglie, incoronato nel 2014 a Cannes, La chimera uscito nel 2023) e sceneggiatrice capace di raccontare sul grande schermo il mistero di un mondo perduto – “La sua opera è incardinata in uno spazio che non c’è più e in un tempo che non è ancora: è rimpianto e promessa, materia arcaica e trascendenza” recita la motivazione del Premio Robert Bresson ricevuto nel 2021 – è protagonista delle prime giornate della 38esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato, che animerà il capoluogo emiliano fino alla metà di agosto.
Il “Bar Luna” di Alice Rohrwacher al Cinema Modernissimo
Ma si presenta a Bologna, nello spazio espositivo del Sottopasso del Cinema Modernissimo (ora accessibile dalla rinnovata pensilina di Piazza Re Enzo), in qualità di curatrice della mostra installativa che ha ideato insieme al duo artistico Muta Imago (Claudia Sorace e Riccardo Fazi, lei regista, lui dramaturg e artista sonoro) nel 2023. Già presentato al Centre Pompidou di Parigi a dicembre scorso, Bar Luna è pensato come uno spazio da cui ammirare la Terra da un’altra prospettiva, dunque un invito al viaggio, liberi da schemi precostituiti. Al Cinema Modernissimo, dove la mostra sarà visitabile gratuitamente (su prenotazione) fino a domenica 30 giugno, il Bar Luna è stato allestito in una versione inedita, espressamente pensata per gli spazi sotterranei della Galleria.
“Bar Luna”: una mostra multimediale tra il visibile e l’invisibile
Si accede dall’ambiente familiare di una vecchia cucina, per ritrovarsi all’improvviso nel mezzo di un cielo stellato, al centro del quale si staglia il ricordo di un vecchio bar di periferia. È il punto di partenza di un percorso ispirato ai temi e all’immaginario cinematografico di Alice Rohrwacher, legati in particolare al suo ultimo film, La chimera, ispirato al mito di Orfeo ed Euridice: “Cosa facciamo del nostro passato? Quali sono le nostre radici?”. L’atmosfera – evocata con la partecipazione del fiorista-paesaggista Thierry Boutemy e la collaborazione dello scenografo Giancarlo Basili – è insomma quella onirica e misteriosa delle pellicole della regista toscana, in un percorso che alterna racconti orali e paesaggi sonori, realtà e finzione, passato e futuro, fotografie e frammenti video.
Alice Rohrwacher e le arti visive
Visitabile dalle 10 alle 20, nel pomeriggio la mostra multimediale prende anche vita con il contributo di attori e performer. L’invito è a oltrepassare la soglia tra il visibile e l’invisibile, per uscire tra le stelle prima di tornare sulla Terra con una nuova consapevolezza.
Rohrwacher non è nuova a collaborazioni artistiche trasversali: con l’artista francese JR, già nel 2019 concepì il cortometraggio Omelia Contadina; e indizi recenti suggeriscono l’avvio di un nuovo progetto condiviso.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati