L’industria dell’audiovisivo tra presente e futuro. Un summit in Calabria ha fatto il punto
Si è svolta la terza edizione dell’AVP Summit, incontro di settore tra produzioni audiovisive italiane e internazionali. Tra gli argomenti più discussi: l’AI, lo storytelling, la coproduzione e il futuro di Hollywood
Tre giorni per riflettere, confrontarsi e cercare nuovi possibili scenari di collaborazione. Si è da poco concluso l’AVP Summit (Audio-Visual Producers Summit) svoltosi per la terza edizione – dopo Matera e Trieste – a Scilla, in Calabria. Qui, dal 10 al 12 giugno 2024, si sono riuniti CEO e responsabili di aziende dell’audiovisivo e dell’intrattenimento italiano e internazionale. Tra gli argomenti messi in campo l’intelligenza artificiale è quella che ha catturato l’attenzione di tutti. Non sono state da meno le sfide e le opportunità che riguardano lo storytelling del presente e le possibilità di creare e realizzare storie local ma con potenziale globale, in cui lo spettatore ha la possibilità di riconoscersi o di cui può incuriosirsi. Alla base di tutto, c’è una grande voglia e necessità di coprodurre e quindi poter pensare in grande.
La terza edizione di AVP Summit. Focus sulle coproduzioni e le serie tv
Tra gli ospiti può importanti dell’AVP Summit è stato Wayne Garvie, Presidente della produzione internazionale di Sony Pictures Television, che ha aperto la seconda giornata citando l’italianissimo Il Gattopardo. “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”: usando questa frase ha sottolineato la necessità di accogliere la nuova era nelle coproduzioni. Un’era in cui l’audiovisivo italiano deve – e in parte lo sta facendo – riappropriarsi di storie riconducibili alla propria cultura per realizzare delle partnership efficaci e virtuose a livello internazionale. La golden age dell’audiovisivo è realmente terminata? “Siamo alla vigilia di una quarta era della televisione e, piuttosto che coprirci la testa col cuscino, dovremmo cogliere le potenzialità offerte dalla nuova situazione. Se vent’anni fa aveste detto a un produttore tv che la fiction sarebbe stata il centro nevralgico dei canali e ci sarebbero state piattaforme che le avrebbero mandate sulle tv di tutto il mondo, che le barriere linguistiche sarebbero sparite, e che tutto questo sarebbe diventato un modello straordinario di business, quel produttore non vi avrebbe creduto”. E ha aggiunto: “se vogliamo che l’età dell’oro continui dobbiamo sforzarci di farla continuare piuttosto che piangerci addosso”.
La terza edizione di AVP Summit. Focus sull’Intelligenza Artificiale
Per parlare di AI è invece intervenuto, tra gli altri, Stefano Salvati che, insieme a Maurizio Colombi, ha realizzato uno spettacolo teatrale – per la prima volta con l’AI – sugli 883. Uno spettacolo con in scena Mauro Repetto che racconta la storia della celebre band e interagisce con personaggi ricreati. Con Salvati ha collaborato al progetto il regista Francesco Siro Brigiano, che ha sottolineato l’importanza dell’Intelligenza Artificiale come il futuro dell’audiovisivo e un’opportunità, se normata. “L’intelligenza Artificiale”, Siro Brigiano, “ha la capacità di scrivere le immagini, una magia alchemica che permette di creare dalla propria mente una visione che diventa prima immagine e poi video”. Sempre sul tema AI, lo sceneggiatore John August ha invece espresso la sua preoccupazione: “non è facile essere tutelati, la prima a essere colpita dall’AI è la scrittura, e per questo siamo stati i primi a scioperare e a portare avanti la nostra battaglia”.
La terza edizione di AVP Summit. Quale futuro per Hollywood?
A chiudere i tre giorni di networking è la round table più interessante e accesa dedicata al futuro di Hollywood che – nel bene o nel male – condiziona l’intera industria dell’intrattenimento a livello globale. A questo incontro hanno preso parte lo sceneggiatore John August, DeVon Franklin (Presidente e CEO della Franklin Entertainment), Neils Juul (CEO di Not Fat Ego), Lori McCreary (CEO di Revelations Entertainment), Veronica Sullivan (Senior Vice President NBC Universal) e il produttore Gary Lucchesi. Un confronto appassionato sui possibili modelli per innovare e sostenere le grandi major statunitensi: creare contenuti che possano rappresentare le diverse comunità che coesistono negli USA, investire nella formazione di nuove generazioni di sceneggiatori con strumenti innovativi e conquistare target sempre più diversificati. Rimane forte, secondo i produttori statunitensi, la necessità di riportare al cinema grandi storie di personaggi che possano essere di ispirazione per il pubblico americano. E alla domanda: ‘potrebbe esistere Hollywood senza lo Star System?’ Lori McCreary ha risposto: “il nostro motto è ‘non è un attore a fare un film ma un film a fare un attore’. Se un grande attore o attrice è coinvolto nel film giusto, è allora che può diventare una star”.
Margherita Bordino
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