Che cosa ci fanno 10 registi in un paesino del Monferrato?
Dieci giovani artisti internazionali, cinque cortometraggi da produrre in poco più di una settimana. È quanto accaduto a Cassine, tra i vigneti e i borghi medievali del Monferrato
Duemila abitanti (forse), venti chiese e una grande casa agricola urbana che ancora sa di Medioevo. Questo è Cassine: uno dei borghi che, sommati ai vitigni circostanti, costituiscono il sito Langhe-Roero e Monferrato. Patrimonio UNESCO dal 2014.
È proprio qui che dieci giovani registi internazionali si sono riuniti per una residenza artistica speciale. Impensabile – almeno fino a poco prima – per gli abitanti del luogo. Ospiti di Casa Arcasio, la grande villa già citata, hanno preso parte al laboratorio organizzato dall’associazione Quindici19. L’obiettivo? Portare a termine cinque cortometraggi ispirati al territorio. In soli dieci giorni.
La residenza artistica a Casa Arcasio tra i colli del Monferrato
Il progetto cinematografico
Tutto nasce dall’associazione culturale Quindici19, in collaborazione con Casa Arcasio – già in passato luogo di masterclass concertistiche delle Dimore del Quartetto milanesi – e Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Il progetto, che ha preso il nome di Duemila30 Lab, ha coinvolto dieci giovani registi e una ricca troupe di organizzatori. Registi, italiani e non, selezionati dalle edizioni passate di Duemila30: festival internazionale di social-impact film making, che si tiene a Milano dal 2018. Per l’edizione di quest’anno, prevista dal 27 al 30 giugno, questi artisti sono stati invitati a partecipare a una residenza-laboratorio creativo a Cassine, nel cuore del sito UNESCO monferrino. E a una settimana di distanza dal festival stesso.
Il programma della residenza
Come già anticipato, il programma della residenza in Monferrato prevedeva di portare a termine cinque cortometraggi, lasciandosi ispirare dai luoghi, dagli abitanti, dalle tradizioni vitivinicole che caratterizzano questa terra. Dunque: raccontarne le tradizioni, i vissuti, gli scorci inaspettati.
Per realizzare tutto ciò, sono stati ospiti a Casa Arcasio: la cornice ideale in cui creare, a stretto contatto con la tradizione e la storia. Si tratta infatti di una dimora caratteristica, risalente almeno al XV secolo, che conserva tutto il suo fascino antico. Dieci giorni, dunque, dal 14 al 23 giugno, durante i quali hanno filmato, montato, esplorato. E hanno inoltre preso parte a lezioni e masterclass tenute da registi e professionisti del settore, tra cui Steen Johannensen: uno degli autori del film candidato all’Oscar The last man in Aleppo (2017).
Casa Arcasio e le colline vinicole del Monferrato
Il patrimonio dell’Unesco tra Langhe e Monferrato
Nelle scene dei corti proiettati in anteprima l’ultimo giorno della residenza, il territorio e i suoi abitanti sono emersi in tutto il loro fascino. Si parla delle colline piemontesi inserite nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 2014, per il loro valore paesaggistico e culturale. Non è solo la bellezza dell’area geografica – un susseguirsi di vigneti e agglomerati di mattoni rossi medievali – ma anche le pratiche che sopravvivono intatte nel tempo. Langhe e Monferrato sono celebri per le produzioni di vino: Barolo, Barbaresco, Barbera… tutti nascono qui.
Cassine e gli infernot
Cassine e i paesi vicini sono state poi premiate dall’UNESCO per una particolarità architettonica unica: gli infernot. Si tratta di cantine – o piuttosto grotte – ideali per mettere il vino ad affinare. Scavate nella pietra – proprio Casa Arcasio ne ha un esempio ancora in funzione – permettono di mantenere all’interno una temperatura costante di 13 gradi. D’estate e d’inverno.
Casa Arcasio: una dimora medievale trasformata in luogo d’arte
Veniamo infine a Casa Arcasio. In origine una casa agricola urbana, con tanto di forno a legna per il pane in giardino, e camini per affumicare i salumi dove oggi ci sono le camere. La prima data – incisa su una delle pareti di pietra – ferma il tempo al 1570. Ma la costruzione risalirebbe ad almeno un secolo prima. Negli anni, ha visto avvicendarsi al suo interno famiglie diverse, dai commercianti ai letterati. E persino i nazisti, che ne occuparono il pianterreno durante la guerra. Finché non è giunta nelle mani dell’attuale proprietaria, Paola Dubini, che le ha datonuova vita con masterclass concertistiche e, ora, anche con una residenza artistica. L’obiettivo – portando qui giovani creativi da tutto il mondo – è valorizzare il paese e il territorio. Facendo così scoprire anche al pubblico il fascino antico dei borghi del Monferrato, e le storie di chi vi abita e vi ha abitato.
Emma Sedini
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