Il cinema itinerante più longevo di Italia racconta i diritti. L’intervista
11 tappe, una carovana in Africa per presentare il film di Matteo Garrone, un racconto su lavoro, viaggio e la cura dell’ambiente, con il cinema che nasce e rifiorisce di città in città
Dall’11 al 23 luglio si svolge una nuova edizione di Libero Cinema in Libera Terra, il festival di cinema itinerante più longevo d’Italia. Un vero viaggio composto da undici tappe attraverso Calabria, Campania, Sicilia, Puglia, Marche, Liguria, Lombardia e Toscana. Dopo aver portato il cinema itinerante in Senegal insieme a Matteo Garrone con la proiezione di Io Capitano, Cinemovel torna in Italia con un cartellone cinematografico all’insegna dei diritti universali. In tutto otto film che indagano il tempo del lavoro, del viaggio, della cura e dell’ambiente. A raccontarci di Libero Cinema in Libera Terra è Elisabetta Antognoni, co founder di Cinemovel.
Come è cresciuto il festival negli ultimi anni e come è cambiato il suo pubblico?
Per noi lo sviluppo del festival è il moltiplicarsi degli incontri. Se ci immaginiamo una crescita per un festival di cinema itinerante come il nostro, questa sta nella particolarità dell’azione, nella possibilità di portare un film in un luogo simbolico e metterlo in dialogo con quel territorio. Per fare un esempio, le due tappe nel Casertano, monteremo lo schermo a Sant’Arpino con la cooperativa Terra Felix, (simbolo dell’antimafia sociale, che ha subito tre attentati negli ultimi mesi) qui sarà il regista Peter Marcias a presentare il suo Uomini in Marcia, e l’altra a Castel Volturno al Centro Immigrati Fernandes, luogo di accoglienza e affermazione dei diritti dei migranti con la proiezione di Io Capitano e la presentazione di Mamdou Kouassi che ha ispirato il film.
E per le nuove tappe?
Il pubblico di un festival di cinema itinerante è sempre una sorpresa, come lo è la sorpresa del cinema per il pubblico. Nelle tappe che frequentiamo da anni ritroviamo un pubblico che ci conosce e condivide il passaggio della carovana.
Quale è l’idea alla base della selezione dei film scelti per questa edizione?
La programmazione parte da una nostra proposta ma tiene conto delle suggestioni e indicazioni che arrivano dai territori. Per esempio, la proiezione di Io Capitano al porto di Catania (e nelle altre tre location) proposta delle realtà locali. La tappa di Catania è profondamente legata alle storie raccontate dal film, ispirato in parte all’odissea di Fofana Amara, il quindicenne approdato al porto di Augusta nel 2014 con 250 naufraghi soccorsi dalla Marina Militare. A Catania, Fofana, inizialmente accusato di essere uno scafista, è stato accolto dalla cooperativa Prospettiva e si è diplomato all’istituto nautico.
Invece riguardo gli altri titoli?
Sono il frutto di una selezione che facciamo con l’aiuto dell’amico Fabrizio Grosoli e abbiamo messo al centro la contemporaneità: il tempo del lavoro, del movimento, della cura e dell’ambiente.
In un periodo storico complesso, come quello che stiamo vivendo… post pandemia, guerre molto vicine, estremismi al potere. Quale è il valore del cinema?
Quello che fa Libero Cinema è proporre la visione collettiva partecipata di film e documentari in contesti originali, in cui normalmente non si vedono film. Il Festival porta i film alle persone e questo crea una condivisione con il pubblico con la possibilità di parlarne poi insieme, un dispositivo che per quella sera mette il cinema al centro dell’interesse.
Margherita Bordino
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