Alfonso Cuarón torna a Venezia con “Disclaimer”, la serie thriller con Cate Blanchett

Il regista messicano presenta al Lido una serie tv incentrata sulle passioni e le ossessioni umane. Un progetto che vede protagonisti la diva di Hollywood e il premio Oscar Kevin Kline

l regista di Gravity presenta al Fuori Consorso dell’81esima Mostra del Cinema di Venezia Disclaimer, la serie tv in sette episodi che mette in luce il lato oscuro dell’essere umano. Il progetto, diretto, scritto e prodotto da Alfonso Cuarónè tratto dall’omonimo romanzo di Renée Knigh e sarà disponibile su Apple Tv+ a partire dall’11 ottobre. 
La serie conta su un cast d’eccezione, con protagonisti i premi Oscar Cate Blanchett Kevin Kline che vestono rispettivamente i panni di Catherine Ravenscroft Stephen Brigstocke. E sfodera più di un asso nella manica, come il lavoro sulle voci. Una voce narrante in terza persona che racconta di una relazione romantica, un monologo interiore che ci rende protagonisti di una vendetta da parte di un uomo senza qualità, e la seconda persona per delineare la protagonista. Un’idea radicale che si allontana da lei per focalizzare l’attenzione sul noi, in qualità di spettatori pronti a giudicare senza pietà. Il tema del resto è questo: bastano delle mezze verità per distruggere una persona. Per prendere improvvisamente in mano la sua vita e farla in pezzi senza rispetto.

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La serie “Disclaimer” di Alfonso Cuarón: la storia e i personaggi 

Catherine Ravenscroft è una stimata documentarista, una donna algida e un po’ tirannica, con un rapporto ambivalente con la famiglia, che ha scelto di raccontare la verità sulle vite degli altri. Suo marito la ama ciecamente, anche se in realtà è più schiacciato dalla sua personalità. Il figlio la detesta e lei sembra provare poco interesse per entrambe le cose, mostrando immediatamente le sue ombre. Un giorno le viene recapitato un misterioso libro, dal titolo The perfect stranger, in cui viene narrata una relazione tra una donna sposata e un ragazzo poco più che adolescente. Il romanzo racconta di questo amore improvviso e bruciante cominciato sulla spiaggia, dove la donna inglese, in vacanza in Italia, si trova col figlio, venendo ammirata e fotografata da un perfetto sconosciuto. 
L’amo è dunque l’immagine, quella che scegliamo di dare di noi, in aperto contrasto con la vocazione primaria della fotografia, l’unica capace di immortalare l’impercettibilità di un’espressione, di un’emozione. La relazione eroticache nasce tra i due personaggi è anche un’occasione per riflettere sulla natura irrazionale dell’amore, che confligge il tentativo di domarlo. 

Sesso, tradimento e morte nella serie “Disclaimer” 

Se il tradimento e il confronto sessuale immaginifico diventa il tarlo del marito, Robert – interpretato da Sacha Baron Cohen -, la storia sceglie di prendere una strada più cupa nel momento in cui deve introdurre l’autore del libro. Dall’amore si passa alla morte e Stephen Brigstocke, disilluso insegnante in pensione, trova nella vendetta contro Catherine, ritenuta responsabile della morte del figlio (con cui appunto aveva intessuto questa relazione erotica fedifraga narrata nel libro), una ragione per continuare a vivere. Questo è ciò che accade nei primi quattro episodi, quelli più stimolanti e carichi di tensione della serie, dove il puzzle di voci e di prospettive consente di approfondire la psicologia dei personaggi dentro a un impianto thriller. 

“Disclaimer”: tra ossessioni e raziocinio

Oltrepassata la metà, purtroppo, la serie crolla, manifestando tutta la sua inconsistenza, vaghezza e ripetitività, dovuta principalmente alla mancanza di coraggio nel delineare un personaggio femminile dark, manipolatore, ma anche profondamente umano nelle sue contraddizioni. Capace di ricordarci la natura dell’amore: un cumulo di ossessioni e di paure che ci possono spingere dalla fusione totale alla negazione, fino al desiderio della morte di colui che amiamo pur di non frantumare l’equilibrio di cristallo di un’esistenza fondata sulle menzogne della ragione. Dove il costruire non è altro che il velo di Maya, dietro a cui si nasconde l’unica verità possibile: siamo corpi aperti pronti a tutto per sentirci vivi. Almeno una volta. 

Carlotta Petracci 

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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