Al Locarno Film Festival Bogancloch di Ben Rivers. Il film-documentario che sfida la nostra resistenza
Ottantasei minuti per conoscere Jake Williams, un’eremita che abita in una roulotte, in un luogo sperduto delle Highlands scozzesi. Ma che cosa rappresenta la sua vita?
Il nostro mondo sta cambiando. Forse dovremmo dire che è già altro da tempo. L’adrenalina, l’accumulazione di esperienze e di stimoli sono diventate l’unico referente su cui forgiare le nostre vite. Sempre più e orientate al consumo di esperienze e di persone. Non è solo un problema indotto dalla globalizzazione e dall’accelerazione che comporta. Non si tratta semplicemente dell’imperitura lotta tra antropizzazione e resistenza del mondo naturale. Il fulcro della lacerazione è filosofico.
Bogancloch di Ben Rivers al Locarno Film Festival
Perché a un certo punto l’essere umano ha scelto di abbandonare la contemplazione? Per quale motivo non ha voluto di difenderla, esercitarla, conservarne una piccola parte nella sua vita? È forse più semplice abbracciare il materialismo? A conti fatti, la risposta è no. Comporta innumerevoli disagi: individuali e collettivi. È faticoso da perseguire e da sostenere. Provoca sofferenza, frustrazione, diseguaglianze, odio. Allora perché non riusciamo a fermarci ad aspettare, ad osservare l’universo che muta così lentamente intorno a noi, da sembrare fermo a sua volta? Il problema è filosofico e si accartoccia sulla nostra concezione del tempo. Non è mai abbastanza, eppure rallentando, è facile scoprire che ne abbiamo moltissimo.
Bogancloch di Ben Rivers. La storia
Si può partire da qui per affrontare Bogancloch di Ben Rivers, un’opera a metà strada tra il film e il documentario, che prima di tutto sfida la nostra resistenza. Ottantasei minuti per conoscere Jake Williams, un’eremita che abita in una roulotte, in un luogo sperduto delle Highlands scozzesi. Che cosa rappresenta la sua vita, la sua routine che ci appare così banale (salvo pensare alla nostra, che lo è altrettanto), se non un punto infinitamente piccolo in uno spazio infinitamente grande (il finale più che una rivelazione è uno stimolo a ricordare che cosa siamo) che ci seppellirà? Jake è nostra immagine capovolta. Come nei Tarocchi ci dice che qualcosa non va, che è possibile (forse necessario) cambiare prospettiva.
Bogancloch di Ben Rivers. I tentativi di fuga
I nostri tentativi maldestri di fuga romantica in mezzo alla natura o verso altre culture, i nostri moniti di staccare la spina, i nostri bisogni di abbracciare la versione commerciale di discipline alternative, non sono altro che questa traccia di contemplazione perduta. O forse semplicemente abbandonata. Che cosa ha forgiato il nostro cinismo, il nostro accelerazionismo, perché non siamo stati e non siamo in grado di ribellarci? Eppure quei campi lunghissimi in bianco e nero sono così malinconici, ci consentono di osservare e riflettere su un mondo che non abbiamo potuto conoscere. Un’opzione cancellata dalla mono-cultura, dalle mode, da un’educazione che in nome della libertà l’ha sottratta alla nostra vita.
Carlotta Petracci
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