Tim Burton apre la Mostra del Cinema di Venezia. “Beetlejuice Beetlejuice” omaggia l’horror italiano
Il regista statunitense presenta all'81esima Mostra del Cinema di Venezia il sequel di uno dei suoi film cult. Centrifuga incantevole di arte, colori e ossessioni
Sul grande schermo appare la scritta “A Tim Burton movie” e in sala parte un caldo applauso. La proiezione è quella riservata alla stampa, la prima in assoluto del mattino del 28 agosto, quella che segna in modo ufficioso l’inizio della 81esima Mostra del Cinema di Venezia. Per circa due ore il regista de La sposa cadavere riporta in vita il mitico e temuto Beetlejuice. Tra i film più attesi della stagione, Beetlejuice Beetlejuice è il sequel dell’amatissimo film di Burton – arrivato dopo ben 36 anni – nelle sale italiane dal 5 settembre con Warner Bros. Pictures.
“Beetlejuice Beetlejuice” e l’omaggio all’horror italiano
Beetlejuice Beetlejuice è un film personale ed emotivo. Un racconto cinematografico in cui i generi si fondono e si mettono al servizio dei colori e dei toni cupi, tipici di Burton, pur mantenendo una vivace e sottile ironia. Ritrovare vecchi e familiari personaggi è un vero piacere, ma sono i nuovi a dare vera linfa al film. Beetlejuice Beetlejuice è un film che porta con sé molta aspettativa, ma non è nulla di ciò che si poteva immaginare. È un film divisivo e a suo modo attraente. Per Burton si tratta in parte di un omaggio all’horror italiano: “Ho sempre voluto realizzare un horror in italiano, con questo film è come se l’avessi fatto: sono fan di Mario Bava e Dario Argento. Non sono un regista italiano di horror, ma mi piacerebbe esserlo”.
“Beetlejuice Beetlejuice”. La storia
Ma di cosa tratta? Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora ossessionata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la sua ribelle figlia adolescente, Astrid, scopre in soffitta il misterioso modello della città e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con problemi in agguato in entrambi i mondi, è solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci il nome di Beetlejuice per tre volte e il dispettoso demone torni a scatenare la sua personalissima versione del caos.
Tim Burton dopo la serie “Mercoledì”
Basato su personaggi creati da Michael Mcdowell e Larry Wilson e una storia di Alfred Gough, Miles Millar, Seth Grahame-Smith, Beetlejuice Beetlejuice è quasi una inevitabile conseguenza: dopo la serie Mercoledì il regista non poteva tenersi alla larga da questa storia. “Negli ultimi anni sono rimasto un po’ deluso dall’industria cinematografica in generale, e mi sono reso conto che se avessi voluto fare qualcosa sarebbe dovuto venire dal cuore: forse mi ero un pochino perso anche io e questo è stato un film energizzante, io devo adorare far le cose per farle bene, e adesso mi sono ritrovato”.
E riguardo alla scelta di non ricorrere alla GCI, Burton spiega che “fa parte del Dna del progetto: gli attori vedevano realmente cosa stesse succedendo, senza doverlo immaginare. Il film è stato girato con lo spirito del primo, seppur ci sembrasse qualcosa di diverso, con ulteriori emozioni in campo, lavorando con tanta improvvisazione. Jenna – Ortega, appunto la protagonista di Mercoledì – fa sì che sembri un nuovo film perché visto attraverso suoi occhi: è un punto di raccordo. Con gli altri attori al debutto nel film non avevo mai lavorato invece, ma conoscevo il loro lavoro: hanno regalato le loro idee per un’energia artistica non sempre facile da ottenere”. Nessuno spoiler ma… Impossibile ometterlo: l’ingresso in scena di Monica Bellucci, nei panni dell’ex moglie di Beetlejuice, è uno dei momenti più belli dell’intero spettacolo. Un momento anche simbolico che riguarda la “ricostruzione”, le cicatrici del passato e l’idea di vendetta.
Le parole di Tim Burton su “Beetlejuice Beetlejuice”
“Il Beetlejuice originale è un film molto speciale per me. E l’idea di un sequel è venuta fuori molte volte: giravano anche varie sceneggiature. Ma ho sempre pensato che se dovevamo farlo dovevamo farlo bene e con l’approvazione di Michael, Catherine e Winona. Se non fossero stati tutti d’accordo non l’avrei fatto. Mi sono sempre identificato con Lydia, quindi ho iniziato a pensare a come si sarebbe svolta la sua vita: passare dall’essere una tosta ragazzina goth a un’adulta. Cosa le è successo in trentacinque anni? Cosa succede a tutti noi? A volte, invecchiando, perdiamo parte di noi, prendiamo una certa strada, facciamo un certo viaggio, abbiamo varie relazioni, e tutto questo ci cambia. Mi identificavo con Lydia allora e mi identifico con lei adesso”, ha dichiarato Tim Burton. “Questo nuovo film è anche molto personale per me, in parte perché ha lo stesso spirito del primo: molta improvvisazione, molti effetti speciali non digitali e semplicemente molta libertà di fare quello che volevo fare. Mi ha ricordato il vero motivo per cui mi piace fare film. E il cast, non solo Michael, Catherine e Winona, ma anche Jenna, Justin, Monica, Willem, lo ha reso un film per me molto speciale”.
Margherita Bordino
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