Il dramma umano che non rinuncia alla speranza nel film di Francesco Costabile presentato a Venezia
Francesco Gheghi, Francesco Di Leva e Barbara Rochi sono protagonisti di “Familia”, il thriller psicologico firmato dal talentuoso regista italiano. Tra i titoli nostrani più interessanti visti alla Mostra del Cinema
A febbraio 2022 il regista Francesco Costabile è alla Berlinale con il suo primo lungometraggio di finzione, Una femmina, una storia di vendetta e di rivalsa. Un film che conquista la stampa e accende inevitabilmente un riflettore su questo nuovo autore.
A poco più di due anni di distanza, Costabile è all’81esima Mostra del Cinema di Venezia con Familia, un racconto in cui prevalgono la violenza fisica e psicologica che conferma il suo talento, la sua grande sensibilità verso le ferite dell’animo umano e la sua attenzione rivolta a storie nere, che spingono i protagonisti fino all’abisso per poi riportarle, attraverso le proprie azioni, giuste o sbagliate che siano, alla luce.
Il film “Familia” di Francesco Costabile: la storia
Familia, nelle sale dal 2 ottobre con Medusa, porta sul grande schermo la storia di Luigi Celeste, una storia vera. Luigi ha vent’anni e vive con sua madre e suo fratello, i tre sono uniti da un legame profondo e da quasi dieci anni non vedono Franco, compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due ragazzi e la giovinezza della donna un ricordo fatto di paura, violenza e prevaricazione.
Luigi è un po’ allo sbando. Vive la strada, frequenta gruppi estremisti, cerca il suo posto nel mondo ma in fondo non sa dove cercarlo. Un giorno Franco torna, rivuole i suoi figli, rivuole la sua famiglia, riesce a convincere la donna di essere diverso, cambiato e pian piano torna nella loro casa. Franco però è accompagnato dalle sue ombre, dalla sua gelosia, dalla sua possessione e presto la situazione piomba nuovamente nel tormento. È così che Luigi agisce. Non può più aspettare. Mette fine al dolore e investendosi di una grandissima responsabilità sprofonda per poi riemergere. La sua storia ha infatti un seguito: oggi Luigi è una persona nuova, libera, con una professione, un’identità precisa.
“Familia”: dall’abisso alla luce
“Non posso più aspettare” è una frase che Luigi Celeste pronuncia nel film quando capisce che le prossime vittime saranno il fratello e la madre. “Luigi Celeste è intervenuto perché ha capito che quell’uomo era a un passo da ucciderli. Quando Franco Celeste è stato trovato a terra, morto, senza vita, aveva un coltello e quindi Luigi è intervenuto perché sapeva che quell’uomo avrebbe ucciso”, commenta Costabile. Sia in Familia che in Una femmina il regista ferma il proprio racconto in un momento di altissimo dolore a cui però, dopo, segue la luce. “Nel finale del film ho voluto restituire una speranza perché Luigi oggi è un uomo libero, un uomo che ha scontato la sua pena. È un uomo che ha studiato e che adesso lavora, che è libero dai suoi demoni, dal suo passato e quindi volevo, dopo tanta ombra, restituire la possibilità anche allo spettatore che vive dentro di sé un percorso così doloroso di pensare che c’è sempre una speranza, c’è sempre una via d’uscita. Non volevo chiudere questo film in maniera così cupa, volevo che tutti sapessero che chiunque ha una seconda possibilità”.
“Familia”: un thriller contaminato da più generi cinematografici
Familia è un film che, pur attingendo a diversi generi cinematografici, mette al primo posto il thriller e la stessa tensione è data anche dai luoghi che abita, in primis la casa della famiglia Celeste. Questa casa, che mette vera angoscia, è a due piani e la zona conviviale, la sala da pranzo in cui la famiglia si riunisce, è al piano di sotto. “In qualche modo la restituzione scenografica di questo film è sempre una restituzione della drammaturgia e della storia”, commenta il regista. Il tema della prigione, di quella emotiva e di quella reale, fisica, concreta è presente in tutto il film, da inizio a fine.
“’Familia’ è un film che si presta ad una contaminazione di genere, credo che sia un arricchimento in grado di stratificare il linguaggio e i livelli di lettura dell’intera opera”, spiega Costabile. “Il cinema è bello nelle sue più svariate forme e nei suoi differenti linguaggi; sarebbe stupido pensare che un genere, uno stile di regia, sia più giusto rispetto ad un altro. Ogni linguaggio ha la sua forza e credo altamente nel potere che ha la finzione di scavare nella realtà, restituirci una verità più profonda e articolata, andare oltre la superficie delle cose. Come scrive Robert Bresson nei suoi appunti di regia: ‘La realtà bruta non darà da sola qualcosa di vero’”.
Margherita Bordino
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