Cosa hanno in comune Shakespeare e Pistoletto? Lo svela Alessandro Preziosi nel suo nuovo film “Aspettando Re Lear”
Alessandro Preziosi torna alla regia con uno sguardo del tutto differente e nuovo, innovativo. Usa il cinema per raccontare una storia che arriva dal teatro più alto e ne trova una connessione incantevole con l’arte del contemporaneo Pistoletto
William Shakespeare, Michelangelo Pistoletto e Alessandro Preziosi. Letteratura, arte e teatro. E tutto passa e prende forma attraverso il cinema. Aspettando Re Lear è il nuovo film diretto da Preziosi – dopo il bellissimo e commovente La legge del terremoto – che mette in parallelo, tra passato e presente, un testo “antico” con l’arte contemporanea. Il documentario, presentato alla 19esima Festa del Cinema di Roma, pone lo spettatore davanti alla preparazione della messa in scena teatrale di questo testo drammatico, assai popolare anche perché riflette sul rapporto padri-figli. E mentre gli attori analizzano, studiano, riflettono e portano sul palco questa storia, i loro personaggi li accompagnano nel quotidiano per le calli veneziane. È così che, pian piano, Re Lear giunge al suo compimento, in alternanza a una conversazione con il maestro biellese Pistoletto che approfondisce le tematiche dell’adattamento teatrale.
“Aspettando Re Lear” di Alessandro Preziosi. Dal Chiostro del Bramante al Teatro Goldoni
“Stavo facendo le prove del Re Lear al Chiostro del Bramante, a Roma, quando mi sono imbattuto in questo enorme segno dell’infinito e nella pittura di Pistoletto”, ha commentato Alessandro Preziosi. “Non avrei mai pensato a un documentario su Re Lear se non fossi inciampato nelle sue opere e se non avessi trovato un’assonanza di adattamento per questo testo teatrale con il presente”. Il viaggio di Aspettando Re Lear parte proprio dal Chiostro del Bramante, dalla prima prova di lettura, fino all’attimo in cui si chiude il sipario sulla prima dello spettacolo al Teatro Goldoni di Venezia. A dare ritmo e cadenza narrativa al film è il punto di vista degli altri straordinari interpreti: Nando Paone, Roberto Manzi, Federica Fresco e Valerio Ameli. “Il regno di Re Lear viene mostrato attraverso i suoi interpreti e i suoi interpreti, quindi gli attori, vengono raccontati in maniera assolutamente inclusiva e invasiva rispetto a chi li vede”, ha aggiunto il regista, anch’esso nel documentario. “Vediamo gli attori che, in qualche modo, si portano dietro, lungo tutta la loro giornata, nei luoghi che visitano, ovunque vanno, la loro parte. Ogni qualvolta vediamo nel film un attore che cammina, che è fuori, che non è in prova o in scena, dentro di sé sta ancora ripetendo la parte”.
“Aspettando Re Lear” diAlessandro Preziosi. Un diverso punto di vista per lo spettatore: il dietro le quinte
“C’era una volta un re che aveva tre figlie… Le prime due lo disprezzavano e la terza era quella che lo amava di più! Un giorno il re decise di dividere il suo regno tra quelle figlie, mettendo alla prova il loro amore…”: è così che inizia questa storia. Aspettando Re Lear però va oltre quello che già sappiamo, riflette sui bisogni primari dell’uomo, sull’esercizio del potere, sulla follia e sull’eredità che viene lasciata alle nuove generazioni, e offre un punto di vista diverso. Per la prima volta lo spettatore non è seduto in sala ad assistere allo spettacolo ma è ben nascosto, in silenzio, nel dietro le quinte (davanti al grande schermo), e da qui può osservare la storia nella sua costruzione.
“Aspettando Re Lear” diAlessandro Preziosi. Il rapporto padri-figli
“Il mio obiettivo era quello di raccontare il rapporto tra padri e figli”, ha dichiarato Preziosi. Il gioco del regista, così interessante e arguto, è quello di dimostrare come il teatro attraverso l’arte possa farsi contemporaneità e divenire attraverso il cinema – la settima arte, appunto – un viaggio universale, senza spazio, luogo e tempo, su cosa voglia dire essere padri ed essere figli. A collaborare con Alessandro Preziosi nella scrittura di questo progetto è stato Tommaso Mattei.
Margherita Bordino
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