Pellizza da Volpedo: la sua storia in un film (ben oltre Il Quarto Stato)
Noto al mondo per aver realizzato uno dei quadri iconici del Novecento, Pellizza da Volpedo è un artista che ha dato un contributo fondamentale all'affermazione del divisionismo nella pittura italiana. La sua storia è ora raccontata in un film. Il trailer
C’è un’opera su tutte in cui la classe operai da secoli si riconosce: è il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, forse il dipinto che lo ha reso celebre nel mondo e che l’artista realizzò negli ultimi anni della sua breve vita.
La sua storia è ora raccontata nel documentario Pellizza pittore da Volpedo, presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Il film “Pellizza pittore da Volpedo”
Diretto da Francesco Fei, il film documentario Pellizza pittore da Volpedo propone la riscoperta del pittore andando oltre il suo capolavoro più noto. Le riprese partono infatti dai luoghi che hanno segnato la biografia del protagonista, cominciando proprio dal suo studio in Piemonte e ripercorrendo quelli ritratti nei suoi dipinti, alcuni dei quali mostrati al pubblico per la prima volta nel film.
Ad accompagnare lo spettatore in questo viaggio è la voce narrante di Fabrizio Bentivoglio, che evoca le parole stesse di Pellizza da Volpedo, dimostrando la contemporaneità del suo pensiero: “Ogni età ha un’arte speciale. L’artista deve studiare la società in cui vive e capire l’arte che gli è data”.
Gli studi accademici
Il film di Fei diventa così l’occasione per riscoprire uno degli artisti poco valorizzati della storia dell’arte italiana. Prima del suo iconico Quarto Stato, Pellizza da Volpedo ha infatti portato avanti lunghi studi sul mezzo pittorico: partendo dalla sua città d’origine, dove poi ha fatto ritorno, ha frequentato le maggiori accademie italiane, da Brera, Roma, Firenze, fino a Carrara e Bergamo.
Il suo mentore divenne Giovanni Segantini, grazie al quale abbracciò il divisionismo, contribuendo in maniera considerevole al movimento.
La tragica morte
Di origini agiate, Pellizza sposò Teresa Bidone, contadina anch’essa di Volpedo cui rimarrà legato sino alla morte di lei, avvenuta nel 1907, subito dopo quella del figlio neonato.
Tali lutti lo getteranno in un profondo stato depressivo che lo porterà al suicidio lo stesso anno, appena trentanovenne.
Roberta Pisa
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