Better Man, al cinema il film liberatorio (e imprevedibile) sulla vita di Robbie Williams

Dal 1 gennaio 2025 arriva, con Lucky Red, il film sulla vita del cantautore inglese. Protagonista del biopic è un uomo - scimmia, riflesso e immagine di come si è sempre visto Williams sin da quando era bambino

Mi fate sentire molto importante e amo sentirmi molto importante”. Esordisce così Robbie Williams a Roma, dove è arrivato con il regista Michael Gracey per la première italiana di Better Man. Il film, tra i titoli più attesi di inizio 2025, è un biopic non tanto celebrativo quanto caleidoscopico: mostra la vita di questa icona pop tra gioie e dolori ma soprattutto tra eccessi, dipendenze, con il costante bisogno di essere qualcuno. Robbie Williams dopo aver scelto di raccontarsi in una docuserie – disponibile su Netflix – tra depressione, alcolismo, dipendenze, steroidi e insoddisfazione perenne, continua a mettersi a nudo davanti al pubblico per quello che è, con tutte le fragilità e complessità, le stesse che, nel bene o nel male, l’hanno reso una vera star mondiale.

L’incontro con il regista di “Better Man”, Michael Gracey

Alla regia di Better Man c’è un autore straordinario che già con The Greatest Showman aveva dato modo a tutti di comprenderne talento e visione. “Ci siamo incontrati a un party, ci siamo raccontati un po’ di noi e ho trovato Michael subito molto affascinante. Ho sperato potesse essere presente nella mia vita e questo si è verificato diventando il regista del film sulla mia vita”, ha detto Williams. E Gracey ha aggiunto: “Rob mi ha aiutato tantissimo quando stavo dirigendo il mio primo film… Hugh Jackman era così innamorato di Rob che ogni volta che poteva non faceva altro che fare riferimento a lui e per questo motivo ogni volta che mi trovavo in difficoltà facevamo riferimento a lui. Gli ho chiesto anche un video per dire a Hugh che il suo lavoro era ottimo. Non avrebbe mai creduto a me ma a Rob sì”.

“Better Man”, la storia di un bambino che non si sente abbastanza

Better Man è la storia di un bambino cresciuto insieme alla madre e alla nonna, in una famiglia umile e in periferia. Il padre, colui che gli ha sempre detto “se non hai quel qualcosa in più non sei nessuno”, è andato via da casa che Robert era un bambino, preferendo alla famiglia la possibilità del successo, mai veramente arrivato, facendo l’entertainer a Londra. Le parole del padre hanno da un lato distrutto il piccolo Robert ma dall’altro gli hanno dato la caparbietà di farcela, di realizzare il proprio sogno. Better Man è quindi la storia di un ragazzo che sin da bambino si è sentito inadeguato, e che anche raggiunto e conquistato il successo ha continuato a sentirsi tale, mai abbastanza.

“Better Man”, un film liberatorio che parla di dipendenze

Questo è un film liberatorio. Lo è per Williams ma anche per il pubblico. “Io ci ho messo la mia autenticità e il desiderio di condividere tutto di me”. E poi: “Io sono una persona impulsiva e vittima delle dipendenze: la droga, il sesso, la televisione, il cibo sono sempre state causa di dipendenza. Ora con molti di questi aspetti ho chiuso ma per il cibo e il fisico il discorso è differente, è una lotta che continua”. Il film di Gracey ha un grandissimo spessore visivo tanto quanto quello narrativo. “Michael si è trovato a che fare con una figura pubblica che era disposta a condividere con lui sia le parti positive sia negative della sua vita, forse perché le persone riconoscono l’autenticità che oggi manca molto. Io sono così come mi vedete, sono onesto e odio fingere. Quindi vi prendete tutto, anche i miei eccessi. A volte faccio cose strane o insolite ma non me ne accorgo fino a quando qualcuno non me le fa notare”.

“Better Man” e la fama indispensabile per Williams

Robbie Williams è uno degli artisti musicali più premiati al mondo, con sei dei 100 album più venduti nella storia britannica, 85 milioni di album venduti in tutto il mondo, 14 singoli al primo posto e un record di 18 BRIT Awards – più di qualsiasi altro artista. “Io non ho fatto questo film per altruismo, per attribuirgli un valore, per curare o far guarire altre persone, per suscitare empatia o comprensione. L’ho fatto per motivi puramente carrieristici, questo serve alla mia carriera”, afferma con grande lucidità e sincerità Williams. “Io sono uno che cerca attenzione e laddove non mi danno attenzione io non esisto”. E aggiunge: “Le persone si sono rispecchiate in me, nella mia vita, ma è un effetto collaterale. Il fatto che il mio lato narcisista sia arrivato così alla gente è un fatto positivo ma non era una mia volontà o necessità”. Lo stesso regista dice: “Rob è un’icona per molte persone. Io sono cresciuto in Australia e anche lì è molto famoso, tanto quanto lo è in Gran Bretagna. Non può sfuggire alla sua fama”. E riguardo il rapporto che il cantautore ha con la fama ha detto: “Rob una volta mi ha detto ‘Se tu non mi ami neanche io mi amo”.

Un film musicale con una scena destinata a entrare nella storia

Better Man è un film musicale ma non è assolutamente un musical, o almeno non in senso classico. Non ci sono al suo interno tutte le canzoni che hanno reso celebre Williams ma i fan saranno sicuramente contenti delle scelte. “Riguardo la selezione musicale dei brani da riprodurre, è stata una scelta interessante”, commenta il regista. “Avevamo tantissimi materiali. Abbiamo cercato di trovare la canzone che si adattasse al momento dandogli poi la cornice all’interno della storia, anche perché la canzone non era stata scritta per quel momento della storia. Seguendo la narrazione abbiamo quindi costruito un quadro per inserirci le canzoni”. Una classica scena da musical nel film però c’è e ha anche un’ambientazione super suggestiva, nel cuore di Regent Street a Londra. È il momento in cui i Take That hanno ottenuto il primo contratto discografico e si fiondano in strada a ballare. “Questo pezzo è stato il numero musicale più difficile che io abbia dovuto affrontare, un anno e mezzo di preparazione, 500 ballerini”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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