Prima del Re Leone: la storia di Mufasa arriva sul grande schermo
Il live action racconta una vicenda che riguarda legami familiari ma non di sangue, la rivalità e lealtà, il senso del dovere e della comunità. Alla regia Barry Jenkins e voce italiana Luca Marinelli
“Questa storia ha inizio ben oltre le montagne e le ombre. Dall’altra parte della luce era nato un leone senza una goccia di nobiltà nel sangue: un leone che avrebbe cambiato la nostra vita per sempre. La terra tremerà, il destino ti attende”. È già il trailer di Mufasa: Il Re Leone ad anticipare quello che il grande pubblico potrà vedere sul grande schermo dal 19 dicembre 2024. Il film è il sequel del live-action del 2019 e promette di essere uno dei maggiori incassi cinematografici del periodo natalizio. Alla regia di Mufasa: Il re leone c’è il Premio Oscar Barry Jenkins, che qui riesce a dare una propria chiave e identità ai personaggi e al racconto. E infatti del suo cinema c’è tutto: le origini, il destino, la scoperta di sé, la resilienza, la famiglia oltre i legami di sangue.
Barry Jenkins dirige il film Mufasa: Il re leone
“Quando ho letto originariamente la sceneggiatura, sono stato colpito da come parlasse del mondo da cui provengo”, ha spiegato Jenkins. “Che è il mondo che descrivo in ‘Moonlight’. E presumo che qualcuno che proviene da quel mondo non potrebbe che percorrere la stessa strada di qualcuno come Mufasa. Se dicessi che ho fatto un film su un bambino che è al centro di un evento biblico che coinvolge l’acqua, che poi viene allontanato dalla sua famiglia e si ritrova a dover costruire una nuova vita, potrei parlare sia di ‘Moonlight’ sia di ‘Mufasa’”.
Mufasa, un film per grandi e piccoli
Attraverso la voce di Rafiki, Mufasa: Il Re Leone racconta la leggenda del re alla giovane cucciola di leone Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico spettacolo. Narrata attraverso dei flashback, la storia presenta Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo che incontra un leone comprensivo di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro dà il via al viaggio di un gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova, mentre lavoreranno insieme per sfuggire a un nemico minaccioso e letale. Sempre il regista: “Volevo fare un film che i genitori andassero a vedere con i loro bambini. Si cerca sempre di fare qualcosa con le opere che crei. Dai un linguaggio al mondo e speri che altri possano prenderlo e farne qualcosa nelle loro vite”.
Luca Marinelli è la voce italiana di Mufasa
A fronte di un cast stellare in inglese, a dare voce italiana a Mufasa è l’attore Luca Marinelli, grandissimo fan del cult di animazione: “Io divido la vita in tre atti: il primo per me si conclude a quarant’anni, il secondo atto va dai 40 agli 80, poi c’è il terzo atto che va dagli 80 in su. L’atto in corso secondo me è il più bello, è lo svolgimento del plot: è arrivata questa opportunità che mi dà la possibilità di guardare quel bambino di trent’anni fa. Contate che io credevo di non arrivare a 40 anni – non sto scherzando, a quattordici anni pensavo così. Qui si parla sempre del “Milele”, la “terra promessa” dei leoni: loro la trovano perché la vogliono trovare. Sarebbe bello dire al bambino che ero di andare “verso il suo Milele”. E bene o male è qualcosa che ho fatto con la mia vita, con la mia carriera. Però non l’ho fatto da solo, l’ho fatto assieme alla mia famiglia, ai colleghi, e questa è la cosa più bella…”.
Nel cartone del 1994 a doppiare nella nostra lingua Mufasa era stato il grandissimo Vittorio Gassman, ricordato così da Marinelli: “Mi sono ispirato molto ai miei ricordi del Mufasa che conoscevo, di Vittorio Gassman, che è nell’Olimpo delle divinità che seguo. Sapere di poter fare la versione giovanile di quel personaggio mi ha emozionato tantissimo. Qui diciamo che tutto quell’aspetto del leader austero è ancora in erba, anche se vediamo che sa fare gruppo. Di quella interpretazione mi ricordo i momenti di grande dolcezza e di grande sensibilità che venivano fuori, che da bambino mi sembravano un balsamo meraviglioso. Ho tentato in una qualche maniera di recuperarli”.
Margherita Bordino
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