Umano, troppo umano. Come Bong Joon-ho ha portato il fallimento nel thriller
In attesa per l’uscita del nuovo film “Mickey 17”, in sala dal 30 gennaio 2025, facciamo un approfondimento sul thriller umanista dell’acclamato regista sudcoreano, “Memorie di un assassino”
Diventato celebre nel mondo per Parasite, e al cinema dal 30 gennaio 2025 con il nuovo film Mickey 17, il regista sudcoreano Bong Joon-ho ha all’attivo una lunga filmografia di spicco, che fa propri temi di critica sociale, divario economico, fallimento. Proprio il fallimento è al centro del film Memorie di un assassino (2003), attraverso una narrazione che sovverte i classici stilemi del genere thriller.
Il film “Memoria di un assassino”
La storia è ispirata a crimini realmente accaduti alla fine degli Anni Ottanta, quando per la prima volta la Corea del Sud si trovò a fare i conti con l’inquietante fenomeno degli assassini seriali. Gli investigatori, incapaci di comprendere appieno la logica delle atrocità, si scontrarono con l’inefficacia dei loro metodi di indagine. Partendo da questi eventi di cronaca, Bong Joon-ho destruttura il thriller poliziesco “plot-oriented” tipico del cinema hollywoodiano, creando un dramma umano che si concentra sulle conseguenze emotive e psicologiche dell’insuccesso, sia a livello individuale che collettivo.
Il thriller di Bong Joon-ho tra istinto e logica
I protagonisti, il detective locale Park Du-man e l’investigatore di Seul Seo Tae-yoon, incarnano due approcci opposti alla ricerca della verità. Park, guidato dall’istinto, si affida alle intuizioni, convinto di poter riconoscere il colpevole solo guardandolo in volto: “I miei occhi possono leggere le persone”. Seo, al contrario, crede nella logica e nell’analisi meticolosa degli indizi, sostenendo che: “I documenti non mentono mai”. Tuttavia, entrambi gli approcci si rivelano inadeguati e con il progredire della narrazione i due investigatori devono confrontarsi con la crisi delle proprie certezze. Park e Seo reagiscono al fallimento in modi differenti: Park ha una vita personale al di fuori del lavoro, una persona cara e una casa a cui fare ritorno. Seo, invece, sembra vivere esclusivamente per l’indagine che diventa il centro della sua esistenza. È proprio questa mancanza di un’ancora emotiva che lo porta a cedere alla rabbia e alla frustrazione, rischiando di commettere gli stessi errori che in precedenza tanto criticava al collega. Entrambi finiscono così per essere vittime e carnefici di un sistema che li costringe a compromettere i propri principi e la propria umanità.
La società sotto accusa in “Memoria di un assassino”
Molto aspra è la rappresentazione che Bong Joon-ho offre delle autorità. Dipinte come incompetenti, ci vengono mostrate più interessate a chiudere il caso che a scoprire la verità. È il caso dell “prova a carico numero 28”: una scarpa sottratta a un giovane con una malattia mentale, Kwang-ho, che Park utilizza per creare una falsa traccia sulla scena del delitto. Abusi e violenze diventano gli strumenti per estorcere una confessione, spesso imboccata dagli stessi agenti. Il collega di Park, Cho Yong-gu, incarna questa brutalità con i suoi fedeli anfibi militari. Lo stesso contesto storico della Corea del Sud di quegli anni, segnata dal regime autoritario, amplifica ulteriormente questo senso di repressione. Infine, il ruolo della donna nella società viene tratteggiato attraverso il personaggio dell’unica agente femminile, Kwon, relegata a mansioni marginali come fare le fotocopie o servire il caffè. In questo scenario storico il regista ci pone una domanda implicita: “Che risultati possiamo aspettarci quando il clima sociale è dominato da sopraffazione, repressione e maschilismo?”.
Il fallimento investigativo come metafora in Bong Joon-ho
L’assassino diventa così il simbolo di un male inafferrabile, prodotto di una nazione che ha perso l’orientamento verso il bene comune. Assumendo i toni di un racconto archetipico, il film ci invita a riflettere sulle conseguenze della perdita dei valori, suggerendoci che l’oscurità interiore può inghiottire chiunque se si verificano le giuste condizioni. Memorie di un assassino è una perla rara in cui il fallimento di un’indagine investigativa diventa metafora del fallimento di un’intera società, critica ricorrente nella filmografia di Bong Joon-ho. Sarà lo stesso anche nel suo prossimo film, Mickey 17?
Simone Marangi
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