Benedict Cumberbatch affronta il dolore del lutto nell’adattamento del film “The Thing with Feathers”
Presentato alla 75esima Berlinale, il film tratto dall’opera di Max Porter è incentrato sull’elaborazione del lutto, dove la sofferenza passa attraverso l'immaginazione e un Corvo gigante
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Cosa fa più paura: la morte, la perdita o l’elaborazione del lutto? Un tema su cui il regista Dylan Southern ha costruito il suo ultimo film, tratto dall’omonimo libro di Max Porter del 2016 inserito dal Sunday Times nella classifica Top 100 Novel of the Twenty-first Century. The Thing with Feathers, con protagonista Benedict Cumberbatch, è stato presentato nella sezione Berlinale Special Gala all’ultima edizione del Festival di Berlino, il primo sotto la guida dell’americana Tricia Tuttle. Doloroso, inquietante e a tratti horror, The Thing with Feathers è un film che ti resta impresso così come il suo grande Corvo nero, che prima è un essere spaventoso e ingannevole, poi diventa quasi fraterno.
The Thing with Feathers: tra letteratura, teatro e cinema
“Essendo un grande fan dello straordinario libro di Max Porter e dell’adattamento teatrale di Enda Walsh, ero scettico riguardo a un adattamento cinematografico. Ma l’esperienza di leggere l’adattamento di Dylan Southern ha riacceso il ricordo cinematografico della lettura di questo racconto più viscerale di una famiglia consumata dal dolore“, aveva dichiarato Benedict Cumberbatch a Deadline quando il film era in produzione. “Dylan ha gestito magistralmente l’abilità della poesia cinetica di Max. È così ben realizzato sia sulla pagina che nel mazzo e nel tono. Contiene tutte le svolte selvaggiamente taglienti di toni e colori mutevoli tra il domestico e il mitico, tra la disperazione, la commedia e ogni giorno di perdita. È una lettura elettrizzante e non potrei essere più entusiasta di portare la visione cinematografica di Dylan sul grande schermo”.
The Thing with Feathers: la storia
Un padre da poco vedovo affronta la perdita dell’amata moglie insieme ai due piccoli figli: questa in grandi linee è la trama che diventa assai affascinante per la sua tensione emotiva divisa tra realtà, finzione e immaginazione. Benedict Cumberbatch è qui un uomo distrutto dal dolore che ha perso l’amore della sua vita. E questo dolore è per lui accecante, struggente, talmente coinvolgente da fargli perdere la bussola dimenticando di dedicarsi ai figli come dovrebbe. Il suo è un dolore sincero, accecante, che lo rende solo, lo allontana da tutti, anche dai più cari. In questa storia ci sono però due bambini che a loro volta vivono e sentono il dolore anche se in modo differente dal padre. The Thing with Feathers è un film che si concentra su questo: mostra come il dolore può spezzare, distruggere, portare il buio totale ma che come con il tempo, con la condivisione e l’elaborazione può trasformarsi anche in ricordo e amore.
Il dolore e la sua forma in The Thing with Feathers
“Quando ho letto il libro per la prima volta sono rimasto profondamente commosso. Non avevo mai visto il dolore gestito in questo modo così singolare e unico, come una specie di miscela tra prosa e poesia”, ha commentato il regista presente alla Berlinale. “È un libro incredibilmente sottile che contiene così tanta profondità, sfumature e intuizioni che riguardano chiunque, chi c’è passato e chi ne passerà attraverso”. E come avviene nella serie Eric (in cui protagonista è sempre Cumberbatch) in The Thing with Feathers, l’immaginazione del protagonista, che di mestiere – anche qui – è un illustratore, deve fare i conti con una creatura che arriva dalla sua mente, il Corvo (interpretato da David Thewlis) citato sopra, oltre che nel titolo.
La dimensione reale e fantastica della sofferenza nel film di Dylan Southern
“In questo film c’è una dualità. Ci sono questi momenti ordinari vissuti in casa in cui si lotta per andare avanti con la vita di tutti i giorni e poi ci sono quelle scene espressionistiche in cui il corvo prende il sopravvento”, ha commentato Cumberbatch in conferenza. In The Thing with Feathers ci sono effettivamente la quotidianità e il fantastico, ed entrambe queste dimensioni mostrano cosa succede in quei momenti forti, struggenti, difficili. L’attore – volto di Doctor Strange – sottolinea quanto è rimasto affascinato da come Dylan Southern, in modo del tutto visuale e visionario, abbia esplorato cinematograficamente il modo in cui il Corvo irrompe e arriva nella storia. “Può arrivare in un ricordo e prendere il controllo della memoria e dire ‘no, non ti permetterò di essere sentimentale’. La sua funzione è quella del dolore stesso che ti spazza via il pavimento da sotto i piedi o ti fa essere estremamente realistico su ciò che sta accadendo”.
Margherita Bordino
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