L’orto americano: Pupi Avati e il suo film gotico tra MidWest ed Emilia Romagna 

Pupi Avati torna al gotico con un film in bianco e nero dal titolo “L’orto americano”: protagonista della pellicola è Filippo Scotti. Ecco una clip in esclusiva

L’orto americano di Pupi Avati, adattamento del suo omonimo libro edito da Solferino, è al cinema dal 6 marzo con 01 Distribution. Il film, presentato come  chiusura della Mostra internazionale del Cinema di Venezia 2024, è senza troppi giri  di parole, di vero genere. Gotico, inquietante, a tratti surreale, è in un bianco e nero avvolgente.  

L’orto americano: il nuovo film di Pupi Avati  

Tutto ha inizio come una storia d’amore che collega il Midwest americano all’Emilia Romagna e viceversa, per poi diventare una storia horror in cui morbosità e poesia si incontrano e scontrano. Fanno parte del cast Filippo Scotti, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli, Rita Tushingham, Massimo Bonetti, Morena Gentile, Mildred Gustafsson e Romano Reggiani. 

Un film ambientato nel Dopoguerra 

Come riportato dalla sinossi ufficiale: “A Bologna, ai tempi della Liberazione, un giovane problematico con aspirazioni letterarie si innamora al primo sguardo di una bellissima nurse dell’esercito americano. L’anno dopo, nel MidWest americano, lui andrà ad abitare in una casa contigua a quella della sua amata, separata solo da un nefasto orto. Lì vive l’anziana madre, disperata dalla scomparsa della figlia che non ha dato più notizie di sé dalla conclusione del conflitto. Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione terrificante, fino a una conclusione in Italia del tutto inattesa”.  

In questa clip de L’orto americano si anticipa la scena in cui il presunto omicida Glauco Zagatto (Armando De Ceccon) è in attesa di processo, mentre il protagonista (Filippo Scotti) cerca di capire se sia davvero lui il colpevole della scomparsa della figlia della sua vicina americana. 

Le parole di Pupi Avati sul film 

“Nell’attuale proposta di ritorno al “gotico”, con L’orto americano abbiamo dilatato i confini ambientando una porzione iniziale del racconto nel Midwest americano e la parte successiva in quella sorta di Midwest italiano che è il grande delta del Po”, ha commentato il regista Pupi Avati. “Per la prima volta nella nostra filmografia portiamo in scena il Dopoguerra italiano. Quella stagione nella storia del nostro Paese vissuta a ridosso del concludersi della Seconda guerra mondiale, ancora intrisa dall’orrendo effluvio della paura e della fame in uno scenario di assoluta devastazione”.

E ha aggiunto: “È in questa Italia, nel recupero dei cadaveri dei tanti giovani militari, di uno o dell’altro fronte, nel tentativo di restituire un’affrettata legalità al contesto sociale, che si muove il nostro protagonista alla ricerca disperata di un amore totalmente idealizzato. Sarà il mostrare proprio questa Italia ridotta in macerie, nella comparazione con la “rassicurante” America, a tratteggiare simbolicamente il disagio mentale che accompagna l’io narrante della nostra storia. Sarà nella ricostruzione di un processo penale di quel tempo, avente come imputato un reo di delitti indicibili, a riportarci a una stagione della vita sociale in cui la necessità di un esplicito ritorno alla normalità fece sì che si affrettassero giudizi e sentenze, in una condizione di necessaria impellenza”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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