Le assaggiatrici. Al cinema il film sulle donne chiamate a rischiare la vita per Hitler

Paura e sottomissione, abitudine e complicità. Silvio Soldini cattura la verità e la forza di un momento drammatico, riportato da Rosella Postorino nell'omonimo romanzo. Al cinema dal 27 marzo

È il 1943 ma potrebbe essere anche un altro momento della storia. Del passato, del presente o del futuro. Sette donne sono riunite in una stanza, sedute attorno a un tavolo rettangolare, con davanti a loro varie portate da assaggiare: non è una festa, non è una ricompensa, e neanche una prova di sopravvivenza. Sono lì come cavie: scelte per provare il cibo preparato per il Fuhrer, per testare che non sia avvelenato. Sono Le assaggiatrici, protagoniste dell’omonimo libro di Rosella Postorino che ora arrivano sul grande schermo con il film di Silvio Soldini presentato in apertura al Bif&st e al cinema dal 27 marzo con Vision Distribution.

Le assaggiatrici, al cinema il film di Silvio Soldini

La più grande preoccupazione di Soldini era “riuscire a credere alla vita e alla verità di queste giovani donne che ottant’anni fa hanno realmente vissuto quel dramma, e questo all’interno del rigore di una messa in scena che sentivo necessaria a dare forza al racconto”. Ha fatto così un lavoro meticoloso con ogni reparto: “Siamo partiti da foto d’epoca, donne e uomini in campagne e città negli Anni ’40 in Germania. Poi immagini di quadri, accostamenti di colori, foto a colori di quegli anni fatte con pellicola Agfa, tedesca, con i magenta e i blu dominanti… immagini che hanno dato una direzione precisa ed emozionante alla fotografia di Renato Berta e alle scene di Paola Bizzarri, che ha ricostruito l’interno e il cortile della scuola trasformata poi in caserma dalle SS creando un mondo grigio-azzurro, come le divise dei soldati, quasi senza altri colori”.

La vera storia delle assaggiatrici di Hitler

Lo spunto de Le assaggiatrici arriva da una storia vera, quella di Margot Wölk che nel 2012 a 95 anni, poco prima di morire, ha rivelato di essere stata una delle giovani tedesche costrette ad assaggiare i pasti di Hitler. Nessuno prima di allora aveva mai saputo dell’esistenza delle assaggiatrici. Rosella Postorino ha letto della sua storia su un trafiletto di giornale e non ha mai intervistato – per via della mancanza di tempo – Margot Wölk, unica tra queste donne a sopravvivere alla fine della guerra. Si è però documentata molto e unendo realtà e finzione ha raccontato una storia drammatica e forte. Soldini ha preso questo materiale e con grande amore ne ha fatto un film altrettanto forte riuscendo ad andare oltre la finzione e a catturare la verità, anche attraverso brevissimi (e quasi impossibili) momenti di gioia.

L’ispirazione per il film Le assaggiatrici

Per desiderare di tradurre in immagini un romanzo deve accadermi qualcosa, al di là di quanto lo trovi bello o riuscito. Devo sentire una sorta di attrazione. E una parte sensibile di me deve sentirsi a casa in quella storia, nei personaggi, nelle emozioni che porta a galla. Devo trovare uno spazio che mi permetta di muovermi liberamente per arrivare a raccontare col mio sguardo, per immagini, ciò che nella scrittura è così forte e vivo”, ha detto il regista. “Mi era già successo una volta, anni fa, con “Ieri” di Agota Kristof, da cui ho tratto “Brucio nel vento”, un film girato in un’altra lingua, il ceco. E questa volta, un altro romanzo scritto da una donna mi ha portato a fare un film in tedesco, di nuovo una lingua non mia e che non conosco… D’altronde in che altra lingua avrei potuto girare un film che racconta una storia ambientata nel 1943 in Germania?”.

Le assaggiatrici è un film rigoroso e vero, in cui si passa dal terrore all’abitudine saltando quasi del tutto la fase della rassegnazione, ovvero quella fase che forse chi vive veramente in primo piano la guerra e la povertà non sente sua. Come ha sottolineato Soldini: “Il vero cuore del film è il gruppo di donne costrette in una stanza intorno a una tavola apparecchiata. Lì, nella sala assaggi e nel cortile durante l’attesa tra due pasti, Rosa e le altre vivono emozioni e sentimenti di ogni genere, iniziando dalla paura, dalla rabbia, per arrivare a stringere amicizie, complicità, o a tradirsi”. Un racconto letterario e ora cinematografico stimolante che riguarda il potere e la sottomissione, che riflette in un modo in un certo senso inedito sugli effetti del totalitarismo (di ogni totalitarismo) sulla vita privata e intima delle persone. 

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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