Il cinema e la figura del Papa, una lunga storia. 5 film da rivedere
Da “Il Marchese del Grillo” a “La Papessa”, da “L’uomo venuto dal Kremlino” a “I due Papi”. La figura del Pontefice al cinema attraverso alcune interessanti (e anche dissacranti) narrazioni

Il mondo è immobile davanti alla morte di Papa Francesco. Per molti un Pontefice rivoluzionario, che ha dato vita a una nuova Chiesa, per altri il Papa delle contraddizioni, basti pensare alle sue opinioni radicali riguardo omosessualità o gender, aborto o fine vita. Il cinema in tanti anni, attraverso narrazioni diversissime tra loro, ha sempre raccontato la figura del Pontefice con ritratti a volte veritieri, altre sarcastici o provocatori. Ha raccontato a largo raggio uno dei “mestieri” più complessi che esistono, quello del capo della Chiesa Cattolica diviso da sempre tra potere temporale e spirituale, tra morale e dogma. Qui cinque film da recuperare o rivedere che bene illustrano sfumature reali e di finzione che riguardano il sistema Chiesa e papato.
L’uomo venuto dal Kremlino (1968)
Un dramma politico-religioso tratto dal romanzo omonimo di Morris West, pubblicato nel 1963, qui con la regia di Michael Anderson. La storia è quella di Kiril Lakota (Anthony Quinn), un arcivescovo ucraino che, dopo anni di prigionia in un gulag sovietico, viene liberato e inviato a Roma dove viene inaspettatamente eletto Papa, con il nome di Kiril I. Il contesto è quello del tempo (la Guerra Fredda), quindi un momento storico di grande tensione mondiale, e segnato dalla minaccia di una guerra tra l’Occidente e la Cina. L’uomo venuto dal Kremlino, accolto abbastanza bene dalla stampa e dal pubblico, si concentra su temi come la povertà globale, il dialogo tra religioni e la crisi dell’autorità spirituale. Ed è uno dei primi film a mostrare un conclave papale in modo dettagliato e realistico, seppur come sempre ricostruito in studio e non girato nei veri ambienti.

Il Marchese del Grillo (1981)
“Perché io so’ io… e voi non siete un cazzo!“. Il Marchese del Grillo è uno dei capolavori della commedia all’italiana. Un film che cela dietro la risata una bella analisi e critica del potere, incluso appunto quello del Papa. Diretta da Mario Monicelli, la storia è ambientata nella Roma di inizio ‘800 durante il pontificato di Papa Pio VII, periodo di grandi tensioni politiche per l’occupazione napoleonica, la decadenza dello Stato Pontificio e i contrasti tra aristocrazia e popolo minuto. Protagonista è Alberto Sordi nei panni di Onofrio del Grillo, aristocratico romano realmente esistito. Il papa che compare nel film è mostrato come una figura bonaria ma distante, simbolo di un potere ormai stanco e incapace di comprendere i cambiamenti; trattato con una venatura satirica, non offensiva, ma che ne evidenzia il ruolo quasi decorativo nell’ambito di una Roma che si appresta a essere travolta dai francesi.
La Papessa (2009)
Film tedesco diretto da Sönke Wortmann e ispirato al romanzo Pope Joan di Donna Woolfolk Cross. Sia il film che il libro sono un’opera affascinante che mescola storia, leggenda e critica sociale, raccontando la vita della leggendaria Papessa Giovanna (Johanna Wokalek), figura controversa, la cui esistenza non è mai stata storicamente provata. La sua storia risale a una leggenda medievale, comparsa per la prima volta in testi del XIII Secolo, e anche se nessun documento ufficiale conferma la sua esistenza – e il Vaticano nega categoricamente la possibilità che una donna abbia mai occupato il soglio pontificio – la leggenda è rimasta popolare nel folklore europeo, anche come simbolo proto-femminista.
Habemus Papam (2011)
Diretto da Nanni Moretti, Habemus Papam è una commedia dolce-amara che esplora con delicatezza e ironia il peso immenso del ruolo papale, e anche la fragilità umana nascosta dietro l’autorità religiosa. Dopo la morte di un papa, il conclave elegge come nuovo pontefice il cardinale Melville (Michel Piccoli) che però al momento di affacciarsi dalla loggia, dopo il famoso “Habemus Papam!”, avverte un crollo emotivo che lo spinge a rifiutare il ruolo. Il Vaticano, del tutto impreparato a questo avvenimento senza precedenti, chiama uno psicanalista laico (Nanni Moretti) per aiutarlo. Né la fede né la scienza riescono a dissuadere Melville che fugge, si perde tra la gente comune e cerca di capire se può reggere un compito tanto grande e complesso.

I Due Papi (2019)
Tradizione e progresso. I Due Papi è un racconto intenso, raffinato e profondamente umano. Dietro la macchina da presa c’è Fernando Meirelles (regista di City of God), e il film ripercorre un momento storico recente, chiave nella Chiesa cattolica di oggi, che ha creato non poche discussioni: il passaggio da Papa Benedetto XVI (Anthony Hopkins) a Papa Francesco (Jonathan Pryce). Questo passaggio è raccontato nel film in un modo inedito, personale, a tratti persino tenero, mettendo in scena la conoscenza e il dialogo tra i due che si confrontano — e a volte contrastano — su temi quali fede, visione della Chiesa, modernità e perdono. Un film che mette lo spettatore davanti a differenze profonde che non dividono, anzi… Uniscono in un inaspettato rispetto reciproco.
Margherita Bordino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati