Marranzano Rhapsody. Un viaggio (sonoro) in Siberia
Di mestiere fa il film-maker, ma per passione suona lo Scacciapensieri. Da molto tempo, Diego, pensa di mettere insieme le due cose. Finché, nel 2009, scrive il suo film. Due anni dopo manda un teaser al “Documentary In Europe”: vince un premio molto particolare e comincia, finalmente, il suo viaggio. Tra musica, cinema indipendente e nuove pratiche di produzione. Oggi, con pochi denari e tanti amici, si può anche girare un mega documentario. Spostandosi da un capo all’altro del mondo.
Una delle ultimissime donazioni è di Monsieur Bernard Lalanne-Cassou, un signore barbuto e gioviale, che di mestiere fa l’entomologo e lo studioso di farfalle. Vive a Parigi con la moglie, nella sua bella casa-museo, e colleziona uno strumento molto particolare, di cui possiede centinaia di esemplari, anche pregiatissimi e molto antichi: Bernard è un cultore di “scacciapensieri”, quello strano strumento metallico, simile a una chiave o a un ferro di cavallo, che in Sicilia chiamano “marranzano”, in Sardegna “trunfa”, “doromb” in Ungheria e in India “morchang”.
Poi ci sono il violinista Marco Fabbri e la sua compagna Claudia Mortali, una cinquantina di amici della Locanda Scorfano Rosso, che alla loro offerta hanno allegato un pizzino con tutte le firme scritte a mano, Vito Martinelli, ingegnere del suono, la producer Serena Gramizzi, Jeff Greene di “Evergreene Painting Studios”, la misteriosa Frédérique, che da Parigi ha inviato anche uno splendido collage, il collettivo Alterazioni Video, il compositore Andrea Tich e il regista Paolo Santagostino, che accompagna il suo affettuoso lascito con una battuta: “non permettere a Diego di andare in Yakutia sarebbe come provare la pizza più deliziosa a Napoli senza la volontà di pagare il conto”.
Già. Perché tutta queste persone, e le altre decine e decine che hanno sostenuto la causa, in comune hanno lui, Diego Pascal Panarello: siciliano di Augusta, film maker di mestiere, sognatore per vocazione, Diego è il destinatario di una valanga di contributi in denaro, arrivati da ogni angolo del globo come prezioso carburante per la sua nuova, piccola macchina cinematografica: un film, un’idea, un desiderio da tradurre in pellicola, che è diventato anche il desiderio di tantissima gente. Ciascuno ha versato tra i 10 e i 2.500 dollari, scegliendo, in base alla cifra, il benefit più gradito.
Si chiama crowdfunding, o produzione dal basso, ed è una delle pratiche oggi più diffuse nel circuito cinematografico indipendente: sfruttando il potere del web, si condivide un progetto con il resto del mondo e si chiede, a chi s’appassiona, di adottarne un pezzetto. L’intero plotone di co-produttori sarà coinvolto nel percorso e citato, nome per nome, nei crediti del film.
Il termine per poter aiutare Diego è scaduto il 9 luglio 2012. La massima vetta sperata, in 40 giorni di campagna, era di 8.000$: cifra superata e non di un pizzico. Nel suo salvadanaio, adesso, di dollari ce ne sono 9.645. Un miracolo, realizzato da quella che ora è una famiglia allargata, “amici, supporters, fratelli e sorelle”, ringraziati uno per uno sulla fan page di facebook.
Il film si intitolerà Jew’s Harp – From Sicily To Yakutia, The Road To Rhapsody e il fatto che tra i sostenitori ci sia anche il gentile signor Lalanne-Cassou non è certo un caso. Perché il lungometraggio di Panarello altro non è che un omaggio allo “Jew’s Harp”, ovvero lo Scacciapensieri, secondo ufficiale terminologia inglese. Diego compirà un viaggio sulle tracce dell’antico strumento per bocca, diffuso in tutto il mondo e in moltissime culture tradizionali, provando a ricostruirne storia e origini. Viaggio impegnativo: Sicilia/Siberia round trip. 12.600 Km all’andata e altrettanti al ritorno.
La meta? Lo Stato siberiano di Yakutia, dove il marranzano è strumento nazionale. Simbolo della fertilità, da quelle parti sono soprattutto le donne a suonarlo: con la sua strana forma, che sembra un po’ una vagina stilizzata, rappresenta un centro di energia creatrice, l’origine del suono e della corrente vitale. È Diego a raccontare che, a Yakutia, le donne si radunano nella steppa per intonare inni alla gioia e alla fecondità, mentre gli uomini usano le percussioni. Ed eccolo, lo scopo del documentario: portare a galla tutti i racconti, le leggende, le verità, i segreti di questo misterioso oggetto sonoro. Sperando di catturarne l’anima. E allora provare a comprendere, per esempio, come sia possibile che questo pezzettino di ferro, le cui origini risalgono agli albori di civiltà millenarie, emetta onde con un andamento grafico identico a quello creato da un sintetizzatore. La preistoria dell’elettronica?
Il timbro dello Jew’s Harp, dispositivo prodigioso con caratteristiche psicoacustiche, usato spesso per indurre stati di trance o per placare il dolore, appartiene più al cielo che alla terra. Vibrazioni di carne e fiato, prodotte controllando il respiro e l’apertura della bocca, muovendo la lingua e pizzicando con le dita la lamella laterale: un oggetto sensuale, “idiofono”, capace cioè di risuonare tramite il proprio stesso corpo metallico, senza bisogno di corde, membrane o casse armoniche. Micro-generatore di suoni-fremiti, è quasi una protesi dell’orifizio orale del musicista. Eppure, alla forte fisicità e all’estremo minimalismo artigianale, corrisponde un potere tutto mentale: lo scacciapensieri – ed è forse questo, allora, il nome più azzeccato – è un canale aperto su una dimensione astratta, spirituale. Una piccola chiave magica, che, lungo la linea invisibile del suono, dischiude le leggendarie “porte della percezione”, in un loop di frequenze ipnotiche.
Diego, dal 2009 a oggi, ha realizzato circa 30 ore di girato, in Sicilia, Svizzera e Francia. A sostenerlo la casa di produzione subalpina Stefilm, interessatasi al progetto dopo la vittoria, nel 2011, del “Primo Premio di Crowdfunding 101”.
Oggi il giovane regista-suonatore ha un bel gruzzolo da parte, per proseguire il suo viaggio verso le praterie ghiacciate della Siberia. E i suoi cento compagni d’avventura hanno già avuto in cambio, oltre all’immensa riconoscenza, una serie di regali: chi uno scacciapensieri del Vietnam, di quelli che usavano gli amanti per le loro serenate, oppure uno dell’Ungheria, dove a costruirli era lo straordinario artigiano Zoltan Szilagyi; qualcun altro riceverà un seme, piantato in Yakutia, con tanto di coordinate google maps: un giorno diventerà una pianta, da potere eventualmente rintracciare. O ancora, certuni vedranno ribattezzato uno scacciapensieri del Museo di Yakutia col proprio nome. Ma, soprattutto, la folla di co-produttori avrà in dono la magia di un film. Voluto, sudato, inseguito per anni. Una sfida piena di sentimento, il cui lieto fine prescinde dalla tipiche logiche dell’industria culturale. Qui, un film diventa patrimonio e creatura di chiunque ci creda e abbia voglia di goderselo.
Chiamatelo crowfunding, come si usa oggi, oppure chiamatela, più prosaicamente, “colletta creativa”. Ma chiamatela, soprattutto, condivisione di un sogno.
Helga Marsala
www.jewsharpfilm.com
www.facebook.com/JewsHarpFilm
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