Il 41esimo parallelo secondo Barbara De Dominicis e Julia Kent
L'avevamo lasciata con “Anti-Gone” (WM Recordings), Barbara De Dominicis. Era il 2009, ma la raccolta di suoni, storie, musicisti ed energie che si erano condensate in quel progetto era iniziata già nel 2007. La ritroviamo ora in duo con Julia Kent, violoncellista newyorchese dalla grande sensibilità artistica, un curriculum da fare invidia (ha collaborato, tra gli altri, con Antony Hegarty) e un tocco sullo strumento riconoscibilissimo.
Barbara De Dominicis, che ha conosciuto Julia Kent svariati anni fa, tramite un fortuito incrocio via web (pare ormai essere la norma), spiega com’è nato Parallel 41, disco e sodalizio artistico ottimamente recepito dalla critica (la prestigiosa rivista inglese Wire ha dedicato loro una lusinghiera recensione): “‘Anti-Gone’ è stato un primo tentativo di conciliare una forma chiusa, simil-canzone, con slanci più anarchici legati soprattutto alla voglia di utilizzare i suoni casuali dell’ambiente accumulati a margine di una serie di viaggi. Nel frattempo, la curiosità crescente per il paesaggio sonoro mi ha spinta a continuare la raccolta di suoni ambientali. La ricerca si è dilatata, frammentata e ricomposta fino ad ancorarsi a una latitudine: il 41° parallelo”.
La destinazione di questi appunti sonori è stata una forma di collage audio: Crossings (commissionato da Radio Papesse per Radia network), A Tale Of Two Cities (una serie, ancora in progress, di ritratti sonori di luoghi legati tra di loro da un sottile filo rosso: Napoli e New York, in primis, alle quali quest’anno si sono aggiunte Lisbona e Viseu, soprattutto grazie alla collaborazione con il sound-artist portoghese Leonardo Rosado).
Ma che genere di lavoro è Parallel 41? “Abbiamo cercato di svincolarci dalla tentazione della struttura. Non sono certa che si sia riusciti nell’intento, ma forse questo è irrilevante. Abbiamo cercato di dilatare gli orizzonti evitando di rinchiuderci in uno studio e anzi tentando di assecondare elementi come l’imprevisto, l’indeterminatezza, la spontaneità. Abbiamo lasciato pressoché intatte frammenti di conversazioni, rumori inattesi o apparentemente fuori posto”, continua Barbara De Dominicis.
Passi, cinguettii, fruscii, frammenti urbani e voci (manipolati e non) diventano quindi parte del viaggio. “Non siamo partiti con l’idea di fare un disco, ma piuttosto di registrare (talvolta in maniera anche un po’ spartana e corsara) in luoghi evocativi dal punto di vista sonoro e/o visivo; per poi valutare solo in un secondo momento un’eventuale pubblicazione. Per una serie di casualità, la Baskaru di Eric Besnard ha però captato il nostro lavoro mentre era ancora aperto e in corsa e solo grazie alla sua generosissima e ampia visione abbiamo avuto la possibilità di pubblicare un cd/dvd”.
Faraway Close | trailer from Au Hasard media on Vimeo.
Oltre ai nove brani contenuti nel cd, l’edizione è infatti completata da un dvd: il suo contenuto è il documentario di Davide Leonardi, Faraway Close, sorta di diario viaggio psico-geografico che si sofferma su “due città dense e ingombranti”, con uno sguardo assolutamente personale e una visione certamente più vicina ai codici del cinema che non a quelli della videoarte. “D’altra parte, Davide reclama il suo legame con la scrittura e con il cinema piuttosto che con la videoarte”.
Vincenzo Santarcangelo
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