Barcellona, unica tappa europea del Mutek Festival
Un’edizione in formato micro per il festival punto riferimento mondiale per l’incontro tra musica e arti digitali. Dall’incontro tra musica e tecnologia, nasceva 13 anni fa in Canada il Mutek, una rassegna dal sapore digitale, con edizioni in Brasile, Cile, Argentina e Messico. Alcuni show-cases in giro per il mondo, e un appuntamento europeo che trova la sua naturale ubicazione in Spagna già da quattro anni.
È il Paese europeo con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, ma è anche quello con i più alti livelli di alfabetizzazione digitale nel bacino del Mediterraneo. In questa cornice non si può rimproverare alla Spagna di avere una scarsa sete di novità tecnologiche, né tantomeno un esiguo numero di festival musicali. Quando a tutto questo si aggiunge una diffusa cultura della sperimentazione audiovisiva, del video-mapping e delle installazioni luminose, ecco che la Spagna diviene la cornice ideale del festival di musica elettronica e arti digitali per eccellenza.
Il Mutek fa il suo debutto in Canada quale evento complementare del Festival of New Cinema and New Media, fondato a Montréal nel 1971. In qualità di nuovo direttore del FCMM, nel 2000 Alain Mongeau dà vita alla prima edizione di una sezione del festival interamente dedicata alla interazione tra suono, musica e new media. Le ripercussioni a livello internazionale delle proposte del Mutek arrivano già con la terza edizione. Da un lato i primi show-cases internazionali a Berlino e Sao Paulo, dall’altro il festival inizia a far parlare di sé su riviste come Grooves Magazine, che ne esalta la conquista di credibilità al pari dei grandi festival americani di musica sperimentale, anche a confronto con rivali come il Sónar Barcellona in qualità di festival barometro globale della scena della musica elettronica in costante mutazione.
E proprio Barcellona, che ha dato i natali allo storico Sónar, ha appena accolto la quarta edizione del Micro-Mutek. Il pomeriggio del festival è tutto dedicato a workshop, live-set e conferenze. Nella suggestiva cornice di un convento medioevale, a cui si accede passando per l’installazione di James Turrell Deuce Coop, si ritrovano a dibattere di arti digitali alcuni esponenti di festival di punta come il Primavera Sound Festival, lo Screen Loop, la Red Bull Music Academy, e quello del cortometraggio musicale, l’In-Edit Beefeater.
La cappella del convento si trasforma per un weekend, in una sala per installazioni interattive come Non Human Device del duo portoghese Boris Chimp 504, The Pendulum, e lo strumento audio-video generativo Gengen. Durante la notte il Mutek si divide in più sale, compresa un’ala della modernista struttura della Estación Francia. Dall’Inghilterra arriva un rinnovato suono dubstep con Kuedo, i ritmi gotici e oscuri del duo Raime e la musica ambientale, a tratti electro-bass, di un veterano dell’elettronica e non solo come Jon Hopkins. Tra le proposte spagnole il Mutek schiera in campo il ritmo minimal di Astroboyz, XTRNGR e Clip!, ex alunno della Red Bull Music Academy.
Chiude il Micro-Mutek uno dei padri fondatori della tecno e dello spettacolo audio-visuale collettivo. Jeff Mills presenta oggi in Spagna il suo nuovo disco The Jungle Planet con cui si conclude la quarta edizione del festival.
Più che il programma del festival, è il suo direttivo a contare su una importante presenza italiana. A capo del Micro-Mutek c’è Alberto Nerone, dj e produttore di origini italiane, cresciuto a spasso per il Latino America e Torino. All’evento inaugurale ci ha raccontato dell’amicizia con Sergio Ricciardone di Club2Club e della comune passione per il travelling around dei festival. Questo il mix di un festival purista, dai costi contenuti e dalla politica orientata all’internazionalizzazione e all’interattività tra pubblico e tessuto urbano.
Enrichetta Cardinale Ciccotti
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