Elias Nardi nel Giardino dei Tarocchi
Esistono luoghi capaci di proiettare lo spirito in un’altra dimensione. Il Giardino dei Tarocchi è uno di questi. Ideato dall'artista Niki de Saint Phalle è un parco popolato di statue ispirate alle figure degli Arcani Maggiori. Dal loro incontro con due membri dell’Elias Nardi Quartet è nato il secondo album dell'ensemble, che spazia tra Medio Oriente, ethno-jazz e progressive.
“L’idea di concepire un lavoro sui tarocchi”, ha spiegato il leader Nardi,“è nata dopo una visita che io e il bassista Carlo La Manna abbiamo fatto al Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle, vicino a Capalbio, nella mia Toscana. La visione delle sbalorditive sculture dell’artista franco-americana in un luogo così bello e affascinante ci ha sconvolti a tal punto da pensare di poter affrontare anche noi un certo tipo di lavoro in musica”.
Si chiama The Tarot Album questo disco strumentale di 18 brani composto da Elias Nardi, poliedrico musicista di Pescia, col contributo del suo quartetto, completato da Roberto Segato (piano, tastiere, synth) e Zachary J. Baker (batteria), con l’aggiunta di special guest: Andrea Vezzoli (sax baritono e clarinetto basso), Emanuele Le Pera (percussioni), Dania Tosi (voce soprano), Savino Pantone (viola). L’album è un itinerario mistico che, alla matrice “etnica” rappresentata dagli arpeggi del liuto arabo, l’oud, suonato da Nardi, ha aggiunto svariate componenti, figlie dell’esperienza e della sensibilità dei singoli membri del gruppo: basso elettrico fretless, tastiere con sonorità progressive e psichedeliche, un set minimale di batteria, lontano dall’uso predominante delle percussioni tipiche del Medio Oriente che si era sentito nel disco precedente.
The Tarot Album è dunque una sorta di concept-album che attraversa la simbologia dei tarocchi e trova il suo punto di forza nel superamento degli intenti descrittivi, come ha ricordato Nardi: “‘The Tarot Album’ ha visto un percorso di studio e di documentazione su una materia come quella dei tarocchi che ci ha visti coinvolti emotivamente dopo la visione delle incredibili sculture in tema della de Saint Phalle”. In sintesi, in questo lavoro il rapporto tra musica, arti visive, spiritualità, studio e ricerca è stato ed è estremamente stretto.
Claudia Giraud
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #11
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