Joan La Barbara e Rolf Julius: voce e immagine
“Why Black? Why Red? Joan La Barbara sings Rolf Julius” contiene la documentazione video integrale della performance omonima, che ebbe luogo il 15 dicembre 2012 al Museo del Castello di Rivoli, grazie allo spazio e/static di Torino. Pubblicato in 500 copie, il dvd contiene anche una preziosa intervista alla grande vocalist americana.
Joan La Barbara e Rolf Julius si incontrarono a Berlino verso la fine degli Anni Settanta, per rivedersi molte altre volte in seguito, soprattutto nel corso del 1983 a New York, dove Julius rimase un anno come artista in residenza al PS1. Anche se non gli fu mai possibile vedere realizzata una performance pubblica dei suoi dots (la sua scomparsa è avvenuta nel 2011), Julius credeva nella possibilità di tradurre in suoni le sue macchie-punto rosse e nere, ed era convinto che la migliore espressione di questa modalità interpretativa sarebbe stata possibile soltanto alla grande vocalist americana Joan La Barbara. L’artista tedesco, infatti, riteneva i suoi lavori come autentiche fonti sonore (in alcuni casi l’immagine era concepita pensando a dei suoni molto precisi) e così, osservando le sue opere, La Barbara prese a considerarle come vere e proprie partiture grafiche. In seguito Julius realizzò alcuni piccoli songbook su cui, a causa della natura della carta, era possibile intravedere l’immagine sul foglio sottostante. La Barbara iniziò, quindi, a relazionarsi non soltanto con le rappresentazioni in primo piano, ma anche con le ombre che emergevano dalle figurazioni meno evidenti.
“Per una volta, mettiamo da parte i modi tradizionali di osservare”, scriveva Julius, “e proviamo a vedere queste forme tonde come segni mutevoli, che possono essere decifrati e letti: non come parole di un linguaggio noto, ma piuttosto come segni di un alfabeto straniero, o un’inconsueta notazione musicale, che si specializzi nello scoprire i limiti di una forma, traducendo variazioni di colore e deviazioni da un dato standard in un linguaggio e trasformandoli quindi in suoni/musica. Studiando questo linguaggio, si scoprirà che le sue regole, la sua grammatica, perfino il suo vocabolario, non possono essere interpretati con precisione. Potremmo trovarci una remota somiglianza con il giapponese, una lingua che – a differenza del tedesco – permette differenti possibilità di essere compresa”.
Inizialmente Julius pensò a Why Black? Why Red? come a una performance pianistica. È stato quindi molto diverso realizzarlo con la voce, con cui si possono mettere in luce al massimo solo pochi suoni nello stesso momento. Julius era molto aperto rispetto all’interpretazione di La Barbara, a cui non diede mai alcuna regola o indicazione, perché voleva solo sentire i vari timbri vocali scaturire direttamente dal suo lavoro. Così, non potendo articolare la struttura armonica alla stessa maniera di un pianoforte, La Barbara ha affrontato singolarmente le parti, rafforzando la sensazione che le vibrazioni appena udite potessero davvero essere state emesse da quelle forme.
Osservando l’opera nel suo insieme, si ha quasi la sensazione di esserne risucchiati, come spinti all’interno di questi buchi neri. Il modo in cui ogni singolo punto si mette in relazione con un altro, poi, è molto particolare: alcuni hanno un alone leggermente brumoso, come di indefinite lune nipponiche, altri invece sembrano contrapporsi fra loro all’interno degli stessi pannelli. È possibile pensarli anche come dei punti su un lato di un dado e tendere perciò a metterli in reciproca relazione, ma se si osserva il moto, se si “viaggia” attraverso l’intera opera, si scorgono diverse relazioni vicine e lontane, ed è veramente come se queste stampe-partiture vibrassero e si muovessero, quasi come delle bandierine di preghiere tibetane che sventolano nel vento.
Improvvisando sulle partiture visive di Rolf Julius all’interno del Castello di Rivoli, La Barbara ha osservato e descritto con la sua voce le sfumature di ogni macchia, in modo particolare i bordi intorno alla forma dei singoli punti, alcuni dei quali sembravano muoversi attraverso lo spazio, mentre per altri è come se la performer dialogasse intimamente con loro. Il progetto, ideato e curato da Carlo Fossati per e/static , si è svolto nell’ambito di Rivolimusica 2012-13, la rassegna organizzata dall’Istituto Musicale Città di Rivoli, ed è ora disponibile in un imperdibile dvd che rende partecipi di un evento unico e irripetibile tutti coloro che non poterono essere presenti la sera del 15 dicembre 2012. Il filmato è arricchito dall’intervista Joan, Julius and the dots e di Solitary Journeys Of The Mind, composizione vocale di Joan La Barbara del 2011.
Paolo Tarsi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati