Damon Albarn like a robot
Esce ad aprile l’attesissimo album da solista del frontman dei Blur. Con un cameo di Brian Eno. Intanto è online il primo singolo, “Everyday Robots”. Continuano così le collaborazioni del cantante inglese con il mondo dell’arte per i suoi video.
È il 28 aprile il giorno previsto per l’uscita di Everyday Robots, secondo progetto solista (il primo è stato Democrazy nel 2003) di Damon Albarn, classe 1968. Da lunedì 20 gennaio il primo singolo estratto, che prende il nome dallo stesso album, è online in tutti canali social ufficiali del cantante. A poche ore dalla pubblicazione su Facebook, i fan già tempestavano di “like” e condivisioni il pezzo. Ma scopriamo meglio chi c’è dietro questa ultima clip, e l’intero progetto visuale che ruota attorno a Everyday Robots.
Parliamo di Aitor Throup. Classe 1980, in Italia forse è noto solo a chi si occupa o segue attentamente i designer che lavorano anche con la moda, benché lui non si definisca un fashion designer. Disinteressato ai cicli produttivi stagionali dell’abbigliamento, le sue collezioni sono basate su concept specifici, spesso più rivolti all’arte che alla moda. Artista, designer e creative director, poliedrico e assorto nella sua ricerca, si distingue, nella realizzazione finale dei suoi prodotti, per una visione, un tratto distintivo: lo svolgimento di una storia come parte integrante del prodotto creato. Un percorso in itinere, documentato giornalmente dalla pubblicazione online di un suo disegno, un archivio progressivo di quasi due anni.
Di origini argentine, Throup non è alla sua prima interazione con il mondo della musica: nel 2011 ha realizzato, infatti, la copertina dell’album Velociraptor dei Kasabian, del quale ha ideato e diretto il video della canzone Switchblade Smiles. Anche la collaborazione con Damon Albarn ha previsto l’esecuzione della cover, sia per l’album, sia per il primo singolo estratto, e di quest’ultimo del video, confezionato con l’utilizzo del software CGI, specifico per la grafica 3D. “Un video meditato”, afferma l’artista, nato da un lungo periodo trascorso insieme al cantante “per catturare le sue intenzioni e i suoi messaggi, proponendo un modo unico per comunicarli visivamente”.
Questo il presupposto che si nasconde dietro la scultura digitale della testa del cantante, decostruita e suddivisa secondo un’alternanza di elementi, dai colori e dalle forme diverse che, unendosi e incastrandosi, come un Tetris, ricostruiscono infine il suo ritratto robotizzato, verosimile per colori e sembianze alla statuaria. “Una metafora”, continua Aitor Throup, “per restituire di Damon Albarn l’individuo e l’artista”, sottolinearne l’approccio al lavoro, la capacità di fondere autenticità e complessità in una maniera sorprendentemente semplice. È indubitabile, infatti, quanto sia prolifico e consapevole di contaminare stili e generi diversi, anche, nelle collaborazioni per gli aspetti visuali dei suoi prodotti musicali.
Nel 2000, quando uscì Blur: Best of, la cover dell’album fu affidata a Julian Opie. Precedentemente, a metà degli Anni Novanta, durante la “battaglia del britpop” contro gli Oasis, alimentata più che altro dai media britannici, il divertente video di Country House fu realizzato dall’ex compagno di college Damien Hirst. Mentre qualche anno dopo Damon Albarn cominciò a sperimentare altri progetti, fondando nel 1998 i Gorillaz, insieme al fumettista Jamie Hewlett, che realizzò i personaggi di animazione del gruppo, di cui il cantante inglese è l’unico elemento permanente.
Giorgia Noto
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