Imagine in acido con la Martux_m Crew
Uno dei pionieri della musica elettronica italiana omaggia John Lennon, insieme al suo gruppo. Non con una cover del famosissimo brano, ma con un intero album di suoni. Ecco la recensione del disco di un quartetto che ha al suo attivo collaborazioni con Arto Lindsay e Markus Stockhausen.
Dopo il lavoro su Miles Davis con About a Silent Way del 2009, che ha visto nascere uno dei gruppi che più caratterizza la New Jazz Generation italiana, prosegue con l’album Imagine la collaborazione della Martux_m Crew con l’etichetta Parco Della Musica Records. La formazione dell’eccezionale quartetto, che al suo esordio aveva già ottenuto la copertina dell’autorevole rivista Musica Jazz, rimane pressoché stabile: il trombettista Fabrizio Bosso, musicista tra i più noti del panorama jazz internazionale, il sassofonista Francesco Bearzatti, nominato dall’Académie du Jazz Français come miglior musicista europeo 2011, e il chitarrista norvegese Eivind Aarset, grande protagonista del nu-jazz di matrice nordeuropea.
Come afferma lo stesso Martux_m, questo lavoro non è una semplice cover del famosissimo brano di John Lennon quanto, piuttosto, un album di suoni pensato sul testo della celebre canzone. Con questo disco Martux_m (nome d’arte del compositore, produttore, percussionista, sperimentatore dell’elettronica e sound designer Maurizio Martusciello) si presenta sotto il segno della sua Crew, gruppo di lavoro stabile nato nel 2010 e costituito insieme a Zeno (aka Enzo Varriale) e Kocleo (aka Gianpasquale Rina), “un collettivo” che ha al suo attivo collaborazioni di grande prestigio, come quelle con Danilo Rea, Arto Lindsay e Markus Stockhausen.
Scrive Filippo Bianchi nelle note di copertina: “La lirica tromba sordinata di Fabrizio Bosso si veste dei colori acidi di Martux_m, mentre il fraseggio sgretolato di Francesco Bearzatti si perde nella spazialità nordica di Eivind Aarset. L’immaginazione di ognuno dei quattro non è al servizio dell’ego, ma di una creazione collettiva, in cui spontaneamente si costruiscono e si dissolvono strutture, ci si raccoglie in una direzione per poi sparpagliarsi improvvisamente in un’altra, come fanno gli stormi degli uccelli quando disegnano le loro magnifiche figure fra le nuvole, le stesse che troviamo sul retro della copertina di… Imagine”. Ad arricchire un lavoro già prezioso, la cover di Marco Schifano che condensa in un unico sguardo la poetica del progetto.
Paolo Tarsi
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