Una settimana a Berchidda. Per Paolo Fresu e il suo Time In Jazz
Appuntamento a Berchidda e dintorni dal 9 al 16 agosto, con una propaggine finale a Sassari il 17-18 agosto. È la 27esima edizione di “Time In Jazz”, creatura nata nel 1988 grazie a Paolo Fresu. Per un progetto che continua a crescere in qualità e quantità.
In un Paese come l’Italia, dove i festival sono centinaia ma la vita media degli stessi è di pochi anni, giungere alla 27edizione è un traguardo non da poco. Lo taglia quest’anno Time In Jazz, rassegna con il cuore a Berchidda (e un’estensione a Sassari) e l’anima legata a quel musicista d’eccezione che è Paolo Fresu. Le note, quindi, sono il perno della manifestazione, questa volta tematizzata dai Piedi. Ma storica è anche la “contaminazione” con l’arte (alla quale si aggiungono il cinema e l’ambiente, in una tendenza a diventare sempre più un momento di riflessione generale sulla cultura, più che un momento dedicato agli appassionati di solo jazz).
Il programma è dunque assai articolato, e anche le location si diffondono per il circondario della provincia di Olbia-Tempio. Ad esempio, l’apertura di sabato 9 agosto è affidata musicalmente al trombettista torinese Fabrizio Bosso, che alle 11 di mattina (Posada, Torre di San Giacomo) suona in duo col pianista Julian Mazzariello, mentre alle 21.30 (Pattada, Piazza della Chiesa di San Giovanni) si esibisce col suo Spiritual Trio (insieme ad Alberto Marsico e Alessandro Minetto). Ma c’è anche una curiosa traversata da Livorno al Golfo Aranci da fare insieme a Erri De Luca ed Ezio Bosso; e una performance per violoncello (Leonardo Sapere) e ballerini di tango a Budoni, nella Pineta di Sant’Anna.
Le giornate si srotolano così fra piccoli paesi, luoghi suggestivi e proposte curiose: Elina Duni e il suo quartetto nei pressi di uno stagno, il fondatore dell’Ethio-Jazz Mulatu Astatke a Berchidda, seguito da Alessio Bertallot; e poi il pianista cubano Omar Sosa insieme alla compagnia di videodanza Urban Tap a Sant’Antonio di Gallura, il jazz elettronico di Three Lower Colours a Telti, un mostro sacro come Dave Holland a Berchidda, il gran finale ancora a Berchidda con l’incontro tra la Fanfara Tirana e i londinesi Transglobal Underground.
Si diceva però dell’arte, sezione coordinata da progetto PAV – Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu. E anche qui c’è di che sbizzarrirsi, tanto che l’elenco che segue non è affatto esaustivo. Si comincia con Contretemps, mostra “podologa” curata dalla stessa Demuro, con opere – fra gli altri – di Francesco Arena, Franko B, Emilio Fantin, Regina José Galindo, Leonardo Pivi. Spazio alla videoarte invece con Stazione eretta: qui a tirare le fila è Mario Gorni, che ha pescato dall’archivio milanese di Careof una selezione che ruota intorno a “forza, uso o inutilità dei piedi”, con un parterre che comprende opere di Marina Ballo Charmet, Massimo Bartolini, Michael Fliri, Sabina Grasso, Bruno Muzzolini, Luca Vitone. A essere coinvolto è anche l’attivissimo Giangavino Pazzola (firma di Artribune, fra le molte altre cose), che in Babelfish ha coinvolto Andrea Caretto & Raffaella Spagna, Renato Leotta, Enrico Piras & Alessandro Sau per “immortalare tre modi di fare esperienza di luoghi precisi e reali che, tuttavia, assumono carattere utopico”, come scrive lo stesso Pazzola.
Insomma, c’è tempo per un last minute via acqua o aria per divertirsi qualche giorno in maniera intelligente. Sperando che il meteo sia infine clemente.
Marco Enrico Giacomelli
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