Una band di arte contemporanea: i Behind
Sono in tre, danno sempre la schiena al pubblico e il loro primo album verte su temi legati all'arte, con una costruzione musicale piuttosto particolare. Sono i Behind. E hanno una importante componente d’arte visiva…
I Behind sono una band virtuale, partorita dalla mente di Alessandro Cremonesi, fondatore e autore di molti testi dei La Crus. Il progetto, per ora solo online, porterà alla realizzazione di un’opera concreta, denominata Vinyl in Canvas. Un corpus di duecento vinili 12”, con tredici brani musicali per ciascuna copia numerata, contenuta in una copertina fatta, appunto, di tela per quadri. Con un foro in mezzo, che lasci intravedere il “centrino d’artista” realizzato da Hye Rim Lee, Eckehard Fuchs, Masbedo e Tamara Ferioli.
Sulla falsariga dei Gorillaz, i componenti immaginari dei Behind hanno tutti un ruolo e un’identità: Ant1 (Francia; basso e midi controller), Adeline “Caspar” Friedrich (Austria; glitch sounds, drum machine, samples e voce) e Harold Painter (Inghilterra; artista visuale e chitarrista).
“Il nome della band”, spiega Cremonesi, già autore di un progetto di arte e musica con Canzoni Invisibili, di cui abbiamo scritto in questa stessa rubrica, “è dovuto al fatto che i membri si vedono sempre e solo da dietro, e anche il cognome e il soprannome di Adeline rimandano ai quadri di Friedrich, nei quali i protagonisti sono visti di spalle”. Le tracce dell’album, in stile eclettico, con influenze legate al glitch, all’elettronica, al dubstep, così come all’utilizzo dell’errore e di strutture casuali e auto-organizzanti, del rumore e anche di pattern di chitarra acustica o perfino punk, sono frutto di un’interazione.
Fra i tre musicisti virtuali e i contributi vocali reali, ricevuti dal mondo dell’arte contemporanea: i già citati Lee, artista visuale coreana di stanza a New York; il pittore tedesco Fuchs; Nico del duo Masbedo, videoartisti italiani che hanno coinvolto nel progetto l’attrice croata Lea Mornar, interprete del loro primo film The Lack; e Carol Becker, dean della Columbia University School of the Arts.
Il tutto accompagnato da testi scarni, in pura funzione evocativa ed espressiva, legata alla ripetizione in loop di parole o brevi frasi, alcune scritte dagli artisti stessi. Con un obiettivo, “vendere i ‘Vinyl in Canvas’ attraverso i bookshop di gallerie d’arte e musei”.
Claudia Giraud
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #21
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