Ben Frost, Marc Ribot, Bestiario Elettronico. Live in Venice

Un produttore elettronico con trascorsi in Laguna alla Biennale. Un chitarrista folk con punte cacofoniche. E un progetto tripartito e tricolore d’avanguardia, a cavallo tra arti visive e musica. Sono i protagonisti di tre live in uno spazio industriale di Venezia.

Musica elettronica, d’autore e d’avanguardia. Cos’hanno in comune? Una certa relazione tra immagine e suono. Doppiamente efficace, se il luogo deputato all’esibizione è dedito alla produzione multidisciplinare, grazie alla collaborazione tra artisti visivi, musicisti e professionisti, e con altre realtà culturali come Eventi-Arte-Venezia (eve ar:v.) con una consolidata esperienza nel campo della progettazione e della produzione culturale. Stiamo parlando di Spazio Aereo, una giovane realtà indipendente non profit, situata all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico VEGA di Venezia, che nel mese di aprile ospiterà un tris di eventi di caratura internazionale.
In primis il concerto del compositore e produttore australiano Ben Frost (10 aprile), uno dei protagonisti dell’elettronica contemporanea, che presenta proprio nella location veneziana la data inaugurale del suo nuovo tour, dedicato all’ultimo album Aurora. Un disco nato in gran parte dall’esperienza del conflitto in Congo al seguito del fotografo/filmmaker Richard Mosse, per realizzare il progetto sonoro della sua opera video The Enclave, presentata alla Biennale di Venezia del 2013.

Ben Frost

Ben Frost

Si inserisce, invece, nella produzione storica di colonne sonore, realizzate a partire dagli Anni Ottanta (come Daunbailò di Jim Jarmusch e The Departed di Martin Scorsese) l’esibizione live di Marc Ribot (21 aprile), chitarrista statunitense che ha fatto da spalla, tra gli altri, a Tom Waits. In anteprima assoluta per l’Europa e per l’unica volta in Italia, Ribot interpreterà dal vivo le immagini del film The Docks of New York, girato nel 1928 da Joseph von Sternberg e conosciuto dal pubblico italiano con il titolo di I dannati dell’oceano.
Ma è con la presentazione del progetto Bestiario Elettronico di Ratti, Orsi e Rocchetti (4 aprile) che si raggiunge la sperimentazione più avanzata. In un’unica serata, infatti, tre degli autori più rappresentativi della scena elettroacustica contemporanea realizzeranno tre concerti, presentando i materiali e le loro ricerche e produzioni recenti, a cavallo tra arti visive e musica, lungo l’asse Berlino, Forte Marghera e Porto Marghera.

Marc Ribot - photo Barbara Rigon

Marc Ribot – photo Barbara Rigon

In cosa consistano il cuore e l’essenza di tali lavori ce lo raccontano gli stessi protagonisti: “Uno dei principali obiettivi dei miei live è connettermi con le persone presenti e anche attraverso le particolarità dello spazio spingere al massimo le possibilità”, spiega Claudio Rocchetti, musicista e sound artist di base a Berlino. “Questo comporta spesso”, continua Rocchetti, “prendere rischi e tentare di rompere gli schemi che solitamente guidano l’improvvisazione. Creare deviazioni improvvise, risolvere problemi e cercare nuove vie. Sostanzialmente i miei live sono fatti di questi tre elementi”. Per farlo smaterializza il djing, con l’obiettivo di costruire architetture sonore e riappropriarsi di spazi troppo a lungo negati alla presenza dell’uomo, come fece nel 2013 a Forte Marghera, realizzando l’installazione vivente Il giardino promesso – appunti per una botanica manzoniana.

Claudio Rocchetti

Claudio Rocchetti

Ultimamente sto riflettendo molto sul rapporto con lo strumento e con il suono nella sua dimensione live”, ci rivela Nicola Ratti, che conduce la sua ricerca nell’ambito delle interazioni tra suono e spazio, dove fa confluire i frutti della sua formazione e professione di architetto. “È come se fossimo i vertici di un triangolo, aggiunge Ratti, dove lo strumento è il vertice più lontano ma il lato minore e più importante sia quello con il suono che viene prodotto”.
Dalle parole di Fabio Orsi emerge, invece, il suo sguardo anche di fotografo: “Quello che mi piace è l’idea di congelare per sempre un attimo, una sensazione, per poi svelarla attraverso i mezzi che utilizzo. Un suono infatti può evocare un luogo, un preciso momento, uno spazio determinato come una sensazione. Per me è fondamentale la capacità di trasformare un dato, un qualcosa di apparentemente delineato in un’emozione”.

Claudia Giraud

www.spazioaereo.com

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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