Controtempo. L’omaggio musicale a Georges Aperghis
Quattro giorni per raccontare la musica contemporanea francese. Questa è stata la sesta edizione del festival “Controtempo” a Roma. Con un omaggio a Georges Aperghis. Il racconto delle giornate.
A Roma i novant’anni di Pierre Boulez (nato il 26 marzo 1925 a Montbrison) sono stati, non si sa per disegno o per coincidenza, con l’inaugurazione della sesta edizione di Controtempo, festival che ha una fama internazionale. La quinta edizione nel 2014 ha giustapposto in due serate l’integrale dei suoi quartetti per archi con gli ultimi quattro quartetti per archi di Beethoven. In questa edizione 2015, i concerti si sono svolti nel Grand Salon di Villa Medici, al Teatro India e alla Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana.
Nei primi quattro anni, l’apporto principale del festival è stato quello di dare una maggiore conoscenza della musica contemporanea francese. Ad esempio, il filone della “musica spettrale” agli italiani che, invece, sono stati molto influenzati da quella tedesca: la scuola di musica sperimentale di Darmstadt ha, ad esempio, influito molto sulla formazione di Nono, Maderna, Sani, Abbado, Donadoni e via discorrendo. L’IRCAM creato da Boulez è uscito da una costola di Darmstadt per diventarne la contrapposizione .
Senza dubbio Controtempo, come già ricordato da Artribune nel dare notizia del Festival, ha contributo alla caduta dei muri musicali. Nella stessa città di Roma, per anni l’Istituto Goethe e l’istituto culturale tedesco a Villa Massimo sono stati molto più attivi di Villa Medici (sede dell’Accademia di Francia a Roma) nel far conoscere le tendenze del loro Paese. Il quinto festival, nel 2014, ha rappresentato una svolta, diventando “tematico” e incentrato sul quartetto.
Quest’anno è stato monografico, dedicato al compositore Georges Aperghis, nato ad Atene nel 1945 ma trasferitosi in Francia nel 1967, Al pari di Yannis Xanekis, con cui ha lavorato a lungo in coppia fondando anche una compagnia. Aperghis è partito dalla dodecafonia e dalla musica seriale per dare vita a una forma artistica profondamente originale in cui hanno un ruolo significativo la voce e le percussioni. Il suo approccio alla composizione, che si esprime tanto nella scrittura strumentale quanto in quella vocale, così come nel teatro musicale e nell’opera, fa parte di un gesto artistico molto ampio che abbraccia teatralità e riflessione politica, esplorazione del linguaggio e aspirazione al burlesco.
Aperghis è stato al festival, che non ha incluso unicamente sue composizioni ma anche lavori ispirati al suo modo di comporre: è, infatti, per molti aspetti un capo scuola. Il programma ha previsto lavori di italiani come Marco Momi, Chiara Iannotta e Mauro Lanza, nonché di Helmut Lachenmann, Sebastian Rivas, Jérôme Combier, Gérard Grisey, Alberto Posadas e Matin Matalon. Numerosi tra gli autori gli ex-borsisti di Villa Medici. Non è mancato un omaggio a Luciano Berio e a Giacinto Scelsi. L’impianto elettronico informatico è stato frutto del lavoro di Charles Bascou e Jérôme Decque. Tra gli interpreti, oltre a Donatienne Michel-Dansac, “musa” di Aperghis (e che si è esibita in italiano), l’Ensemble Acroche, Geneviève Strosser, il Quartetto Béla, il trio di percussioni K/D/M.
Purtroppo la prima serata, in cui veniva presentato il monodramma Tourbillons (su testo di Olivier Cadiot), è stata turbata da un violento temporale che ha dissuaso numerosi spettatori dal raggiungere il Teatro India (un ex fabbrica) proprio sul Tevere. Hanno perso uno spettacolo molto innovativo in prima esecuzione assoluta in versione italiana, denso di giochi vocali spiritosi e criptici in cui la protagonista ha dato prova di vero virtuosismo. In compenso domenica 29 marzo era impossibile entrare nella sala a ragione della lunghissima fila.
Abbiamo ricordato lo stile personalissimo di Aperghis, ma non abbiamo citato come il suo gusto per il vocalismo più azzardato possa essere una reminiscenza del Barocco (non è mancato nel festival una breve suite di Bach) e il suo forte senso per i giochi di percussioni mostra ascendenze greche ed echi della musica dell’Africa Occidentale. Un approccio affascinante che si è dispiegato completamente nell’ultimo concerto della serie, interamente dedicato a percussioni, fisarmonica ed elettro-acustica. Molti spettatori sono stati emozionati da Parler Longtemps de Fantômes di Jérôme Combier, un vero poema sinfonico del XXI secolo, commissionato da Musique Nouvelle en Liberté, in prima esecuzione italiana e di cui speriamo venga prodotto un CD.
Giuseppe Pennisi
http://www.villamedici.it/it/programma-culturale/programma-culturale/2015/03/controtempo-6/
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