Kentridge, Schubert e Henze. Insieme a Siena
Interpreti giovani e pubblico giovane. A prezzi per giovani. È il Chigiana International Festival & Summer Academy. Siamo andati a vedere innanzitutto cos’ha combinato William Kentridge raccontando visivamente Schubert.
CON L’ARTE SI MANGIA
Non molti anni fa un ministro disse: “Con l’arte non si mangia”. E in una serata al Teatro dell’Opera di Roma dovette ammettere di essersi sbagliato e fece pubbliche scuse al Presidente della Repubblica Napolitano e al Maestro Riccardo Muti.
Da allora non è passato moto tempo ma il presidente di una fondazione bancaria e un direttore artistico votato alla contemporaneità stanno sperimentando come rilanciare lo sviluppo di un territorio devastato dalla crisi finanziaria utilizzando come leva l’arte.
Va ricordata la settimana Chigiana, che ogni metà luglio proponeva la produzione in loco di un’opera nuova o dimenticata e concerti e spesso eseguiti dall’orchestra del Maggio musicale fiorentino (appena un’ora d’auto da Siena, quindi accessibilissimi a chi vuole ascoltarli). È stata sostituita dal Chigiana International Festival & Summer Academy – dal 10 luglio al 31 agosto – a budget sostanzialmente immutato, con due importanti tratti: prime italiane di spettacoli che hanno avuto successo all’estero; presenza di concerti dei giovani musicisti dell’Accademia Chigiana. Quindi, interpreti giovani e pubblico giovane. A prezzi per giovani. E mantenendo sostanzialmente lo stesso budget della settimana.
WILLIAM KENTRIDGE RACCONTA SCHUBERT
Tra gli spettacoli importati spicca la prima italiana di Winterreise di Franz Schubert nella produzione che ha trionfato un anno fa a Aix-en-Provence e che da allora è stata vista ed ascoltata a Vienna, Amsterdam, New York, Anversa, San Pietroburgo, Mosca e altre città europee. È un’edizione di particolare interesse, perché l’ultimo ciclo di leader di Schubert viene presentato non solo da pianisti di fama internazionale come Matthias Goerne e Markus Hinterhäuser, ma con l’impianto visivo di William Kentridge.
Il viaggio d’inverno è un addio più esistenzialista che romantico di un trentenne che da cinque anni sa di essere affetto da un male incurabile: la sifilide. Il viaggiatore è uno straniero (come nel romanzo di Camus). Sappiamo solo che ha una avuto una fidanzata, la cui madre aveva fatto i preparativi per le nozze. Nel viaggio nessun incontro, tranne quello finale con un uomo (ghiacciato) con un organetto.
Kentridge non illustra il viaggio con immagini realistiche ma con video (e mini-filmati) non elaborati specificatamente per Winterreise. Si tratta di materiali prelevati dal suo archivio a partire dal 1994 (le prime elezioni in Sudafrica in cui era consentito anche ai black di votare) al 2013, in alcuni momenti rielaborati. In numerosi casi viene proposto l’originale con accostamenti bellissimi tra musica, parole e video. Pensiamo alle immagini finali: vediamo un funerale africano tramite una processione di silhouette, un corteo di ombre. Come meglio esprimere il senso dell’ultimo struggente Lied di Schubert?
HENZE IN VERSIONE CUBANA
Almeno un cenno a El Cimarrón – colui che fugge sulla cima delle montagne – di Hans Werner Henze, importato da Losanna. Rappresenta un inno alla libertà: la vittoria contro la schiavitù di un uomo nato schiavo, fuggiasco per anni nella foresta cubana e diventato un leader del movimento per la libertà.
È un tour de force per il baritono (Maurizio Leoni) e per il piccolo ensemble (flauto, chitarra, percussioni).
Giuseppe Pennisi
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