Berlin Atonal. Quando l’elettronica convince

La terza edizione del Berlin Atonal si è svolta all’interno della suggestiva location del Kraftwerk, al numero 70 di Köpenicker Strasse. E ha dimostrato in maniera ormai indiscutibile la valenza della manifestazione nel panorama degli eventi legati alla musica elettronica e ai live act.

LUCE SU BERLINO
Grazie all’ottimizzazione delle sue carte vincenti, Atonal 2015 ha saputo convincere, registrando un evidente incremento numerico di pubblico e facendo confluire sia gli addetti ai lavori sia il vasto pubblico proveniente da tutto il mondo. Conservando però una piacevolezza di situazioni e una forte connotazione identitaria.
Fra queste carte vincenti, protagonista è stata la luce, e come questa è stata disposta e impiegata per caratterizzare gli acts, le sale e i momenti, accendere le narrazioni, creare macchie di buio profondo. E le immagini restituiscono più delle parole.

IL PROGRAMMA: LE PREMIÈRE MONDIALI
Indubbiamente è cresciuta la programmazione, ricca di grandi annunci e nomi attesi.
Atonal 2015 presentava un numero davvero notevole di première mondiali, commissionate e prodotte appositamente per il festival, per risuonare e risplendere nella navata centrale del Kraftwerk.
La maggior parte di queste ha lasciato il segno: a cominciare da Max Loderbauer e Jacek Sienkewicz accompagnati dalle immagini analogiche di Pedro Maia – che ha presentato anche un’altra world première, un’installazione fortemente ispirata al linguaggio di Gusmão e Paiva, capace di declinare per l’occasione gli strumenti e gli stilemi del cinema. E poi Paul Jebanasam e Tarik Barri: ispirata a una poetica contraria all’entropia, caratterizzata dalla resistenza energica della materia viva, la performance si è sviluppata seguendo un software personalizzato, sviluppato da Barri, per consentire la costruzione live e improvvisata di ambienti complessi e simulati, creando effetti coinvolgenti nella struttura della luce e disegni acustici architettonici.
E ancora: il ritorno di Faust e Tony Conrad con Outside The Dream Syndicate, Kangding Ray e Barry Burns (Mogwai), il mistico Chor der Kulturen der Welt e le degenerazioni più tetre, demoniache e abissali di Samuel Kerridge, esaltato da un’incredibile, indimenticabile scenografia luminosa nel suo Fatal Light Attraction. Anche Shackleton conquista, grazie alla complessità degli intrecci creati per Powerplant dalle numerose percussioni coinvolte in un ensemble.
Su tutti, un solo protagonista: Alessandro Cortini. Immediate Horizon, presentato con il compositore australiano Lawrence English, sembrava emanare direttamente dalle pareti, dalle superfici, direttamente dalle fondamenta del Kraftwerk, quale performance pensata e suonata per quello spazio. L’esecuzione di Sonno, suo album solista del 2014, ha rapito il pubblico aprendo a sensazioni dilaganti, sublimi e rassicuranti al tempo stesso, circolari, segnando in maniera indelebile il ricordo dei tanti presenti a questo Atonal 2015.
E poi: Shed, Abdulla Rashim, Peter Mannerfelt, Wsr; bella novità: Ellen Arkbro. I Clock DVA hanno chiuso in bellezza la kermesse – dopo i live importanti di Lustmord e Ben Frost, quest’ultimo accompagnato da una scenografia luminosa realizzata appositamente da MFO aka Marcel Weber, visual director della manifestazione.

Berlin Atonal 2015 © Camille Blake

Berlin Atonal 2015 © Camille Blake

GLI SPAZI, LA STORIA
L’utilizzo del Kraftwerk per Atonal è stato ancora una volta fra le armi vincenti: vero protagonista indiscusso del festival, sembra costruito per ospitare la manifestazione, nei suoi spazi grezzi ma incredibilmente suggestivi, con il cemento che trasuda, diviene caldo, vivo, intriso di una memoria storica percettibile eppure così adatto a un’ambientazione fortemente visionaria; è apparso addirittura malleabile nelle mani dei creativi, che hanno disegnato sagome nuove, modellando gli spazi in volumi differenti.
Perla assoluta di questa terza edizione il Modular Schaltzentrale, antica “stanza dei bottoni” della centrale, ancora intrisa di fascino e umori del secolo scorso, è stata aperta per accogliere strumentazioni e sperimentazioni improvvisate.
Berlin Atonal è cresciuto inoltre implementando l’utilizzo degli spazi con l’introduzione di una seconda area (Stage Nul), attiva parallelamente agli aftershow sparsi tra Tresor, Ohm e Globus. Sulla pedana dello Stage Nul, nell’abbraccio di tre schermi asimmetrici, si sono alternati gli showcase della Subtext Recordings, della Diagonal Records (di Powell), della Northern Electronics, la première mondiale del nuovo, potentissimo progetto dei Lakker e i live set di Polar Inertia, Sergie Rezza e Head High.

ACCADEMIA DELLA MUSICA ELETTRONICA INTERNAZIONALE
Se in alcuni, rarissimi momenti la line up è parsa difficile per gli accostamenti e un poco monotona nelle sonorità, i picchi artistici sono stati talmente vertiginosi da surclassare rapidamente e decisamente la massa. Dalla sezione screenings ha entusiasmato la presentazione della pellicola Industrial Soundtrack for the Urban Decay (2015) di Amélie Ravalec e Travis Collins. Fra le installazioni, dopo la presentazione allo STRP dello scorso marzo avremmo voluto vedere un Joanie Lemercier permanente, ma purtroppo il suo Blueprint è comparso solo per alcuni minuti ad apertura sala. Ancora: la scultura cinetica di Pierre Bastien Mecanology in 4 Rooms (2015), le proiezioni di Transforma e i progetti site-specific di Rainer Kohlberger e Laytbeuis ad arricchire i volumi della ex centrale elettrica.
L’Atonal di Dimitri Hegemann, “ritornato al futuro” dopo ventitré anni di silenzio, è stato davvero anche per il 2015 un’accademia per la scena internazionale delle arti digitali. In cattedra sono salite le sonorità più sperimentali e colte, gli studi scenici più fini e ricercati e le soluzioni creative fra le più minimali e spettacolari. Applausi quindi a Laurens Von Oswald, Harry Glass e Paulo Reachi, organizzatori del festival, e alla loro visione mirabile, capace di richiamare e far convivere alla grande almeno tre generazioni di pubblico (dai venti ai sessant’anni anni) sia a livello musicale che di pura e semplice coabitazione. Li aspetta, il prossimo anno, la sfida a sapersi superare.

Federica Patti

www.berlin-atonal.com

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Federica Patti

Federica Patti

Federica Patti (Bologna, 1983) è curatrice che vive e lavora a Bologna. La sua ricerca si concentra sulle arti multimediali, su progetti interattivi e partecipativi e sulla scoperta di giovani artisti emergenti. È uno dei membri fondatori di roBOt, festival…

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