Biennale Musica. Memoria futuribile a Venezia
Poco futuribile nella proposta? Incapace di sperimentazioni musicali azzardate? Tutt’altro. Il 59. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, che si è concluso con la consegna del Leone d'oro alla carriera al compositore Georges Aperghis, ha dimostrato una linea evolutiva ben percepibile. Ma in che modo il tema “Il suono della memoria” ha restituito lo stato creativo della musica contemporanea?
SUONARE SCARLATTI COL PIANOFORTE DI CAGE
Stando a quanto teorizzato dal direttore della Biennale Musica Ivan Fedele, la memoria è ricordo, traccia, frammento di vita passata che ritorna nella contemporaneità. Nei dieci giorni di programmazione, l’esecuzione che meglio è riuscita a illustrare questa tesi è stata quella del pianista israeliano David Greilsammer, proposta al termine del concerto Scarlatti & Cage: Sonate.
Seduto al centro di due pianoforti, quello di destra in cui ha suonato Domenico Scarlatti e quello di sinistra “preparato” per le sonate di John Cage, Greilsammer ha affermato che il vero suono della memoria risiede nell’interpretare Scarlatti con il pianoforte di Cage. Ha quindi suonato la Sonata in re minore K. 141 di Scarlatti con il piano, corretto da chiodi, viti, gomme e forchette, di Cage. Il ritmo, il colore, la suggestione passionale scritta dal compositore italiano non è stata intaccata dai suoni interrotti, vibrati e secchi delle corde di Cage, in quanto i due compositori sono accomunati dalla ricerca innovativa del suono, dalla creatività, dalla capacità di trasformare il concetto di sonata, come si è potuto evincere dall’esecuzione alternata di Greilsammer. La memoria, così, è rimando e allo stesso modo proposta di una nuova conoscenza musicale e intellettuale.
GIOVANE MEMORIA
Una tale sfumatura del termine memoria, per i giovani musicisti di oggi si traduce nello studio di un compositore che in passato ha anch’esso analizzato questo tema: Giuseppe Sinopoli. I giovani interpreti sono i musicisti selezionati dal progetto Biennale College. Sotto la direzione di Michele Carulli, l’orchestra ha eseguito in un’unica serata Siegfried-Idyll (1870) di Richard Wagner, Symphonie op. 21 (1927-28) di Anton Webern e Souvenirs à la mémorie (1974) dello stesso Sinopoli.
In questo concerto, dunque, si intrecciano diversi livelli di idea di memoria. C’è innanzitutto la memoria singola dei diversi compositori. Wagner scrisse il brano in onore della nascita del figlio Siegfried; Webern ha scritto la sua partitura richiamando composizioni e strutture metriche passate, frammentandole.
Infine Sinopoli. Souvenirs à la mémorie intreccia i riferimenti musicali del maestro da Gustav Mahler ad Alban Berg, che riecheggia anche nella sinfonia di Webern, fino a Wagner stesso. La composizione è, pertanto, solida e armoniosa nel suo sviluppo, seppur sia articolata su sette movimenti musicalmente separati tra loro, tre per voci soliste e quattro per gruppi strumentali. Insieme, però, le sezioni si amalgamano nella struttura a segmenti composta da accelerazioni e decelerazioni improvvise. Una tale scrittura richiama la ricchezza tematica ascoltata anche nelle esecuzioni di Wagner e Webern e, allo stesso modo, opera una proiezione di progresso musicale, una memoria futuribile che recupera, proietta e insegna.
FRENCH MEMORIES
Anche le sonate eseguite dal quartetto francese Quatuor Leonis (Guillaume Antonini, violino, Sébastian Richaud, violino, Alphonse Dervieux, viola e Julien Decoin, violoncello) si innestano su questa idea.
De la nature du sacre (2012) di Jacopo Baboni Schilingi riprende l’intuizione di Igor Stravinskij per Le Sacre du Printemps: blocchi musicali contrastanti e separati tra loro che si avvicinano e si contrappongono in linee di esecuzioni in costante crescendo, in cui il compositore italiano pone in equilibrio il suono del violoncello. Daniele Bravi nel Quartetto n. 3 (2015) scorpora la materia musicale alla ricerca dei suoni originari, a cui conferisce nuova forma musicale, mentre Filippo Zapponi con L’Horizon absolu (2012 – rev. 2015) ricerca una sintesi di tempo e tono. La prima sezione, Profondissima quiete, è continua; Scorrere, la seconda, è il dinamismo; Scaturire, terza sezione, frammentata, fino alla sintesi di Unire, l’ultima, in cui sono proposte le prime tre sezioni con i loro rispettivi tempi.
Il tempo varia anche nell’ultima esecuzione proposta dal quartetto francese, Different trains (1988) di Steve Reich, in cui la tecnica dell’iterazione è amplificata con differenti toni e piste sonore che si sovrappongono e rigenerano continuamente nuove sonorità.
TRA SUONI, ATOMI E VIDEO
La memoria, pertanto, ricorda, insegna, ristruttura, si proietta e, quindi, si appropria dello spazio.
Il concerto multimediale Chemical Free (?), musicato da Nicola Sani con interventi video di David Ryan, si articola sull’idea che il suono occupa lo spazio chimicamente, ossia con atomi e molecole che nella loro interazione creano materia. La performance proposta, quindi, crea una tessitura di suoni. Dall’infinitesimale sonoro, eseguito dal contrabbasso di Daniele Roccato nel movimento C’è tanto spazio là in fondo, alla costruzione di paesaggi visivi e sonori percepibili dall’uomo grazie al pianoforte di Aldo Orvieto in No Landscape, fino alla proiezione del nuovo, una generazione di strutture fondate sull’interazione di opposti, eseguiti dal flauto iperbasso di Roberto Fabbriciani in More is different.
Questo approfondimento materializza un nuovo percorso di nascita e costruzione del suono e della musica, coadiuvata dal video che rende visibile il processo e l’idea di appropriazione spaziale.
In conclusione, l’esperienza della Biennale Musica 2015 presenta uno stato della musica contemporanea che ha volontà di generare e studiare nuovi e continui ambiti di analisi e sviluppo. Partendo esattamente da ciò che è stato: dalla sua memoria.
Davide Parpinel
www.labiennale.org/it/musica/biennale-musica
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