Il suono dell’erranza. Intervista a Giulia Accornero

Sound of Wander è una stagione di musica contemporanea che vuole puntare più sul suono che sul “grande nome”. E’ iniziata con un fuori programma dell’ensemble austriaco Schallfeld il 24 febbraio scorso a Milano, ma l’avvio ufficiale sarà a fine settembre, per poi terminare a dicembre con mdi ensemble. Abbiamo intervistato Giulia Accornero, che cura la rassegna insieme alla sua Associazione.

Sei fondatrice dell’Associazione per lo Studio e la Promozione della Musica Contemporanea di Milano: in cosa consiste il vostro lavoro?
L’Associazione è stata fondata nel 2013 con l’obiettivo di creare un nuovo spazio per compositori, interpreti e musicologi, che studiavano o gravitavano attorno al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, con una doppia finalità: creare occasioni di studio dei linguaggi contemporanei e promuovere la musica d’arte di oggi presso il pubblico dei non addetti ai lavori.
Questi obiettivi restano al centro delle nostre attività che, se da un lato comprendono momenti di studio estremamente specialistici – direi “di nicchia” – come le masterclass o le reading session per compositori, dall’altro includono vari eventi di tipo divulgativo, in cui creare un ponte con chi di musica contemporanea non ne sa ancora molto. In entrambi i casi, siamo molto attenti a dare spazio a musiche o artisti che siano al di fuori dell’offerta di altre istituzioni sul territorio, e questo resta uno dei criteri fondamentali delle nostre scelte.

Da chi è composta l’Associazione?
È composta dalla sottoscritta, musicologa, e tre compositori: Maurizio Azzan, Giulia Lorusso ed Emanuele Palumbo, che è il nostro Presidente. Ci confrontiamo quasi quotidianamente, nonostante ci si trovi quasi sempre a migliaia di chilometri di distanza (loro vivono a Parigi, io a Lugano). Un altro contributo fondamentale è dato dall’insostituibile Reisa Boksi, studentessa di arti visive all’Accademia di Brera, che si occupa di documentare fotograficamente tutta la nostra attività. Infine, è stato fondamentale il supporto di alcune istituzioni presenti sul territorio: dagli Amici del Loggione del Teatro alla Scala, al Forum Austriaco di Cultura, all’Institut Français, senza dimenticare il Conservatorio , la Scuola Civica di Musica di Milano e il LEAV – Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale dell’Università degli Studi di Milano.

mdi ensemble concerto - photo Vico Chamla

mdi ensemble concerto – photo Vico Chamla

Con l’Associazione che hai fondato, curi da qualche anno la stagione Sound of Wander: com’è strutturata la vostra offerta musicale?
Nel 2014 nasce Sound of Wander, una stagione di musica contemporanea a tutto tondo che si articola in masterclass, seminari, interviste e concerti. Generalmente le interviste e i concerti hanno l’obiettivo di rivolgersi non solo agli specialisti ma anche al grande pubblico. Le masterclass e i seminari, invece, hanno un taglio più tecnico e cercano di favorire il confronto fra la giovane generazione internazionale di compositori, musicologi e strumentisti e le più interessanti personalità del panorama musicale contemporaneo, non ancora sufficientemente note in Italia.
Per quando riguarda le masterclass, in particolare, i posti come partecipanti effettivi è limitato – non più di una decina di compositori avrà l’opportunità di una lezione dedicata –, in modo tale che ciascuno abbia uno spazio adeguato per presentare il proprio lavoro e discuterne con gli altri. Siamo molto orgogliosi del fatto che ogni nostra proposta abbia ricevuto richieste di partecipazione da non meno di venti Stati sparsi fra i cinque continenti, confermando la nostra vocazione di apertura alla realtà internazionale.

Quest’anno la vostra proposta si amplierà, in stretta collaborazione con mdi ensemble che, fra i vari riconoscimenti, ha ricevuto i contributi del FUS. Sono sufficienti per sostenere un’iniziativa come la vostra?
Hai toccato un tasto molto dolente. Fino a oggi siamo riusciti ad autofinanziare la nostra piccola attività con le quote dei soci e i loro contributi per specifici eventi. I finanziamenti del FUS di mdi ensemble vanno a coprire le spese solo di parte delle attività che faremo insieme, per cui ci stiamo muovendo per trovare altre risorse. Ad esempio, fino a ora abbiamo offerto sempre concerti gratuiti, mentre quest’anno valuteremo la possibilità di porne alcuni a pagamento.
Tuttavia vorremmo che il miglioramento della proposta non gravasse su chi ne fruisce, perciò ci stiamo rivolgendo, insieme a mdi ensemble, ad alcuni enti milanesi: dal Comune di Milano alla Fondazione Cariplo, giusto per citarne un paio. Speriamo inoltre che il fondo SIAE-Classici di Oggi possa notare e apprezzare la nostra iniziativa e inserirla fra quelle beneficiarie dei suoi finanziamenti.

mdi ensemble - photo Mario Tedeschi

mdi ensemble – photo Mario Tedeschi

Parlaci della rassegna: quali gli appuntamenti della stagione 2016 a tuo avviso più significativi?
Sicuramente quello più ambizioso e per noi più impegnativo sarà la masterclass internazionale di composizione di quattro giorni che si terrà a metà dicembre. Quest’anno avremo come ospite il compositore russo di fama mondiale Dmitri Kourliandski, che, al momento, è quasi completamente ignoto in Italia e in particolare a Milano. Poi, un’intervista e un concerto di mdi ensemble in cui sarà possibile non solo conoscere i lavori inediti per l’Italia, di questo autore, ma anche ascoltare le voci di alcuni giovani compositori selezionati tramite una apposita call for scores, voluta dallo stesso mdi ensemble.
Sempre con mdi, a inizio ottobre, ci sarà un concerto che ci sta particolarmente a cuore: un progetto legato alla “musica da vedere”, in cui si andrà alla scoperta delle relazioni incrociate fra alcuni compositori come Franco Evangelisti, Sylvano Bussotti, Helmut Lachenmann, Salvatore Sciarrino e il giovane Lorenzo Troiani, accomunati da una pratica della composizione fortemente legata a un aspetto grafico, che ciascuno di loro ha usato con esiti davvero sorprendenti.

C’è un fil rouge o un tema particolare che lega il programma di quest’anno?
In realtà non ci siamo posti un tema specifico perché il fil rouge è già dato dal nome della rassegna. Sound of Wander significa “il suono dell’erranza”, ed è proprio quest’idea di dare spazio al suono prodotto da cammini di ricerca espressiva e radicale ad aver sempre guidato le nostre scelte. Quest’idea che, in qualche modo, guarda al lascito visionario e utopico dell’ultima stagione di Luigi Nono, ci spinge a creare spazi di ascolto e confronto, in cui entrare in comunicazione con esperienze artistiche ingiustamente ignorate in Italia, e che riteniamo importanti perché accomunate dall’intensità e dalla profondità con cui arrivano ad aprire finestre su altri mondi sonori, senza mai cedere alla tentazione del commerciale, del banale o del facile. Allo stesso tempo, poi, l’acronimo di Sound of Wander, SoW, in inglese significa “seminare”. Ed è proprio quest’idea di coltivare un pubblico e una comunità musicale internazionale, per diffondere un modello di fruizione dell’arte in contrasto con la frettolosità del presente, a stare alla base di tutte le nostre iniziative.

Duo Promenade Sauvage, Maurizio Azzan, Franck Bedrossian, Giulia Accornero, Emanuele Palumbo - photo Reisa Boksi

Duo Promenade Sauvage, Maurizio Azzan, Franck Bedrossian, Giulia Accornero, Emanuele Palumbo – photo Reisa Boksi

Come sono stati scelti i musicisti invitati?
Proprio come avviene per la scelta dei lavori da proporre, anche nel caso dell’interpretazione cerchiamo il più possibile di coltivare una cultura dell’ascolto: piuttosto di privilegiare il pezzo in sé o il nome dell’interprete, cerchiamo di coinvolgere musicisti motivati che abbiano lavorato personalmente con i compositori di cui eseguiranno i lavori, svelandone nuove prospettive. È il caso dei musicisti di mdi ensemble – con i quali infatti portiamo avanti la maggior parte delle nostre attività – e degli ospiti passati, come Marco Fusi (che ha fatto un enorme lavoro di studio con Pierluigi Billone protrattosi per molti mesi) o il Duo Promenade Sauvage (che ha lavorato intensamente con Franck Bedrossian).
Vogliamo cercare, nel nostro piccolo, di invertire un trend: troppo spesso si guarda all’impatto di questo o quel “grande nome” senza curarsi troppo di come vengano fatte le cose. Tutto ciò richiede lavoro, disponibilità di ascolto, coraggio di errare e capacità di attendere che i semi possano dare i loro frutti. Questi sono i valori che tengono viva la nostra voglia di fare e che cerchiamo di trasmettere, dando così senso, giorno dopo giorno, ad un’attività non-profit come la nostra.

Paolo Tarsi

www.aspmc.eu

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Paolo Tarsi

Paolo Tarsi

Musicologo e compositore, dal 2010 fa parte del collettivo Argo con cui prende parte alla pubblicazione di una serie di romanzi collettivi. Suoi studi sono apparsi su riviste specialistiche e rivolgono particolare attenzione alla musica del secondo Novecento, ai rapporti…

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