Elettronica e performance a Venezia. Report da Set Up
Era la due giorni di elettronica e performance più attesa in Laguna. Ma non tutto è andato come previsto. Il corposo cartellone compensa i disagi organizzativi: ecco i pro e i contro di questo evento.
ATTESA E PROBLEMI
Dall’annuncio del programma, Set Up – l’evento di due giorni a Punta della Dogana – svoltosi a Venezia il 19 e il 20 febbraio scorsi, è andato sold out nel giro di una settimana. Un’ottima notizia per gli organizzatori – Teatro Fondamenta Nuove e Palazzo Grassi – meno per gli avventori. Perché Punta della Dogana, affidata nel 2009 al restauro di Tadao Ando, è uno spazio espositivo, seppur dalle ampie sale (per l’occasione spoglie delle opere) e, di conseguenza, non pensato per ospitare tutte quelle persone contemporaneamente.
I problemi organizzativi – perdonabili, trattandosi di una prima edizione – sono comunque stati compensati dal programma.
I PROTAGONISTI DEL VENERDÌ
Andiamo per ordine. Questi i protagonisti del venerdì: Evan Parker, il mitico sassofonista inglese, doveva aprire le danze, poi sarebbe stato il turno del Balletto di Roma, poi della performance Your Majesties di Navaridas & Deutinger e infine il set di Alva Noto.
Alle 20.45 Evan Parker è sulla scala della sala principale di Punta della Dogana, suona il sassofono soprano e alle 21.10 conclude il suo intervento. Meritevole esibizione, ma ci si aspettava una presenza più corposa.
Dopo il sassofonista, è il turno del Balletto di Roma, che trova negli spazi di Punta della Dogana un perfetto palcoscenico. Inizia la performance del duo composto dalla coreografa Marta Navaridas e dal performer Alex Deutinger. Lo spettacolo è bellissimo, intenso e intelligente. Your Majesties, questo il titolo, si basa sul discorso pronunciato nel 2009 da Obama alla cerimonia di premiazione per il Nobel, a Oslo. È nuovamente il turno del Balletto di Roma, mentre Alva Noto inizia a scaldare i motori. Questa volta la coreografia è più incentrata sul corpo che sullo spazio, il ritmo incalzante e metallico di Unvollständigkeit della band tedesca Einstürzende Neubauten regala uno spettacolo emozionante. La musica scelta, probabilmente, è stata pensata in funzione dell’esibizione del tedesco Carsten Nicolai alias Alva Noto.
Il tempo di preparare il palco e sono le 23.30. Il suo set, accompagnato da un visual ipnotico, è all’altezza delle aspettative: il suono è preciso, potente, la sua tecnica è il risultato di anni di ricerca e sperimentazione; il palco è una esplosione di raggi minimali e suoni penetranti. Chiude dopo un’ora e un quarto, ma il pubblico entusiasta lo invoglia a tornare per altri quindici minuti. Storditi, si torna a casa.
UN SABATO SERA POCO CONVINCENTE
Sabato sera, invece, Set Up prevedeva: il duo Amuleto in apertura, poi la performance di Deutinger & Gottfarb, a seguire il dj set della producer Fatima Al Qadiri e chiusura dei Mount Kimbie, duo elettronico londinese. Notevole.
Peccato che sabato pomeriggio, attraverso la pagina Facebook dell’evento, venga annunciato che Fatima Al Qadiri per motivi di salute non sarebbe stata presente. Al suo posto, si legge, suonerà dj Spiller. Cose che capitano, certo. Ma perdere quella che probabilmente era la punta di diamante della serata – nonostante Enrico Bettinello, direttore del Teatro Fondamenta Nuove e organizzatore dell’evento, avesse detto in conferenza stampa che “non ci sono headliner” – è stato un duro colpo. L’attesa intorno alla performance di Fatima Al Qadiri era grande poiché la sua ultima apparizione in Italia risale al 2014, ospite del Club To Club a Torino.
Ma “the show must go on” e così il duo Amuleto, composto da Francesco Dillon e Riccardo D. Wanke, apre l’ultima serata con un concertino ambient, dove violoncello, chitarra e synth la fanno da padroni. Sperimentazione dal vivo e improvvisazione elettroacustiche nel Cube rendono l’atmosfera carica di buoni propositi per quello che verrà dopo.
Alle 21.45 Deutinger & Gottfarb stanno per iniziare la loro performance Chivalry Is Dead: i due componenti del collettivo austriaco The Loose Collective indossano delle armature da soldati medievali e usano il corpo come strumento per il suono. La performance piace, ma meno di quella della sera precedente.
Alle 23 circa, solo uno dei due componenti dei Mount Kimbie, Dominic Maker, inizia a suonare. L’ora successiva sarà interminabile: Maker confeziona un set monotono, svogliato. Chiude – banalmente – con 200 Press, pezzo techno di James Blake.
La serata termina con la toppa di dj Spiller che, seppur bravo e apprezzato, non riesce a sterzare una serata finita, a detta di molti presenti, fuori strada.
Paolo Marella
www.palazzograssi.it/it/eventi-arte/set-punta-della-dogana
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