Il John Cage esteso di Valerio Tricoli. Per Inner Spaces
In attesa del quinto appuntamento, il 2 maggio, di Inner Spaces, la rassegna di musica elettronica e arte audiovisiva curata da San Fedele Musica e S/V/N/, vi raccontiamo che cosa è successo nel quarto, che ha visto come protagonista Valerio Tricoli. Il musicista elettroacustico ha portato per la prima volta in Italia il “Williams Mix Extended”, composto tra il 2011 e il 2012 con Werner Dafeldecker. Da un lato, una reinterpretazione di trentadue minuti del celebre “Williams Mix” di John Cage; dall'altro, un'interessante riflessione sulle fonti, i supporti e l'archiviazione dei suoni, capace di spaziare dalla early tape music alla produzione digitale contemporanea.
CAGE E LA MUSICA CONCRETA
Chi conosce Valerio Tricoli sa cosa aspettarsi, ma con il Williams Mix Extended il carattere maniacale delle sue composizioni ha compiuto un’ulteriore virata, di cui lo stesso John Cage sarebbe andato fiero. Per comprendere il senso di questa affermazione dobbiamo risalire all’opera originaria del 1952, il Williams Mix, che rappresenta un caso esemplare di musica concreta con una partitura di partenza di centonovantadue pagine, pensata per nastro magnetico.
Che cosa c’è di strano? La risposta viene dal compositore e musicologo francese Pierre Schaeffer che, contrapponendosi al concetto di “astrazione” in musica, definì concrete quelle composizioni “costituite da elementi pre-esistenti presi a prestito da un qualsiasi materiale sonoro”, capaci di tradursi in un’opera compiuta e sprovviste di spartito. Oltrepassando ogni definizione, quindi, l’intento di Cage era quello di rendere riproducibile la musica concreta. Una riflessione di enorme portata, sia da un punto di vista pratico sia teorico, che si tradusse in un lavoro di due anni, per un pezzo ottofonico di circa quattro minuti. Notazioni iperdettagliate, pezzetti di nastro da dieci millisecondi l’uno, tagli ascendenti e discendenti, codici composti da variabili binarie che vengono associati a volume, timbro e intonazione, categorie di suoni che definiscono immaginari: “Città, campagna, vento con voce”; la mitologia del Williams Mix diventa reale, nella sua possibile e ambiziosa reinterpretazione.
L’OMAGGIO DI TRICOLI E DAFELDECKER
Negli anni questo fascino si è tradotto in innumerevoli tentativi di risuonare il pezzo, prevalentemente compiuti attraverso lo sviluppo di software, capaci di replicare la medesima modalità compositiva di Cage, ma non di riuscire effettivamente a riprodurlo.
Nel 2012, in occasione del centenario della nascita del musicista americano, Valerio Tricoli e Werner Dafeldecker decidono di omaggiarlo, confrontandosi con la sua opera più articolata. Nasce in questo modo il Williams Mix Extended, una composizione di trentadue minuti, con più di duemila suoni appositamente registrati, che si configura come la trasposizione in digitale dell’originale su nastro.
Che cosa introduce questa variazione? Prima di tutto una ridefinizione del tempo, perché i pezzetti di nastro magnetico, esattamente come in una sceneggiatura, corrispondono a uno spazio. L’assegnazione di un valore arbitrario a ogni pagina di spartito determina infatti, da un lato, un allontanamento dalla concezione spaziale del nastro, dall’altro un allungamento di otto volte superiore. Scendendo più in profondità nel lavoro di Tricoli e Dafeldecker, l’aspetto radicalmente innovativo è stata la traduzione di tutte le notazioni vive e scritte, sotto forma di tagli, loop e segni, in operazioni che avessero senso sonoro in digitale, laddove su nastro risultavano quasi impercettibili, avviando contemporaneamente una riflessione sulla disparità di complessità tra analogico e digitale e sul rapporto tra originale e copia.
Carlotta Petracci
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