German Eighties. Una serie prodotta da Sundance Tv
Con la rubrica Serial Viewer vi abbiamo portato in giro per Svezia, Stati Uniti, Danimarca e Regno Unito. Ma dal 2015 anche la Germania ha la sua serie tv. Ed è bellissima, con una colonna sonora da acquistare e suonare a palla, soprattutto se siete nati, vissuti o cresciuti negli Anni Ottanta.
La serie televisiva da (ri)guardare in queste settimane estive, almeno secondo noi, è Deutschland 83. Prodotta da Sundance Tv, è trasmessa su Sky Atlantic HD, anche in Italia. Otto episodi – e non sappiamo se avremo (anche se il pubblico freme) una seconda stagione – che raccontano una storia parallela, ma non troppo, della Guerra Fredda.
Jonas Nay, che interpreta Martin Rauch aka Moritz Stamm, è un soldato della DDR che viene infiltrato dai servizi segreti del suo Paese per scoprire se Berlino Ovest, in alleanza con la Nato e gli Stati Uniti d’America, stanno per sferrare un attacco a Est. Intrighi, complotti, colpi di scena, amori, non senza qualche pennellata ironica, raccontano lo scenario dell’epoca con grande franchezza.
Ci si aspetterebbe di veder gli autori parteggiare per la “parte ovest” della città, che emerge invece nell’affresco in tutta la sua debolezza, nella mollezza di costumi decadenti e anche un po’ modaioli, tra cui il giovanissimo Stamm – nome in codice Colibrì – si deve destreggiare, a volte saltando ostacoli, altre rassicurando i suoi depressissimi nuovi amici/nemici, tra hippies, donne sole, contorte relazioni genitori/figli e la minaccia incombente dell’Aids.
Ma anche a Est le cose non vanno alla grande. C’è arretratezza tecnologica, la lettura è proibita, ci sono ricatti in nome del regime e una propaganda così feroce da annebbiare la consapevolezza delle libertà umane.
E in tutto ciò, mentre in sottofondo passano i New Order, gli Eurythmics e il compianto David Bowie, mentre Martin-Moritz scopre l’uso del walkman, le cose si complicano ulteriormente. Il protagonista non dimentica le sue origini, né abbraccia in pieno il nuovo credo dell’Ovest, hamburger a parte.
La grande lezione che apprende è che la conoscenza porta dolore e maggiore confusione. E la perdita, in nome della verità, di qualsiasi senso di appartenenza.
Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
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