L’alieno della scena techno. Intervista a 400 PPM
Nuovo album del producer newyorkese dalle sonorità techno-noise, accompagnato da immagini che documentano la scena club della New York Anni ‘80/’90. Lo abbiamo intervistato.
Non esiste più centro né periferia nella cultura elettronica. A fine luglio A.G.Cook, fondatore dell’etichetta e del collettivo PC Music, simbolo del New Pop made in London, pubblica su Soundcloud una versione straniante di Windowlicker. Sostiene che l’ispirazione sia un clash reale tra il suo set e lo show di Aphex Twin durante il Field Day. Nel 1994 Aphex Twin include in Classics due versioni del remix di We Have Arrived di Marc Acardipane, considerata la prima vera traccia hardcore techno, pubblicata con un altro dei suoi tanti pseudonimi: Mescalinum United. In un’intervista realizzata più di un anno fa per Wu Magazine, in occasione di C2CMLN, GFOTY (sempre parte del collettivo PC Music) sottolinea l’importante influenza, all’interno della propria musica, degli Scooter. Ve la ricordate One (Always Hardcore)? In questa intervista rilasciata ad Artribune, Shawn O’ Sullivan, il producer newyorkese conosciuto con innumerevoli alias: 400PPM, Vapauteen, Civil Duty, Further Reductions, afferma che Marc Acardipane è il suo eroe musicale. E in poche battute abbiamo fatto il giro, dalle periferie della musica techno e della rave culture, al culture clash della contemporaneità, con la sua geografia a macchia di leopardo.
INFLUENZE E RICORDI
“A diciassette anni facevo il dj”, riprende Shawn, “le mie influenze provenivano dalla cultura gabber e dal breakcore. Intorno al 1996-97 ascoltavo molta jungle, drum&bass e dub. Lo shifting verso l’elettronica e la techno è avvenuto verso il 1999, ero attento a sonorità provenienti dal Belgio o dall’Italia. Ma sono sempre stato piuttosto vorace, ho interessi musicali diversissimi tra loro, per cui c’è stato anche il periodo post-punk e industrial”. Nell’era pre-internet sono state le fanzine a forgiare l’immaginario sonoro di 400 PPM, al suo primo album, Fit for Purpose, dopo alcuni EP, sulla Avian di Guy Brewer. C’era The Skreem di DJ Entox, che proponeva japanese noise e hardcore techno/gabber; Datacide della Praxis Records, di South London, focalizzata su hardcore e breakcore e The Deadly Systems, di Deadly Buda, connessa alla scena hardcore del Midwest, più vicina a Shawn, ma che non ha mai trovato grande spazio nei media europei. “La club culture dei primi Anni Duemila a New York, dove mi ero trasferito, non mi piaceva, era molto diversa dai decenni precedenti”, prosegue Shawn, “io frequentavo quasi esclusivamente i Wierd Party, ma la vita notturna della città, con la varietà delle sue proposte musicali, è un riferimento imprescindibile per interpretare il mio immaginario sonoro”.
L’album è accompagnato da alcune immagini tratte dal libro curato da Ernie Glam (il suo club name), Fabulosity, scattate da Alexis Dibiasio, che documentano, non a caso, l’irriverente ed eccentrica club scene newyorkese dei tardi Anni Ottanta e dei primi Novanta: “Quando Guy me le ha proposte, ho pensato che fossero perfette, perché ritraevano quell’atmosfera, carica di euforia e di inquietudine, che si respirava ai party e che continua a essere presente nel mio lavoro”.
UNA PRESENZA ALIENA
Da un lato il bisogno di continuare a esplorare e rendere porosi i confini tra uomo e macchina, dall’altro il disinteresse nei confronti della decostruzione della club music in favore di una sensibilità più attenta alle ibridazioni culturali, capace di cogliere i sommovimenti del microcosmo. Sono questi gli elementi che rendono 400PPM una presenza “aliena” all’interno della “scena techno” nel suo insieme. “Non voglio restituire una visione unidimensionale di me stesso. Ricerco un bilanciamento tra contenuti heavy e psichedelici. ‘New Expiration’, per esempio, si rifà a un immaginario sci-fi psychedelic punk e post-punk, che proviene dalla San Francisco degli Anni Settanta e Ottanta, amalgamato con dei vocal di Rose E. Kross (mia moglie Katie)”. L’introduzione di una componente umana è la naturale estensione di una visione fisica della musica, di una predilezione per la corporeità, che motiva l’interesse per la controcultura, l’esplorazione di complesse strutture poliritmiche, l’alta carica energetica e la presenza nel suo passato di molto cinema horror ed exploitation: “Oggi il cinema non è un riferimento per la mia produzione musicale, ma, quand’ero più giovane, Claudio Simonetti è stata una delle scoperte più entusiasmanti della mia vita”.
‒ Carlotta Petracci
https://avianstore.bandcamp.com/album/locked-grooves
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