Musica chiama immagine. Al Romaeuropa Festival
Dai Masbedo allo Studio Edison, passando per il lavoro di Robert Hencke, il dialogo fra immagine e suono è uno dei temi centrali fra quelli presi in esame nell’ambito del Romaeuropa Festival.
Il Romaeuropa Festival ha fatto da sfondo a tre concerti su una delle istanze più in voga in questo momento: il dialogo musica-immagine. Il direttore Antonio Pappano dirige un’opera di Karol Szymanowski (autore negli anni delle Avanguardie) e i Masbedo (Nicolò Masazza e Jacopo Bedogni) producono un video che rappresenta il “Re Ruggero”. Dramma che fa riferimento alle Baccanti di Euripide, viene diretto con grande energia da Pappano, creando un flusso musicale bello e trascinante. Il video dei Masbedo è “live” e propone una dimensione lenta e una rappresentazione quasi metafisica. Il potere, l’oro e la violenza sono suggeriti da immagini retro-proiettate sullo schermo. Gesti lenti manipolano oggetti, appaiono volti e frammenti di corpi, una mano immersa nella vernice dorata ricopre un volto, visi maschili e femminili appaiono muti con colori da mélo. Il contatto fra video e musica classica/operistica è avvenuto da tempo (ma non ancora analizzato a fondo), rendendo chiaro che il video si addice alla musica classica (a Salisburgo, nel frattempo, Riccardo Muti presenta un’Aida in collaborazione con la videomaker Shirin Neshat). È però importante dare spazio all’immagine video, qui spazialmente limitata, che rappresenta l’ambientazione/traduzione visiva dei contenuti come delle percezioni visuali che la musica suggerisce.
ROBERT HENCKE E LA MUSICA DIGITALE
Robert Hencke è uno degli idoli nord europei del sound making & vj e propone nel classico Teatro Argentina un concerto live d’immagine e suoni digitali. L’impatto della musica digitale che accompagna o produce immagini attraverso software ha oggi una storia lunga e complessa, sempre divisa fra la storia del rave e le nuove connessioni fra rave-pop e linguaggi alti. Qui il suono si sviluppa verso il “mainstream” digitale e l’immagine si modella secondo piacevolissime ritmiche visive colorate e decorative. Ma la natura di queste forme di suono digitale resta legata a un sentire violento e generazionale che oggi forse si sta diluendo in linguaggi nuovi. E mentre il concerto sviluppa le interrelazioni-musica immagine attraverso ossessivi segnali suono-colore, la sua installazione nella mostra Digitalife del festival (Phosphor) dimostra una sensibilità nuova, diversamente materica, che promette sviluppi di grande interesse.
ROBERT WIENE E STUDIO EDISON
La Cineteca di Bologna produce un nuovo bel restauro di un classico del cinema: Das Cabinet des Dr. Caligari di Robert Wiene. Testo cinematografico su cui si sono esercitati tutti i critici di cinema e un film muto su cui sono cresciute molte sperimentazioni musicali. Il lavoro di sonorizzazione dello Studio Edison (Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Cifariello Ciardi, Alessandro Cipriani) guarda da diversi anni alle tematiche della colonna sonora cinematografica, elaborando pezzi su importanti film muti, come gli Ultimi giorni di Pompei, realizzato con un serrato lavoro di deformazione-trasformazione del parlato, cercando di fare della parola un suono. In questo lavoro su Caligaris si aprono diverse nuove modalità espressive e l’aggressiva originalità del film accresce nel tempo la sua fascinazione di “estremo atto visivo”. Splendente nelle sue intenzioni visive, l’universo di Wiene è affrontato con giusta radicalità dal gruppo di musicisti. Le scenografie completamente dipinte, case, città, volti, gesti seguono le forme distorte secondo la visione selvaggia del primo espressionismo e la musica insegue le esplosioni, le dissonanze e le distorsioni visive attraverso un lavoro ricchissimo di “marginalità sonore” che vanno dallo stravolgimento della voce a improvvisi corali sonori, a silenzi inaspettati e sinistri. Sono anche le strategie delle colonne sonore del cinema thriller, e vengono in mente le colonne sonore di Hitchkock come il terribile Psyco. L’angoscia del Sonnambulo Assassino della storia, visivamente ricalcato sull’Urlo di Munch, diventa aggressione verso gli altri secondo le leggi moderne dell’horror. Questo lavoro musicale degli Edison Studio è sicuramente, nel campo della colonna sonora, il loro migliore.
‒ Lorenzo Taiuti
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