Making of album. L’azionismo punk dei Damien Dubrovnik
La rubrica musicale incentrata sul “making of” degli album stavolta cede la parola a Loke Rahbek e Christian Stadsgaard, membri del gruppo Damien Dubrovnik.
“La performance è una forma di comunicazione. In un certo senso combiniamo l’Azionismo viennese con il punk”. Alla 200esima release per la danese Posh Isolation, e dopo l’uscita del sesto album dei Damien Dubrovnik, Great Many Arrows, Loke Rahbek e Christian Stadsgaard affrontano un tema urgente: la musica come “testo aperto” nella Internet Age. Al centro c’è il corpo, perché è attraverso la sua estensione e disseminazione in Rete che il paradigma cambia, che il modo di lavorare sulla musica include lo sperimentalismo delle avanguardie, che il collage diventa la modalità compositiva privilegiata, come dice Loke, “non solo da un punto di vista concettuale, avendo sempre fatto parte della musica, bensì di abitudine, perché Internet ha creato una nuova coscienza”.
FRAGILITÀ E CAOS
In Great Many Arrows la visceralità performativa del duo danese si proietta in studio, e quello scenario brutalmente “physically demanding”, affamato di sollecitazioni e narrativo, nella capacità di raccontarsi attraverso indimenticabili immagini, che al palco sostituiscono la dinamica dell’happening, incontra la melodia, restituendo un’interiorità fragile e caotica, caratteristica di una contemporaneità digitale in cui ripiegamento egoico e bulimia di traiettorie delineano un nuovo sentire.
COMPORRE PER FRAMMENTI
“Le informazioni viaggiano da una parte all’altra del globo e allo stesso tempo”, riprende Loke rifacendosi a Marina Abramović. “La performance si distingue dal teatro perché il sangue è vero”. È in questa compresenza di virtualità e realtà che emerge la forza della progettualità dei Damien Dubrovnik, e di un album in cui, in un landscape elettronico, si disperdono sonorità acustiche, organi, viole, violoncelli, strumenti a fiato. “Sia io che Christian non abbiamo un background musicale tradizionale. Per confrontarci abbiamo creato un nostro linguaggio, che prescindesse dalla metrica, lavorando per immagini”. Un comporre per frammenti e sovrapposizioni che in otto anni di collaborazione ha dato vita a un linguaggio e a un’estetica unici, rendendo la Posh Isolation una delle etichette indipendenti più interessanti del panorama elettronico nordeuropeo.
‒ Carlotta Petracci
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #41
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